Segre, Luna e la differenza fra “curare” e “punire”

Riccardo Luna su Repubblica si associa al coro dei critici della proposta di imporre la carta di identità per accedere a piattaorme di social networking bollandola come “sensa senso” e invocando l’anonimato per proteggersi dai “regimi oppressivi”.

E’ la solita, ultraventennale, semplificazione sull’arogomento, già vecchia agli albori della rete, e  ampiamente superata dal concetto di “anonimato protetto” teorizzato anche da Stefano Rodotà – non certo in odore di “tirannia” – e che è il compromesso accettabile fra tutela della privacy e responsabilità giuridica.

E’ sicuramente sbagliato chiedere la carta di identità perchè ci sono sistemi più efficienti per riconoscere un soggetto – come lo SPID – per esempio, ma il principio rimane: e non lo stabilisce il politico di turno, ma l’art. 27 comma I della Costituzione: la responsabilità penale è personale.

Dopodichè, anche  Luna condivide la richiesta avanzata dalla senatrice Segre di “TSO per gli hater”. Non usano espressamente la parola “trattamento sanitario obbligatorio” nè il suo acronimo, ma ricorrono a un termine ancora più violento: “curare”. Continue reading “Segre, Luna e la differenza fra “curare” e “punire””

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No, chi sostiene idee diverse, per quanto rivoltanti, non va “curato” ma combattuto con idee sane

Titola Repubblica.it : “Minacce social a Liliana Segre, indaga la procura di Milano. La senatrice: “Gli odiatori vanno curati”

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Chiara Ferragni e Fedez: la tutela della loro reputazione non “cede” davanti ai social network

Secondo Repubblica.it, Il pubblico ministero di Roma ha chiesto l’archiviazione della querela presentata da Chiara Ferragni e Fedez per l’asserita diffamazione commessa da Daniela Martani su Facebook

con la motivazione che sui social si scrive “fuori da qualsiasi controllo”, anche utilizzando “termini scurrili”. Il reato di diffamazione non si configurerebbe, quindi, perché il contesto dei social in genere “priva dell’autorevolezza tipica delle testate giornalistiche o di altre fonti accreditate tutti gli scritti postati su internet.

Se quanto riporta il quotidiano romano è vero, il ragionamento del pubblico ministero non convince. Continue reading “Chiara Ferragni e Fedez: la tutela della loro reputazione non “cede” davanti ai social network”

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Un post poco interessante, o un atto di censura automatizzata?

Questo post su Linkedin:

“coglione” si può di e scrivere perchè fa parte del linguaggio della politica. Dal fronte dem la reazione del segretario Nicola Zingaretti alle parole di Di Maio e a quelle di Renzi è dura: “Non fa solo effetto, fa male, noi saremo molto responsabili e diciamo agli alleati che si può andare avanti ma nessuno ricominci a mettere bandierine su identità, perché gli italiani sono stanchi e non sono dei coglioni. Bisogna mantenere le parole sennò si arrabbiano e ci sarà una rivolta”. Dopo Silvio Berlusconi, anche Nicola Zingaretti utilizza, come elegante metafora, la parola “coglione” per definire, quello che “non sono” gli Italiani. Sembrano passati secoli da quando il linguaggio pubblico di Vittorio Sgarbi era stigmatizzato come volgare e inaccettabile. Che coglioni che eravamo…

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Skinner, la pubblicità e l’algoritmo

Questo articolo di Wired.it  perpetua il presupposto (sbagliato) sul quale si basa la profezia millenaristica autoavverante dei nostri tempi: un “algoritmo” capace di qualsiasi cosa, governerà ogni fase dell’azione umana compreso l’orientamento delle nostre scelte di consumo.

Per sostenere questa tesi – priva di riscontri oggettivi e documentati,ma alimentata dal “lo dicono tutti quindi è vero” – il giornalista di Wired intervista un paio di operatori del settore e da lì parte per generalizzare una conclusione che, allo stato, è vera per chi ci crede. Continue reading “Skinner, la pubblicità e l’algoritmo”

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Cass. Sez. II penale – Sent. 42022/19

Sono pienamente utilizzabili nel procedimento penale le videoriprese realizzate all’interno, all’esterno di un ufficio postale e in strada pur in mancanza dell’apposizione dell’avviso “area video sorvegliata” prescritto dal D.Lgs. n. 196 del 2003, artt. 11 e 13, in quanto la violazione della disciplina a tutela della privacy non può costituire uno sbarramento rispetto alle preminenti esigenze di accertamento del processo penale

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Cass. Sez. V – Sent. 42765/19

REPUBBLICA ITALIANA
In nome del Popolo Italiano
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
QUINTA SEZIONE PENALE

RITENUTO IN FATTO

1. Il Tribunale di Napoli, decidendo sulla richiesta di riesame avanzata da XXXXX avverso il decreto di convalida di sequestro probatorio emesso dal Pubblico Ministero c/o il Tribunale di Napoli in data 5 marzo 2019, ha disposto l’annullamento del decreto impugnato limitatamente a due I-Phone e ad un I-Pad sequestrati dal Commissariato di Napoli in data 2/3/2019 – previa estrazione di copia informatica del relativo contenuto – e rigettato nel resto la richiesta. Tanto, per aver ritenuto congruamente motivato il decreto del Pubblico Ministero ed esuberante il vincolo apposto sui beni per violazione dei principi di proporzionalità e adeguatezza. Continue reading “Cass. Sez. V – Sent. 42765/19”

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Cass. Sez. III Penale – Sent. 41604/2019

 Corte di cassazione – Sezione III Penale
Sentenza  n. 41604 del 10 ottobre 2019

REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE TERZA PENALE

composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

omissis

ha pronunciato la seguente

SENTENZA

  • sul ricorso proposto da XXXXX, nato a XXXX; avverso la sentenza del 15 novembre 2017 della Corte di appello di Torino;
  • visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
  • udita la relazione svolta dal consigliere Fabio Zunica;
  • udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale dott. Marco Dall’Olio, che ha concluso per l’inammissibilità del ricorso;
  • udito per la parte civile l’avvocato Fabrizio Mastro, che depositava conclusioni scritte e nota spese;
  • udito per il ricorrente l’avvocato Fabio Maria Cozi, sostituto processuale dell’avvocato Giacomo Francini, che si riportava ai motivi del ricorso e ne chiedeva l’accoglimento.

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E’ ora di smettere di “vendere” solo la metà del GDPR

 

Questo articolo diAlessandro Longo su Repubblica.it perpetua una visione parziale e “preventiva” del #GDPR ispirata alla vecchia direttiva 95/46 piuttosto che alla nuova regolamentazione e sostiene una posizione che si traduce nella limitazione della libertà di ricerca.

Nello specifico, un conto è lanciare allarmi generici – anche condivisibili, nel merito – un altro conto è ritenere l’incompatibilità di una certa iniziativa con il GDPR senza avere elementi precisi e concreti su cosa sia stato effettivamente fatto. Dunque, è astrattamente possibile ipotizzare che una ricerca come quella di Megaface possa violare il GDPR, ma per dirlo ci vogliono le prove.

Il GDPR consente di fare ciò che si vuole, purchè si sia in grado di dimostrare il razionale della scelta e la sua conformità normativa. Dunque, se ci sono sospetti sul comportamento di un certo titolare, che si facciano le verifiche piuttosto che pubblicare lamentazioni. Continue reading “E’ ora di smettere di “vendere” solo la metà del GDPR”

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La laurea per influencer e i portatori sani di stupidità

Sarebbe facile fare battute facili o gridare allo scandalo. Piu’ difficile, invece, capire perchè siamo arrivati ad una scelta del genere – una laurea da “influencer” a giurisprudenza – e comunicata in questo modo.

Che il fenomeno degli “influencer” vada studiato – specie da chi si occupa di teoria e pratica della manipolazione del consenso – è certamente un fatto. E ben venga un corso universitario che avvia a questo percorso di conoscenza. Ho qualche dubbio, invece, sull’utilità di un corso per “influenzatori professionali”, il cui ruolo potrebbe piuttosto trasformarsi in quello di portatori sani di stupidità. Ma siccome non sono per nulla capace di fare previsioni corrette, questo corso sarà sicuramente un successo. Continue reading “La laurea per influencer e i portatori sani di stupidità”

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Un esempio concreto del perchè il GDPR non funziona e non può funzionare

Dunque, l’upgrade al nuovo sistema operativo di Apple , osx catalina provoca potenziale perdita di dati nella gestione dell’email. Nulla di strano, dal momento che tutti i sistemi operativi, al primo lancio, hanno semre qualche problema.

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Apple e l’ordine pubblico degli Stati sovrani

Apple rimuove dall’Appstore un software usato dai manifestanti di per tracciare la posizione delle forze di polizia. Il motivo è spiegato da Tim Cook in persona che con un memo indirizzato ai dipendenti li informa che:

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L’evanescenza delle “guidelines” e il DPR

Ieri, in un workshop organizzato dal Garante dei dati personali nell’ambito del progetto SME Data, molti partecipanti che rappresentavano associazioni di categoria insistevano per poter avere “linee guida” per ottenere la “conformità normativa”, cioè farsi dire dall’Autorità come rispettare la legge.

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Sputare in faccia agli hacker fa figo

Onlife lo “show”di #Repubblica sul “futuro” – sigh! –  ospita l’intervento di un tale, Leonard Kleinrock i cui meriti (si deduce dalla sua biografia di Wikipedia) sono sostanzialmente quelli di avere contribuito, assime a moltissimi altri, allo sviluppo di Arpanet, dice una serie di banalità come quella

del rischio di un “internet balcanizzato”, dove gli hacker “persone folli, possono fare grandi danni. In futuro potremmo assistere a una rete nella quale ogni Paese protegge il proprio recinto senza poter più parlare con altri Paesi. Sarebbe una vergogna, sconfesserebbe la vocazione iniziale di internet, che invece dovrebbe restare un presupposto inalienabile.

Non discuto il diritto di questo signore di giocare a fare il tecnogeopolitico e di raccontare che “ai suoi tempi” succedeva questo e quello.  Ma la frase sugli hacker è culturalmente ignobile. Continue reading “Sputare in faccia agli hacker fa figo”

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