La Corte di giustizia UE altera il principio di responsabilità individuale

Con una discutibile decisione, relativa alla causa C-136/17, il cui merito atteneva alle funzioni di de-listing di contenuti dai motori di ricerca, la Corte di giustizia europea dichiara che

il gestore di tale motore di ricerca in quanto soggetto che determina le finalità e gli strumenti di detta attività deve garantire, nell’ambito delle sue responsabilità, delle sue competenze e delle sue possibilità, che detta attività soddisfi le prescrizioni del diritto dell’Unione, affinché le garanzie previste da quest’ultimopossano spiegare pienamente i loro effetti e possa essere realizzata una tutela efficace e completa delle persone interessate, in particolare del loro diritto al rispetto della loro vita privata.

ma non ha speso una sola parola sul ruolo e sui i doveri di chi originariamente ha pubblicato l’informazione. Leggi tutto “La Corte di giustizia UE altera il principio di responsabilità individuale”

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Rousseau e Peisinóe*, ovvero: il canto mortale della democrazia diretta

Se, come scrive Il Fatto Quotidiano, “Rousseau” consente veramente l’esercizio della democrazia diretta è uno strumentto pericoloso e anticostituzionale.

Se consente la manipolazione del voto tramite la formulazione delle domande poste in forma “chiusa”, “suggestiva” o tramite l’arsenale retorico ben noto da secoli per “ipnotizzare” l’uditorio, è peggio ancora.

Se viene usato “a corrente alternata” in funzione dell’opportunità politica del momento, diventa uno strumento finto. Leggi tutto “Rousseau e Peisinóe*, ovvero: il canto mortale della democrazia diretta”

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231, prevenzione e dissuasione, controlli IT e GDPR

In un post sul rapporto fra organismo di vigilanza 231 e GDPR ho accennato al modo di intendere il concetto di “prevenzione” dei reati presupposto, evidenziando come sia più opportuno parlare di “dissuasione”. La differenza è sottile ma importante perchè definisce gli obiettivi da raggiungere nelle scelte organizzative e in particolare di quelle in ambito IT. Leggi tutto “231, prevenzione e dissuasione, controlli IT e GDPR”

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OdV231 e trattamento dei dati personali

Giusto per partire dalla notte dei tempi, vediamo prima di tutto cos’è e come funziona un modello organizzativo 231.

Il d.lgs. 231/01 in poche parole

Il d.lgs. 231/01 stabilisce che per non essere imputata per reati di vario tipo (cosiddetti “reati-presupposto”), un’ente debba dotarsi di un modello organizzativo che, se è fatto e applicato bene, consente di dimostrare che l’illecito commesso dal dipendente apicale “soddisfaceva” l’interesse privato di quest’ultimo e non quello dell’azienda.

A questo proposito si parla comunemente di “prevenzione” (anche perchè questo dice il testo normativo) quando nei fatti sarebbe più opportuno parlare di “dissuasione”. Dal punto di vista dell’ente infatti, ciò che interessa è non subire le conseguenze del fatto reato del dipendente, e dunque l’obiettivo di un modello organizzativo dovrebbe essere quello di fare in modo che se qualcuno vuole fare qualcosa di male, ciò accada al di fuori del perimentro (anche metaforico) di controllo dell’ente stesso. Leggi tutto “OdV231 e trattamento dei dati personali”

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Protecting Personal Information. Una recensione su ZD – Zeitschrift für Datenschutz

Questa è la traduzione italiana della  recensione di Protecting Personal Information pubblicata dalla rivista giuridica tedesca ZD – Zeitschrift für Datenschutz

Andrea Monti/Raymond Wacks, Protecting Personal Information, Oxford (Hart Publishing) 2019, ISBN 978-1-5099-2485-1, € 60,88

Chiunque voglia trattare i concetti di “protezione dei dati” e “privacy” su entrambe le sponde dell’Atlantico sulla base delle fonti dovrebbe leggere l’astuta analisi di Andrea Monti e Raymond Wacks. Monti è professore a contratto presso l’Università di Chieti/Italia e avvocato italiano, Wacks è professore emerito presso l’Università di Hong Kong – un insolito team di autori. Entrambi sono professionisti affermati in questo campo e si occupano dell’argomento da molti anni. Leggi tutto “Protecting Personal Information. Una recensione su ZD – Zeitschrift für Datenschutz”

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Dieci cose prodotte dal GDPR

… ma si accettano suggerimenti per allungare la lista:

1 – Entropia a livelli da far impallidire quella dell’Universo. Lo sciame di cavallette spregiudicate che ha aggredito il mondo delle imprese e delle amministrazioni, composto da soggetti i cui CV (quando sono disponibili, e quando sono veri) parlano da soli, ha prodotto carta, carta, carta e tanti “pauerpoint”.

2 – “Professionisti Professionali”. DPO “un tanto al chilo”, consulenti che “bisogna proteggersi dalla SQL injection” di fronte a un programma in COBOL che gira su UNIX, Modelli organizzativi a mille Euro l’anno, compresa “assistenza”. Leggi tutto “Dieci cose prodotte dal GDPR”

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Dopo la giustizia, i social network privatizzano l’ordine pubblico e la politica?

Secondo La Repubblica, Facebook e Twitter hanno chiuso degli account riferibili a persone collegate al governo cinese e utilizzati come anti propaganda sulle manifestazioni di Hong Kong. La decisione è arrivata a seguito di non meglio specificate “indagini”, all’esito delle quali le due aziende hanno ritenuto – di fatto – di intervenire direttamente e a gamba tesa in una questione di politica interna di uno Stato sovrano, stabilendo un pericoloso precedente. Leggi tutto “Dopo la giustizia, i social network privatizzano l’ordine pubblico e la politica?”

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Chi non ha nulla da nascondere…

Questo è un estratto da Codici nascosti, un ebook che ho scritto per aggiornare l’ormai datato Segreti, spie, codici cifrati, pubblicato nel 2000.

5. Chi non ha nulla da nascondere …

… non ha nulla da temere sembra dicesse Hitler esprimendo un concetto recentemente sdoganato in Italia da necessità politiche contingenti in materia di intercettazioni. Ma, sosteneva ben prima di lui il cardinale Richielieu: datemi sei righe vergate dal più probo fra gli uomini, e ci troverò abbastanza per mandarlo alla forca. Leggi tutto “Chi non ha nulla da nascondere…”

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Le Sezioni Unite equiparano discutibilmente dati personali e tutela della riservatezza e limitano il diritto al Storia

Con la sentenza n. 22 luglio 2019, n.19681 le Sezioni Unite della Corte di cassazione si sono pronunciate sul rapporto fra diritto di cronaca e “diritto all’oblio” riqualificando il tema della decisione piuttosto come “diritto alla Storia” e non “ad essere informati” e decidendo che il “diritto alla Storia” gode di una tutela attenuata rispetto alla riservatezza individuale.

E’ una sentenza che suscita molta perplessità per la  visione “ideologica” della riservatezza della quale è portatrice. Se infatti, da un lato, è certamente positivo il fatto che la Corte abbia riconosciuto l’impossibilità di avere una regola generale e che, pertanto, spetta al giudicante effettuare caso per caso la valutazione sul bilanciamento degli interessi contrapposti, dall’altro ci sono alcuni passaggi della decisione che lasciano perplessi. Leggi tutto “Le Sezioni Unite equiparano discutibilmente dati personali e tutela della riservatezza e limitano il diritto al Storia”

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Valutare la robustezza di una difesa perimetrale

Questo video mostra il diverso potere penetrante di calibri di vario tipo e fornisce un suggerimento utile a chi si occupa (o dichiara di occuparsi) di sicurezza IT: quando si progetta una difesa perimetrale ci si dovrebbe preoccupare del potere di penetrazione dell’attacco.

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La responsabilità dei Garanti dei dati personali per le “promesse di sanzione”

Non capisco questa moda di alcuni  garanti dei dati personali stranieri di “annunciare le sanzioni” invece di applicarle e poi diffondere la notizia.

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L’ipocrisia del “coccolare il cliente” o l’interessato

Un altro luogo comune oramai ubiquo è quello per il quale il “cliente – o, per quanto riguarda il GDPR, l’interessato – va coccolato”. Il risultato è che la narrativa della comunicazione d’impresa gronda di tanto zucchero e miele da provocare una crisi iperglicemica alla sola vista di un manifesto o di uno film pubblicitario. Alla prova dei fatti, però, l’utente si trova di fronte a una pianta carnivora: bellissima all’esterno – per attirare le vittime – e micidiale all’interno.

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Il caso Zeiss. Parlare con “il popolo della rete” è una strategia di marketing ancora efficace?

Il caso Zeiss è l’occasione per analizzare uno dei luoghi comuni più radicati nel mondo del digital marketing: quello secondo il quale una strategia di comunicazione efficace deve “ascoltare le reazioni del “popolo della rete”.

In teoria, il concetto non è sbagliato: tenere sotto controllo il “sentiment” degli utenti è un modo per capire – e gestire – il gradimento di un prodotto o di un servizio. Nella pratica, tuttavia, questo si traduce nel dover inseguire le reazioni di chiunque urla abbastanza da farsi sentire, anche se non ha mai acquistato – e mai acquisterà – un determinato prodotto. C’è dunque da chiedersi se abbia (ancora) senso investire tempo, risorse e soldi nell’interazione con una massa indifferenziata di soggetti, piuttosto che concentrarsi sulla cura del cliente. Leggi tutto “Il caso Zeiss. Parlare con “il popolo della rete” è una strategia di marketing ancora efficace?”

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Il caso Netflix-NeonGenesis Evangelion – Diritto morale d’autore e limiti all’adattamento dei dialoghi

Il caso, apparentemente marginale, della rimozione da Netflix Italia del malriuscito adattamento dei dei dialoghi di NeonGenesis Evangelion pone, in realtà, un serio problema di diritto morale d’autore: quello della mutilazione dell’opera.

Il fatto: Netflix commissiona la riscrittura dei dialoghi della versione italiana di una famosissima serie di animazione giapponese: NeonGenesis Evangelion. Il dialoghista – questa è la figura professionale che svolge questo compito – produce un risultato così scadente – nella percezione degli spettatori – che Netflix sospende la pubblicazione della serie in attesa di riparare al danno. Leggi tutto “Il caso Netflix-NeonGenesis Evangelion – Diritto morale d’autore e limiti all’adattamento dei dialoghi”

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De (GDPR) minimis non curat praetor ovvero: non tutte le violazioni del GDPR sono sanzionabili

Sulla base del fatto che violazioni minori non sono coperte dalla legislazione sulla protezione dei dati,  la decisione 4 U 760/19 dell’Oberlandesgericht di Dresda ha respinto un’azione risarcitoria in materia di protezione dei dati intentata contro una piattaforma di condivisione di contenuti, accusata dall’attore di aver provocato “angoscia” consentendo la pubblicazione di un video.

Questa applicazione contemporanea nell’ambito GDPR del vecchio adagio del diritto romano “de minimis non curat praetor” è molto importante, in quanto ha un forte “potere di arresto” contro la miriade di pretese basate su presunte “sofferenze insopportabili” e “lesioni della reputazione” che in realtà risolvono in nessun danno.

Inoltre, il principio di diritto espresso in questa decisione mette in discussione la possibilità, per un’Autorità garante dei dati personali, di sanzionare un titolare del trattamento se la violazione del GDPR non causa alcun danno effettivo. Leggi tutto “De (GDPR) minimis non curat praetor ovvero: non tutte le violazioni del GDPR sono sanzionabili”

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Il pericolo di Lybra

L’annuncio della prossima immissione in rete di Libra, la criptovaluta di Facebook, ha provocato reazioni violente e dure critiche. Alcune fondate, altre meno
di Andrea Monti – PC Professionale n. 340 Leggi tutto “Il pericolo di Lybra”

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La pericolosa finzione del “dominio cibernetico” e la tragica realtà della III guerra mondiale

Cybersicurezza, dominio cibernetico, information warfare… chiamate come vi pare l’uso bellico delle tecnologie dell’informazione, ma il fatto rimane: la tranquillizante assenza di cadaveri e scene di distruzione del “ciberspazio” consente di compiere atti di guerra verso Paesi sovrani senza doversi preoccupare di qui rompiscatole dei giornalisti che documentano massacri e “errori di traiettoria”, o della “propaganda nemica” che mostra le atrocità del conflitto. Leggi tutto “La pericolosa finzione del “dominio cibernetico” e la tragica realtà della III guerra mondiale”

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Le parole sono importanti

Le parole sono importanti, e non si tratta solo di Filosofia.

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Perchè non possiamo più comprare prodotti made by USA (e perchè l’Europa dovrebbe resuscitare l’Olivetti)

Il contrasto fra USA e Huawei ha conseguenze che vanno ben oltre la querelle sino-americana.

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La prefazione di Spaghetti Hacker

Dedicata ai “libertari con il macbukpro”. Agli ultimi arrivati che fanno finta di esserlo stati, e a quelli che lo erano e fanno finta di non esserlo stati.

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La direttiva sul copyright non tutela gli autori e mette in pericolo i diritti fondamentali della persona

La nuova direttiva sul copyright tutela solo gli interessi dell’industria dei contenuti, privatizza la giustizia e giustifica la censura da parte della piattaforma di Andrea Monti – PC Professionale n. 338 – maggio 2019

Tanto tuonò che piovve, e dunque la infame direttiva sul copyright è stata finalmente approvata dal Parlamento Europeo lo scorso 26 marzo 2019.

Con la solita scusa di “proteggere gli autori e la cultura”, questo provvedimento, in realtà, tutela solo gli interessi dei grandi gruppi editoriali a danno di quelli dei creatori indipendenti di contenuti, non favorisce la libertà di informazione e crea un alibi alle piattaforme per censurare gli utenti. Leggi tutto “La direttiva sul copyright non tutela gli autori e mette in pericolo i diritti fondamentali della persona”

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Prevenzione e repressione dei reati informatici contro la UE: il problema è chiaro, la soluzione un po’ meno

Il 17 maggio 2019 il Consiglio dell’Unione Europea ha stabilito un “quadro” – così si legge nella traduzione italiana del comunicato – che

consente all’UE di imporre misure restrittive mirate volte a scoraggiare e contrastare gli attacchi informatici che costituiscono una minaccia esternaper l’UE o i suoi Stati membri, compresi gli attacchi informatici nei confronti di Stati terzi o organizzazioni internazionali qualora le misure restrittive siano ritenute necessarie per conseguire gli obiettivi della politica estera e di sicurezza comune (PESC).

In pratica, questo si traduce in una serie di sanzioni – incluso il divieto di ingresso nella UE – da applicare a chi attacca da altri Paesi le risorse informatiche localizzate nell’Unione. Leggi tutto “Prevenzione e repressione dei reati informatici contro la UE: il problema è chiaro, la soluzione un po’ meno”

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Tassonomia dell’hypocritical correct

Piccolo elenco delle ipocrisie che circolano a vario livello spacciate come “difesa dei diritti umani”:

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Apple, il riconoscimento facciale e il diritto di difesa (extra: qualche spunto sul GDPR)

La notizia sta prendendo slancio: Osumane Bah, studente accusato di furti ripetuti in Apple store situati in diverse città degli Stati Uniti, ha intentato una causa contro l’azienda di Cupertino per ottenere un risarcimento di un miliardo di dollari per essere stato erroneamente identificato da Apple come l’autore di questi crimini. La prova decisiva che porta al suo coinvolgimento nelle indagini, questa è la base dell’azione di Bah, è che è stato erroneamente identificato da un sistema di riconoscimento facciale gestito da Apple o da una società di sicurezza assunta per fare questo lavoro. Leggi tutto “Apple, il riconoscimento facciale e il diritto di difesa (extra: qualche spunto sul GDPR)”

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Fotografare operatori di polizia durante gli interventi

La possibilità di fotografare persone in luoghi pubblici è uno degli argomenti più caratterizzati dalle opinioni personali piuttosto che da una precisa conoscenza di normativa e giurisprudenza. Dunque, si leggono opinioni (anche autorevoli) secondo le quali sarebbe vietato in senso assoluto fotografare o videoriprendere in luoghi pubblici perchè sarebbe “contro la privacy”. Leggi tutto “Fotografare operatori di polizia durante gli interventi”

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Libri che ho scritto o tradotto

 

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Dai Garanti tedeschi istruzioni inutili su GDPR e ricerca medico-scientifica

Il Datenschutzkonference, l’organismo che raggruppa i garanti dei dati personali tedeschi ha pubblicato un documento sul raporto fra il Considerando 33 del GDPR e la sua applicazione alla ricerca scientifica. E come spesso accade quando ci si confronta con questo tema, i risultati sono inutili, incoerenti e inapplicabili.  Un’analisi più dettagliata consentirà di capire la ragione di un giudizio così netto su questo documento.

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That’s None of Your Business, ovvero: la privacy secondo Apple

That’s none of your business, “non sono fatti tuoi” questa è la concezione piuttosto rozza che Apple ha scelto per una campagna pubblicitaria dell’iPhone. Il video è tutto impostato sul concetto di “statemi alla larga” e ritrae segni di divieto d’accesso, distruggidocumenti e – alla fine – un lucchetto che si trasforma nella mela morsicata, marchio dell’azienda.

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There ain’t no such thing as a Russiagate

All’epoca dei fatti Linkedin e i media generalisti furono inondati da commenti su quella che era solo un’ipotesi (il coinvolgimento della Russia nel condizionare il risultato delle elezioni americane), con la pletora di implicazioni su eserciti di troll comandati a bacchetta – pardon, a tastiera – per manipolare le coscienze ecc. ecc. Tutto finto, ma i danni provocati da quella notizia sono piu’ che reali.

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Il marketing spregiudicato e irresponsabile della “privacy”

Sui media statunitensi ogni tanto escono articoli – puntualmente ripresi in modo più o meno pedissequo da quelli italiani – sullo “scandalo” dettato dai tentativi delle forze di polizia di ottenere accesso agli iPhone, senza spiegare il perchè a un legittimo potere dello Stato che opera all’interno della legge dovrebbe essere impedito di ottenere le informazioni contenute in uno smartphone.

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La sentenza di condanna sul caso Stamina non risolve il problema di fondo: non è un giudice che puo’ distinguere la scienza dalla superstizione

Un anno e mezzo di reclusione e venticinquemila Euro di multa, questa la pena richiesta dal Procuratore generale di Torino per quattro medici nel processo di appello del caso Stamina. Non conoscendo gli atti del processo non posso dire se sia una richiesta fondata o esagerata (per eccesso o difetto). Fatto sta che se venisse confermata sarà certamente sospesa o scontata in modo diverso dalla reclusione. Ma non è questo il punto.

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Una sentenza della Cassazione sulla diffusione di dati sensibili da parte della PA

Con una difesa tecnicamente  non robustissima, la Provincia di Foggia aveva impugnato un provvedimento  emanato dal Garante per i dati personali che aveva sanzionato l’ente per avere diffuso dati relativi allo stato di salute di un dipendente, ritenendo di essere autorizzati ex lege in nome della trasparenza amministrativa.

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La titolarità del trattamento nel caso Rousseau

In questa dichiarazione il vicepresidente del Consiglio parla di Rousseau come di un software del Movimento5Stelle (dice “un software che non abbiamo più”).  Al di la, dunque, dell’apparenza formale, se ne dedurrebbe che non l’Associazione Rousseau ma il Movimento5Stelle sia il “proprietario” della piattaforma – che peraltro è una personalizzazione di MovableType, se non ricordo male – e dunque pure titolare del trattamento.

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Tutela della vita privata, protezione dei dati personali e privacy. Ambiguità semantiche e problemi definitori

Questo articolo analizza il rapporto fra tutela della vita privata, protezione dei dati personali e diritto alla privacy per evidenziare i problemi interpretativi derivanti da una non chiara definizione dei concetti e degli istituti giuridici coinvolti. Evidenzia come non sia possibile considerare come sinonimi il diritto alla protezione dei dati personali e quello alla tutela della privacy e come il diritto al rispetto della vita privata e familiare abbia un contenuto molto più ampio di quello che, normalmente, si ricomprende genericamente nella nozione di privacy. Analizza le conseguenze derivanti dal ridurre la nozione di privacy alla sue caratteristiche funzionali di segretezza, anonimato e diritto alla solitudine. Propone la positivizzazione del concetto di privacy come diritto al controllo sulle proprie informazioni personali, in modo da fornire un’autonomia altrimenti inesistente a questo diritto fondamentale – di Andrea Monti[1]  Diritto di internet n. 1/19 Leggi tutto “Tutela della vita privata, protezione dei dati personali e privacy. Ambiguità semantiche e problemi definitori”

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Ancora su Rousseau e la sanzione del Garante dei dati personali

Il commento che ho pubblicato alla sanzione irrogata dal Garante dei dati personali all’Associazione Rousseau impone qualche ulteriore approfondimento rispetto al tema dei limiti ai poteri delle autorità indipendenti e – nel caso di specie – a quelli del Garante dei dati personali.

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Su Rousseau il Garante ha sbagliato prospettiva (e forse competenza)

Il Garante dei dati personali ha sanzionato l’Associazione Rousseau, che detiene i diritti sull’omonima piattaforma utilizzata dal Movimento5Stelle per gestire con “democrazia diretta” la vita politica del Movimento stesso. La sanzione ha riguardato non un fatto concreto, ma la ipotizzata – secondo il Garante – manipolabilità del voto espresso tramite questo strumento per via del “superpotere” riservato agli amministratori di sistema e alla mancata adozione di altri adempimenti di sicurezza. Il problema (serio) di Rousseau, tuttavia, non è quello di cui si è preoccupato il Garante dei dati personali ma quello della tutela dell’indipendenza e della libertà del Parlamento, e dunque di ordine pubblico (materia sottratta alle competenze del Garante).

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Repubblica.it e la (cattiva) divulgazione scientifica (oggi si parla di genetica)

Da Repubblica.it, a firma di Elena Dusi

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Google, la direttiva copyright e l’ipocrisia della “informazione professionale”

Una parte della “vulgata” sulla nuova direttiva copyright racconta che Google e – in generale – i servizi di aggregazione delle notizie sono pericolosi per la libertà perché consentono di alterare ciò che viene comunicato agli utenti, orientandone surrettiziamente le opinioni.

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I limiti ai poteri del Garante dei dati personali

C’è una tendenza risalente e diffusa secondo la quale il Garante dei dati personali e la normativa che l’ufficio è chiamato ad applicare siano sostanzialmente “supercostituzionali” e senza limiti.

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I robot e la prevalenza della forma sulla sostanza (o dell’apparenza sulla realtà)

Guardando un aspirapolvere automatico non viene proprio in mente di considerarlo un “qualcuno” con il quale parlare o al quale “attribuire dei diritti”.

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La storia siamo noi e non quella raccontata dai libri, nonostante il GDPR

La storia, quella con la “s” maiuscola non esiste. Non esista una “signora Storia”, ontologica e oggettiva, che ci dice cosa e perchè sia accaduto nel passato.

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Il diritto di accesso del GDPR non è giustificato dalla “mera curiosità”

Un “obiter dictum” della Corte costituzionale, nella sentenza 20/2019 che limita l’obbligo di pubblicazione dei redditi dei dirigenti della PA, è che la pubblicazione indiscriminata di queste informazioni darebbe adito a ricerche basate sulla “mera curiosità”.

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Tassonomia del convegno, ovvero: della distillazione della conoscenza

Un ricercatore ha un’idea. Ne parla con dei colleghi, cominciano a riflettere insieme e la presentano in un evento “cantinaro”.

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Tempi bui per la musica e i musicofili

Chiude un’importante distributore di musica liquida, e il Parlamento propone di discriminare per legge i generi musicali. Strada spianata allo streaming, zavorre alla musica di qualità  di Andrea Monti – Audioreview n. 405

Il 2019 si apre con due notizie, una triste e l’altra incredibile.

La prima è che dal primo gennaio del nuovo anno HD Musicstore, importante realtà della vendita online di musica liquida in alta qualità chiude i battenti.

La seconda è che un parlamentare del Movimento 5 stelle, tal Sergio Battelli, ha presentato un emendamento alla manovra di bilancio per contrastare il bagarinaggio in base al quale, cito testualmente le parole del politico, “l’introduzione di biglietti nominali si applicherà ad attività di spettacolo in impianti con capienza superiore a 5000 spettatori…Dalla norma rimangono inoltre esclusi gli spettacoli di attività lirica, balletto, sinfonica, cameristica, jazz, prosa, danza, circo contemporaneo e tutti gli eventi sportivi. Per questi ultimi, in particolare, stiamo studiando una misura ad hoc da poter applicare a brevissimo”.

I due fatti, ovviamente, non sono collegati in modo diretto ma sono ciononostante parte del cambiamento strutturale del rapporto fra musica e musicofilo imposto dall’industria dell’intrattenimento digitale e mal gestito da politici che con la musica hanno poca dimestichezza.

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Facciamo ordine sulla “responsabilità” nella guida autonoma

Sintesi: se proprio si vuole normare il settore della guida automatica si farebbe meglio a stabilire – finalmente – la responsabilità anche penale di chi produce software e mettere fine a quelle vergognose clausole delle licenze d’uso che dicono che “il software è as is, e non idoneo a utilizzi in ambiti critici”.

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La memoria corta dei titolari del trattamento

Sfugge ai più (“esperti” e “guru” compresi) che il titolare del trattamento, prima di stipulare un contratto con un responsabile deve essere pienamente conforme al GDPR.

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La deriva economicistica della protezione dei dati personali

Un articolo pubblicato da The Economist si inserisce autorevolmente nel filone di chi sostiene la “monetarizzazione” dei dati personali ripetendo mantra immaginifici (ma rozzamente vuoti) come “i dati sono il nuovo oro” oppure “i dati sono il nuovo petrolio”.

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Il “contropatto” di Cavicchi. Sul Fatto Quotidiano ancora confusione fra Scienza e politica

Dopo l’articolo metodologicamente discutibile di Luca Fazzi, professore ordinario di sociologia nell’università di Trento, Il Fatto Quotidiano ne pubblica un’altro a firma di Ivan Cavicchi, anche lui professore di sociologia ma all’università di Tor Vergata, e portatore dello stesso errore concettuale che affligge lo scritto del suo collega: confondere il piano della Conoscenza con quello della mediazione politica fra valori di diverso peso specifico, inclusa la superstizione e la pretesa, che ricorda quella del miglior Lysenko, di piegare alla “ragione” i risultati fattuali della ricerca.

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La Scienza non è democratica, medicina compresa

Sostiene Luca Fazzi, professore ordinario di sociologia dell’università di Trento che la scienza è democratica e sulla base di questo assunto deduce che

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Non serve il GDPR per punire fotografi che violano la dignità personale

La sentenza 372/2019 della Corte di cassazione ribadisce l’orientamento consolidato secondo il quale non costituisce violazione dell’art. 615bis del Codice penale (interferenze illecite nella vita privata) fotografare qualcuno all’interno di casa se il soggetto lascia aperte le finestre. Nel caso specifico, l’imputato – comunque condannato per altri reati – aveva fotografato, sfruttando una finestra priva di tende, una vicina di casa non vestita.

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