Golden Power e sicurezza nazionale nella partita per TIM

Molte delle analisi dedicate alla battaglia fra il fondo americano KKR e la francese Vivendi per il controllo di TIM si sono focalizzate sugli aspetti di politica industriale nel settore delle telecomunicazioni e solo marginalmente hanno toccato due temi cruciali della vicenda: cosa significa questa operazione per la sicurezza nazionale italiana e – di conseguenza – se e quanto il Governo Draghi dovrebbe esercitare il golden power e impedire l’operazione di Andrea Monti – Inizialmente pubblicato da Interlex 

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Qual è il modo più efficace per conformarsi al GDPR?

Ritardi e caos normativo rischiano di rendere inefficace il Regolamento europeo. La campagna di comunicazione del Garante “tolleranza zero” sorvola sulla scarsità delle risorse per operare i controlli. Non c’è che una soluzione…
di Andrea Monti – Interlex del 26 febbraio 2018

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Madrid contro Barcellona. Nella partita sui dati personali non è in gioco la Champions League, ma la democrazia

di Andrea Monti – Interlex/Forum20 del 2 ottobre 2017

Lo scontro politico che si è consumato in questi giorni fra le autorità centrali spagnole e catalane si è aggravato con gli interventi delle due autorità di protezione dei dati personali.

Una, quella spagnola, ha avvisato gli scrutatori separatisti che se procedono alle operazioni di voto violeranno la normativa sulla protezione dei dati personali minacciando sanzioni pesantissime. L’altra, quella catalana, ha affermato la propria “giurisdizione” e dunque l’impossibilità per i madrileni di “mettere bocca” in Catalogna, affermando la legittimità della partecipazione alle attività referendarie. Continue reading “Madrid contro Barcellona. Nella partita sui dati personali non è in gioco la Champions League, ma la democrazia”

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Firma digitale, CIE, SPID… Il paradosso dell’identità

C’è un filo rosso che collega i tentativi (finiti male) di modernizzare il rapporto fra Stato e Cittadini grazie alle tecnologie dell’informazione: l’abuso cieco della tecnologia commesso dal legislatore e dall’esecutivo a danno degli istituti giuridici dei quali si voleva consentire la fruizione online.
di Andrea Monti – Interlex del 9 gennaio 2017 Continue reading “Firma digitale, CIE, SPID… Il paradosso dell’identità”

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Signor Garante, sono Lucio Sergio Catilina…

La macchina del tempo ci trasmette questa epistola, incisa su una “tabula” (tablet?). Induce a una riflessione: la storia non è mai stata cancellata dal tempo, ma oggi c’è il rischio che venga annullata dalle leggi e dai giudici. Inizialmente pubblicata su mcreporter.info Continue reading “Signor Garante, sono Lucio Sergio Catilina…”

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L’informatica non era Jobs e non sarà la Apple

di Andrea Monti – Interlex n. 445
Non c’è stata nessuna originalità rivoluzionaria: la storia tecnologica della Apple è fatta di espansione dell’incompatibilità, confezionata in oggetti di design e abilmente commercializzati come oggetti di culto.

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Il raid dell’Antitrust italiana su Google News

Interlex n. 393 del 4 settembre 2009 – di Andrea Monti
L’accusa di abuso di posizione dominante formulata dalla FIEG nei confronti di Google – come ho sinteticamente dichiarato in un’intervista rilasciata all’ANSA – sembra proprio reggersi su gambe malferme.

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Dati delle telefonate in chiaro, un provvedimento discutibile

di Andrea Monti – Interlex n. 378 del 16 luglio 2008
Con il provvedimento del 13 marzo 2008 (pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 3 aprile 2008) il Garante per la protezione dei dati personali ha stabilito che a partire dal 1 luglio 2008 gli operatori telefonici possono fornire ai clienti i numeri completi delle comunicazioni effettuate dalle proprie utenze, ma a due condizioni.

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La decisione è ineccepibile, ma la legge è insufficiente

di Andrea Monti – Interlex n. 374 – 7 maggio 2008
Con questo articolo non intendo ritornare sugli specifici profili di illiceità del trattamento dei dati fiscali da parte dell’Agenzia delle entrate, di cui mi sono occupato in un altro articolo, quanto piuttosto svolgere alcune riflessioni sulle carenze strutturali della normativa sul trattamento dei dati personali e sull’autodeterminazione informativa (DLGV 196/03) e sulla tutela della privacy (art. 615 bis del codice penale) evidenziate da questa spiacevole vicenda.

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Otto anni di abusi e il Garante emette un comunicato

di Andrea Monti – Interlex – 25.09.06
La vicenda della struttura di intelligence parallela che sarebbe stata messa in piedi all’interno di Telecom Italia dai vertici della sicurezza offre diversi spunti di riflessione.

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Diritto d’autore. Una legge “particolare” e “concreta”

di Andrea Monti – Interlex n. 341 – 23 febbraio 2006

Il processo di “riarmo normativo permanente” avviato dalle lobby dell’audiovisivo con la direttiva 91/250 (quella sul software) ha registrato di recente una cruda escalation culminata – in sede comunitaria – con la presentazione della direttiva Frattini sulle sanzioni penali per le violazioni del diritto d’autore e, in Italia, con l’approvazione semiclandestina, senza motivi di urgenza (e a camere praticamente sciolte) lo scorso 3 febbraio 2006 del decreto legislativo di recepimento della direttiva 2004/48 che si occupa del versante civile delle violazioni in questione.
Il testo del decreto legislativo peggiora sensibilmente quello della direttiva 2004/48 che nelle parti che contano è inaccettabilmente sbilanciata a favore della tutela degli interessi dei “soliti noti” e si limita a qualche contentino formale per utenti e operatori (anche dell’internet)…

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Decisioni opposte sullo stesso fatto: quale è corretta?

di Andrea Monti – Interlex n.340 – 10 febbraio 2006

Due sentenze dello stesso tribunale penale di Bolzano, emanate nei confronti dello stesso imputato per gli stessi fatti – vendita di modchip – ne affermano e negano contemporaneamente la responsabilità penale. Può sembrare incredibile ma non è certo un fatto nuovo o particolarmente strano.
La “materia del contendere” (in ambito forense) è la “natura giuridica” (sigh!) di una console da videogiochi e di conseguenza la disciplina sanzionatoria applicabile (quella dedicata al software o quella riservata alle opere audiovisive).

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PEC, PIN, PUK, patatrac

di Andrea Monti – Interlex N. 338 – 12 gennaio 2006

Le fanfare mediatiche che hanno accompagnato il completamento del quadro normativo e tecnico della posta elettronica certificata (PEC) hanno suonato talmente forte da rendere molto difficile accorgersi di qualche stonatura formale e sostanziale in un progetto che desta più perplessità che entusiasmi.

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Duplicazione abusiva se mancano scatole e manuali?

Duplicazione abusiva se mancano scatole e manuali?
di Andrea Monti – Interlex N. 337 del 22.04.05

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Posta certificata: luci, ombre ed effetti collaterali

Posta certificata: luci, ombre ed effetti collaterali
di Andrea Monti – Interlex N. 311 del 10.02.05

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Valore probatorio: a volte la firma non è necessaria

Interlex n.302
Valore probatorio: a volte la firma non è necessaria

di Andrea Monti – 18.11.04

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Attività forense e dati personali: regole di un altro mondo

Interlex n. 295 

di Andrea Monti

Il parere del Garante per i dati personali reso il 3/6/04 con protocollo n.22457 conferma una diffusa percezione circa la “inconsistenza” del DLGV 196/03.

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La lezione dell’Italian Crackdown

Interlex n.ro 289

di Andrea Monti

Dieci anni fa l’Italian Crackdown, in anticipo sui tempi, rappresentò una vera e propria summa dei problemi giuridici, ma soprattutto politici, sollevati dalla diffusione di sistemi alternativi di comunicazione.
Già allora si manifestarono palesemente nell’ambiente giudiziario tendenze fortemente repressive (ma per fortuna minoritarie) e orientate alla teorizzazione di un’eccessiva responsabilità del sysop, (vedi Problemi terminologici e responsabilità del sysop di Carlo Sarzana di S. Ippolito), alla “pericolosità” della crittografia, alla limitazione della libertà di espressione, all’adozione di tecniche di indagine inutilmente vessatorie come il sequestro di interi computer in luogo di quello dei soli dati  .

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La stampa di un pagina web non costituisce una prova

Interlex n.ro 284 – di Andrea Monti

Se non ci sono garanzie di rispondenza all’originale e di riferibilità temporale, la stampa su carta di una pagina web non può avere il valore di una prova. Così, in sintesi, la Corte di cassazione (sezione lavoro, sentenza n. 2912/04 del 2 dicembre 2003) si è pronunciata incidentalmente su su un tema di notevole importanza nel processo civile e penale: il valore probatorio di una pagina web e la sua rilevanza processuale. Sempre più spesso, infatti, stampe di contenuti on line, riproduzioni cartacee e quant’altro costituiscono elementi essenziali dei teoremi accusatori o difensivi delle parti e non è sempre chiaro se e in quali termini sia possibile riconoscere un qualche valore alla riproduzione fisica di un file.

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Dati del traffico: chi-conserva-cosa?

Interlex m.276 – di Andrea Monti

Il decreto-legge 354/03 contiene significative modifiche al DLgs 196/03 “Codice in materia di trattamento di dati personali”, del quale viene integralmente riscritto l’art. 132 (conservazione dei dati di traffico per altre finalità).

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Decreto legislativo 196/03: il senso delle parole

Interlex n. 270 – di Andrea Monti

La struttura definitoria del DLgv 196/03, chiaramente ispirata a una tecnica normativa di stampo anglosassone o comunque nordeuropeo, è particolarmente dettagliata nell’indicare i significati da attribuire, nel particolare contesto normativo, a termini di estrazione “altra”. Scelta e intento sono, di per sé, certamente condivisibili dato che, così facendo, viene ridotto al minimo il “rumore interpretativo” che tanto affligge le nostre leggi; così semplificando la vita allo studioso e al pratico del diritto. Ma questa condivisibile aspirazione non trova coerente riscontro nell’attualizzazione pratica del testo normativo.

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Decreto legislativo 196/03: l’internet non è una rete

Interlex n. 269 – di Andrea Monti

L’applicazione del DLgv  196/03, già resa complessa dalla mole del testo normativo, potrebbe incontrare ulteriori problemi concreti per via dello scarso rigore definitorio adottato dal legislatore.
Un esempio è l’art. 4 c.2 lett. c) che definisce “reti di comunicazione elettronica” i sistemi di trasmissione, le apparecchiature di commutazione o di instradamento e altre risorse che consentono di trasmettere segnali via cavo, via radio, a mezzo di fibre ottiche o con altri mezzi elettromagnetici, incluse le reti satellitari, le reti terrestri mobili e fisse a commutazione di circuito e a commutazione di pacchetto, compresa Internet, le reti utilizzate per la diffusione circolare dei programmi sonori e televisivi, i sistemi per il trasporto della corrente elettrica, nella misura in cui sono utilizzati per trasmettere i segnali, le reti televisive via cavo, indipendentemente dal tipo di informazione trasportato.
La definizione è particolarmente ampia tanto da ricomprendere elementi tecnicamente attestati su livelli diversi e che sembra difficile poter equiparare in termini normativi. Così vengono messi sullo stesso piano gli apparati di trasmissione, le apparecchiature di commutazione o instradamento e le infrastrutture. Queste ultime distinte ancora in “sistemi di trasmissione” e “reti” tout-court. Inoltre, nell’elenco delle reti oggetto di attenzione legislativa viene inclusa – con seria perplessità dell’interprete – anche l’internet (anzi “Internet” con la maiuscola).

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Codici deontologici: se chi ruba i dati può scrivere le regole

Interlex n. 268

di Andrea Monti

l problema dell’invio automatico di informazioni dal computer dell’utente al titolare di un trattamento di dati personali solleva una questione di ordine più generale sull’impianto sanzionatorio del Codice in materia di protezione dei dati personali (DLgv 196/03). Infatti la struttura dell’imputazione dell’illecito è basata sul combinato disposto di tre elementi:
– una serie di articoli (artt. 17, 18, 19, 20, 21, 22, commi 8 e 11, 23, 25, 26, 27, 45, 123, 126, 129, 130) che dettano prescrizioni di varia natura;
– un’affermazione generale di responsabilità sancita nell’art. 167 (trattamento illecito di dati personali) che richiama le norme suindicate;
– la definizione di una rilevante parte della fattispecie affidata ai codici di deontologia predisposti da alcune categorie di titolari.

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Il sistematico disprezzo dei diritti degli utenti 

Interlex n.ro 265

Quando decisi di inviare questa lettera all’Antitrust non mi aspettavo certo che sortisse qualche effetto. Ma fui sinceramente sorpreso dalla scarsa attenzione per il problema. Ritenuto, nella migliore delle ipotesi, una tecnicalità radical-chic e, nella peggiore, un “concorso esterno” con la “pericolosissima gang” dei duplicatori abusivi.

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Armani.it. Un dominio su misura.

Interlex n.ro 261

di Andrea Monti

Con la sentenza 0634-2003, il tribunale di Bergamo, I sez. civile , ha ordinato la cancellazione della parola “armani” nel nome a dominio registrato dal convenuto, inibendo allo stesso “l’uso della parola “armani” come nome a dominio, ove non accompagnata da elementi idonei a differenziarla dal marchio “Armani””.
La ratio della decisione sta nel fatto che il nome a dominio “armani.it”, registrato a fini commerciali da un incisore di nome Luca Armani (che tramite il dominio pubblicizzava i propri servizi e prodotti), lede i diritti del sarto Giorgio Armani. Essendo quest’ultimo titolare di un marchio celebre e meritevole quindi della “tutela allargata” a categorie merceologiche diverse da quelle per le quali il marchio è stato registrato.
In sostanza, il giudice ha fatto questo ragionamento: imprenditore celebre il sarto, imprenditore sconosciuto l’incisore, l’incisore “sfrutta” l’omonimia e ci guadagna “a prescindere”, come diceva Totò. Nessuno scandalo, dunque, che il giudice abbia ritenuto degna di tutela la posizione giuridica dell’Armani-sarto.
Desta invece qualche perplessità il modo in cui il giudice ha garantito la tutela al segno notorio, stabilendo la cancellazione della parola “armani” dal dominio in questione. Notoriamente un controsenso tecnico, visto che un dominio di secondo livello deve necessariamente contenere dei caratteri alfanumerici. Non è possibile “tenere in piedi” un dominio con il solo cTLD (.it, nel caso di specie). Per di più, dopo avere disposto la cancellazione della parola Armani dal nome a dominio, il giudice ne vieta l’utilizzo in assenza di altri elementi che lo distinguano dal marchio per il quale si invocava tutela. Il che è frutto di una palese contraddizione, perché se la parola Armani è stata cancellata dal nome a dominio, non può, evidentemente, essere usata con le modalità appena descritte.
E’ inoltre opportuno soffermarsi su un passaggio della motivazione che si occupa del valore giuridico delle regole di naming. Il cui vigore viene limitato, ancora una volta, al mero funzionamento interno del sistema di gestione dei nomi a dominio, senza che a queste possa attribuirsi una qualche cogenza giuridica esterna al proprio contesto operativo. “Le regole di naming dettate dalla Naming Authority – scrive il giudice – e cioè quelle che stabiliscono la procedura per l’assegnazione dei nomi a domino, costituiscono mere regole contrattuali di funzionamento del sistema di comunicazione delle rete Internet, di carattere amministrativo interno, che non possono essere utilizzate dal giudice atteso che l’autorità giudiziaria è chiamata ad applicare la legge e non una normativa amministrativa interna”.
Dunque, per il giudice bergamasco le regole di naming sono un contratto e non, come si è spesso sostenuto, un atto unilaterale dell’assegnatario che “spontaneamente” chiederebbe di ottenere l’assegnazione di un certo indirizzo. E come è noto, la (riaffermata) natura contrattuale delle regole di naming pone dei seri problemi di tenuta dell’attuale sistema delle registrazioni.

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Prime impressioni sul rapporto della “Commissione Meo”

Interlex n.ro 258

La pubblicazione dei risultati del lavoro della Commissione Meo è un evento sicuramente centrale nello sviluppo di una cultura istituzionale dell’open source. Finalmente, a quasi quattro anni dal primo invito rivolto alle Istituzioni ad affrontare il tema (vedi E’ compito delle istituzioni pubbliche liberarci dalla schiavitù elettronica, presentato al Forum per la società dell’informazione voluto dalla Presidenza del Consiglio nel “lontano” 1999) un documento ufficiale traccia una linea guida e propone strategie a un interlocutore al quale, ora più che mai, si adatta l’antica sfida: hic Rhodus, hic saltus.

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La catena delle responsabilità nella diffusione dei dialer

Interlex n.255

di Andrea Monti

Gli archi di numerazione a tariffazione differenziata (899, 709 ecc.) sono uno strumento potenzialmente utile per risolvere l’annoso problema del “come” pagare in sicurezza le transazioni online. Grazie all’addebito in bolletta, infatti, potrebbero essere evitati molti dei problemi reali (identificazione del cliente) e presunti (frodi e altre “apocalissi informatiche”) che affliggono chi vuole fare business tramite la rete.
La realtà, per lo meno quella che finisce in cronaca, racconta tuttavia una storia diversa, fatta – se non di truffe – di comportamenti “disinvolti” in qualche caso al limite del penalmente rilevante.
Assistiamo così, periodicamente, a servizi giornalistici o televisivi che, reinventando la ruota, denunciano questo o quel caso “a effetto” senza però fornire concreti elementi di valutazione delle responsabilità anche giuridiche dei soggetti coinvolti.

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Non si proteggono i minori creando nuovi mostri

Interlex n. 248

La notizia del ragazzo suicidatosi all’arrivo dei Carabinieri che – nell’ambito dell’ennesima indagine anti “pedofilia online” – dovevano eseguire un decreto di perquisizione e sequestro è rapidamente scomparsa dalle cronache. E non sembra avere stimolato riflessioni che, visti i fatti e, soprattutto, quelli che in cronaca non finiscono, sarebbero invece doverose. Sarebbe innanzitutto da ricordare che la legge 269 punisce a vario titolo la diffusione (impropriamente definita divulgazione, che in italiano significa altro) di immagini pornografiche prodotte mediante lo sfruttamento sessuale dei minori.

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Firma digitale e sicurezza di carta

Interlex n.ro 245

di Andrea Monti

Due vulnerabilità in qualche mese: quella relativa alla sottoscrizione di file Microsoft Word contenenti campi dinamici e quella sulla “certificazione dei certificati” di cui si parla in questo numero. Questo è il poco invidiabile primato raggiunto dal “sistema firma digitale” italiano che rischia di mettere in discussione certezze giuridiche, investimenti miliardari e soprattutto il processo di innovazione della PA.

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Venti mesi per fare Ping

Interlex n. 218

Stando alle cronache dell’operazione che ha coinvolto siti internet dai nomi blasfemi, agli inquirenti sarebbero stati necessari ben venti mesi per rintracciare gli intestatari dei nomi a dominio. Un’affermazione che solletica certamente la curiosità di chi si occupa di computer forensic. E che ben sa quanto complesse possano essere le indagini che coinvolgono la rete.

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Legge comunitaria e diritto d’autore: Law on Demand?

Ha concluso l’iter parlamentare la legge comunitaria, il grande calderone nel quale si mescolano le disposizioni per il recepimento delle direttive europee.
Non ostante l’Italia non abbia mai brillato per tempestività in questi adempimenti (ci sono voluti cinque anni per recepire la direttiva 90/388 che liberalizzava il mercato delle TLC), con l’istituzione della “comunitaria”  si è raggiunta una parvenza di efficientismo e ora sono state prese in considerazione anche le famigerate direttive 2000/31/CE (commercio elettronico) e 2001/29/CE (diritto d’autore). La prima, con la scusa di “razionalizzare” il settore e “garantire maggiore tutela” dei diritti dei cittadini ha, di fatto, stabilito la responsabilità autonoma del provider per i contenuti ospitati sui propri server. Secondo una formula contorta e ipocrita, che – pur affermando formalmente il contrario – colpevolizza il fornitore di servizi che, dopo essere stato informato (da chi? in che modo?) della presenza di contenuti illeciti (secondo quale legge?) non provvede a rimuoverli.

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“Fare informazione” e “dare informazioni” sono cose diverse

Interlex n. 205

di Andrea Monti

E’ abbastanza facile naufragare nel mare di polemiche suscitate dalla famigerata legge 62/01, specie perché gli argomenti si sovrappongono disordinatamente, aumentando la confusione invece di eliminarla. Mi riferisco in modo particolare alla continua artificiale contrapposizione fra “informazione professionale” (quella dei giornalisti) e “informazione non professionale” (quella del resto del mondo). Contrapposizione nella quale la prima dovrebbe prevalere sulla seconda, sulla base della (presunta) migliore qualità offerta dai giornalisti, delle maggiori garanzie per il pubblico derivanti dalla “vigilanza”, della protezione offerta dal sindacato nei confronti degli “sfruttatori”. Quasi che tutto ciò che non proviene da un iscritto all’Ordine non abbia “dignità informativa”.

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Il cattivo uso della rete

Interlex n. 191 – PuntoCom

C’è gente che non si ferma veramente davanti a nulla e persino davanti ad un evento gravissimo come l’attentato agli USA cerca comunque di “portare acqua al proprio mulino”. E anche la rete si trova coinvolta in questo gioco al massacro.

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Processo per stampa clandestina: la parola alla difesa

Interlex n. 174

di Andrea Monti

Signor giudice,
l’imputato è tratto a giudizio davanti a questo tribunale in quanto reo – a dire del pubblico ministero – di avere violato gli articoli 2 e 5 L.47/48 così come richiamati dall’art 1 comma III legge 62 /2001. In particolare egli sarebbe colpevole di avere diffuso informazioni con regolarità tramite prodotti editoriali realizzati su supporto informatico destinato alla pubblicazione o, comunque, alla diffusione presso il pubblico con mezzo elettronico. Cioè tramite siti web, mailing list, canali IRC caratterizzati dal titolo comune “Il pensiero imbavagliato”. Il tutto, senza appartenere alla casta dei giornalisti o – peggio – senza averne mendicato la protezione offerta dall’istituto della “direzione responsabile”.

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Editoria: è il prodotto che fa la differenza

Interlex n. 171

di Andrea Monti

Dopo – a tacer d’altro – la legge “antipedofilia”, le proposte forcaiole di “bombardare” siti esteri, la ignobile riforma del diritto d’autore, la proposta di candidare un alto esponente della Microsoft a ministro della Repubblica italiana e tutto l’arsenale di proposte e DDL liberticidi che pregiudicano anche la libertà d’impresa, è l’editoria il nuovo terreno di scontro. L’articolo Qui succede un… quarantotto dimostra bene come il legislatore perda sistematicamente la rotta quando deve confrontarsi con questioni che impattano sui diritti di libertà.

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Napster, una vittoria di Pirro

Riassunto delle puntate precedenti.
Scandalizzate dalla scoperta di un crimine efferato – un gigantesco scambio di file musicali on line realizzato tramite un sistema di file sharing – le major della discografia decisero di dare inizio a quella che, secondo loro, doveva rappresentare un esempio per tutti. Un’azione di stampo maoista (ucciderne uno per terrorizzarne diecimila) che però, non traendo alcun utile dal rivalersi sui tantissimi (e non solvibili) adolescenti che usavano Napster, doveva essere diretta contro la società che offriva il servizio di “gestione” degli scambi.
Ottenuto un primo successo, con un provvedimento che decretava la chiusura di Napster, le discografiche hanno visto la vicenda processuale ingarbugliarsi progressivamente.

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Spam e indirizzi e-mail. Quando la 675 è impotente

Interlex n. 163

di Andrea Monti

Ha suscitato l’oramai usuale clamore la posizione dell’Ufficio del garante per i dati personali, secondo la quale raccogliere indirizzi di posta elettronica pubblicamente disponibili a fini di spam sarebbe contrario alla L. 675/96, se l’azione è commessa senza informativa e consenso dell’interessato.
In realtà questa affermazione di principio non può avere un valore generale perché è la definizione stessa di “dato personale” contenuta nella legge (qualunque informazione relativa a persona fisica, persona giuridica, ente od associazione, identificati o identificabili, anche indirettamente, mediante riferimento a qualsiasi altra informazione, ivi compreso un numero di identificazione personale) ad escluderne l’automatica applicabilità.

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Se un DDL fosse un antibiotico…

Interlex n. 162

di Andrea Monti – 08.02.01

Se il DDL Passigli fosse un antibiotico, apparterrebbe alla categoria di quelli “ad ampio spettro”, i cui effetti si riassumono nel fare “piazza pulita” di qualsiasi essere vivente (anche il più microscopico). Ma se l’antibiotico ha dalla sua – almeno in teoria – la giustificazione di “combattere il male”, non altrettanto si può dire di questo sciagurato disegno di legge. Che nel suo tracimante (e confuso) ipernormativismo rischia fra l’altro di mandare in rovina la categoria dei mantainer.

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Open source e pubblica amministrazione, non è solo questione di soldi

Interlex n. 149

di Andrea Monti

L’iniziativa che ha segnalato lo stato di soggezione della pubblica amministrazione italiana ai prodotti Microsoft ha suscitato un giusto e meritato interesse. Che però si è focalizzato principalmente su due aspetti di importanza non centralissima: lo “scontro” fra due tecnologie (Linux da un lato, Windows dall’altro) e le pur indubitabili economie realizzabili impiegando software libero.
In una prospettiva di più ampio respiro, tuttavia, questi aspetti perdono di nitidezza e da soli non giustificano con la forza sufficiente il chiedere allo Stato di non utilizzare più software del quale non si ha la disponibilità dei sorgenti e che non sia liberamente modificabile e riproducibile.
Ammettiamo infatti, ovviamente per assurdo, che da domani alla pubblica amministrazione siano regalati i software che – diversamente – si dovrebbero pagare a caro prezzo. Sarebbe risolto in un colpo solo il problema dei costi e della compatibilità (ma al prezzo di costringere comunque i cittadini a spendere somme rilevanti per acquistare gli unici programmi che consentirebbero di interagire con lo Stato) Cambierebbe qualcosa?

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Uno spettro si aggira per l’Europa: la responsabilità del provider

Interlex n. 146

di Andrea Monti

di Andrea Monti – 12.10.2000

Oggi è tuttavia necessario il dolo e potrebbe non essere sempre agevole provare che un server era consapevole di ciò che è transitato dalla sua porta di accesso. Dunque manca una legge organica che preveda regole di comportamento e obblighi di controllo su ciò che viene messo a disposizione del pubblico nei diversi siti. Così parlò Carlo Federico Grosso, presidente della Commissione per la riforma del codice penale, nell’intervista a Repubblica del 1. ottobre 2000.

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Verso un “giro di vite” contro la libertà della Rete

Interlex n.145

di Andrea Monti

L’indecente orgia mediatica sui “giri” di soggetti coinvolti nella diffusione di materiale osceno, che ha sfruttato le vittime di crimini atroci per volgari scopi di personalismi e di audience, ha fornito l’occasione ai “soliti noti” per tornare ad invocare pene esemplari, torture e linciaggi, che mettono chi li propone allo stesso livello di chi commette queste azioni infami. Oltre a chiedere a gran voce maggiori controlli e censure, in questo favoriti dalla viltà dei politici che si sbracciano davanti alle telecamere giurando e spergiurando che faranno di tutto per individuare i “varchi non presidiati” della rete, per non perdere una manciata di voti.

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Il disegno di legge sul diritto d’autore S1496: una vergogna istituzionale

Interlex n.140

di Andrea Monti

il disegno di legge S1496 sulla riforma della legge sul diritto d’autore, licenziato dal Senato lo scorso 21 giugno, riesce nella difficile impresa di peggiorare il testo approvato l’anno scorso dalla Camera con il numero C4953.
Già nella precedente versione erano contenute proposte da far letteralmente drizzare i capelli, come quella dell’istituzione di un vero e proprio regime di “pentitismo”, volto per di più non ad ottenere condanne penali ma semplici sequestri, cioè misure cautelari temporanee, a prescindere poi dall’esito del dibattimento.
O come la vanificazione dell’orientamento giurisprudenziale manifestatosi prima nella sentenza della Pretura di Cagliari del 3/12/96 e confermato – quanto al fatto commesso dai privati – da quella del Tribunale di Torino emessa il 13/7/2000, da realizzarsi sostituendo nell’art. 171 bis della legge sul diritto d’autore lo “scopo di lucro” con quello di “profitto”.

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Nomi a dominio, il Tribunale di Firenze aumenta la confusione

Interlex n.ro 139

di Andrea Monti

Con l’ordinanza del 29 giugno scorso, emanata dal Tribunale di Firenze nel procedimento cautelare Sabena vs A&A di Castellani A. si registra un’inversione di tendenza (ma una rondine non fa primavera) nell’orientamento giurisprudenziale praticamente uniforme che stabilisce l’applicabilità della legge marchi ai casi di domain grabbing.

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La trave nell’occhio: il Garante controlla l’internet

Interlex n. 135

di Andrea Monti

La notizia è riportata da Punto Informatico: “L’ufficio del Garante della Privacy ha confermato l’avvio di un monitoraggio sui siti italiani, per capire quali sono gli strumenti di profilazione messi in atto e fino a che punto gli utenti vengano messi in condizione di sapere di essere monitorati da un “grande occhio elettronico”.
Dopo il caso “Libero-Infostrada” dunque, questa Autorità sembra aver deciso di occuparsi (finalmente o purtroppo, dipende dai punti di vista) anche della Rete e del modo in cui vengono applicate le norme sulla protezione dei dati personali.
Polemiche a parte (e molte ce ne sarebbero da fare su curiose amnesie normative e procedimentali, nonché sul fatto che proprio il sito del Garante è privo quantomeno dell’informativa sul trattamento – vedi la pagliuzza nell’occhio del vicino…) cerchiamo di capire i termini del problema con riferimento alle situazioni concrete.

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Alcune domande che non avranno risposte

di Andrea Monti – Interlex

E due. A distanza di un paio di settimane i buontemponi “brasiliani” sono tornati, indisturbati, a fare un giro per i siti della pubblica amministrazione italiana. Ma la notizia, ancora una volta, è stata quasi ignorata dai grandi mezzi di informazione, gli stessi che in altre occasioni si sono buttati sui fatti (o sui non-fatti) con grande spiegamento di titoli a effetto e ampi spazi redazionali. Continue reading “Alcune domande che non avranno risposte”

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Consigli per gli acquisti (on line)

Interlex n.128

di Andrea Monti

Molte persone nutrono forti dubbi sulla validità giuridica di un acquisto online perché – lo si sente ripetere spesso – “non c’è un contratto scritto”. In realtà anche se non c’è un pezzo di carta firmato dalle parti, il rapporto giuridico è quasi sempre correttamente instaurato. Per la legge italiana infatti il contratto scritto (e addirittura in certi casi rogato dal notaio) serve soltanto per alcune categorie di oggetti (case, automobili). In altri termini, la stragrande maggioranza dei beni in commercio può essere negoziata “sulla parola” e dunque anche tramite l’internet. Inoltre, se non cadiamo nell’equivoco del “ciberspazio”, ci rendiamo immediatamente conto che in realtà quello che stiamo facendo null’altro è se non un acquisto a distanza, assolutamente identico a quelli che proponevano un tempo aziende come Vestro e Postalmarket. Solo che il catalogo lo consultiamo da una postazione remota e l’ordine lo effettuiamo tramite una linea telefonica. O se preferite qualcosa di meno antico, potete pensare alle televendite che tracimano quotidianamente da ogni schermo televisivo.

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I veri problemi giuridici dei domain name

Interlex n.ro 127

di Andrea Monti

Fra gli aspetti problematici generati dalla registrazione di un nome a dominio ce ne sono alcuni poco o nulla presi in considerazione dalla dottrina. Mi riferisco in modo particolare al cosiddetto “regime di circolazione” del nome a dominio, che a sua volta sottintende la corretta individuazione della sua titolarità. L’assetto attuale è organizzato in modo che il richiedente riceva in “uso” il nome prescelto, mentre la “proprietà” rimane della Registration Authority.

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Il Ddl Passigli. Proposte inutili e confuse

Il clamore suscitato nelle settimane precedenti dall’ enorme numero di richieste di registrazioni di nomi a dominio presentate da alcune società si è tramutato in un prevedibile e non desiderabile (vedi Gli accaparramenti dei nomi a dominio: lei non sa chi sono io!) disegno di legge che dovrebbe “mettere ordine” nel controverso settore.

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Misure minime di sicurezza: in galera tra un anno?

Interlex n.121

Come tutti dovrebbero sapere (la legge non ammette ignoranza) la prossima settimana scade il termine per l’adozione delle misure minime previste dal DPR 319\99.
Anche se (anzi, proprio perché) il provvedimento è povera cosa, specie sotto il profilo tecnico, chi ha cercato di applicarlo concretamente si è imbattuto nel solito valzer di definizioni imprecise, “falsi tecnologici” e prescrizioni ai confini della realtà. Basti – per tutti – ricordare il dibattito in corso  su cosa dovrebbe intendersi per “reti di telecomunicazioni disponibili al pubblico”(vedi, fra gli altri, gli articoli Cosa deve intendersi per “elaboratore accessibile in rete”? e Sicurezza e reti “disponibili al pubblico”)

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Gli accaparramenti dei nomi a dominio: lei non sa chi sono io!

Interlex n.120

Roma, 25 gennaio 2000

Registration Authority Italiana Istituto per le Applicazioni Telematiche  del CNR 
Via Vittorio Alfieri, 1 56010 Ghezzano (Pisa)

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