Riccardo Luna su Repubblica si associa al coro dei critici della proposta di imporre la carta di identità per accedere a piattaorme di social networking bollandola come “sensa senso” e invocando l’anonimato per proteggersi dai “regimi oppressivi”.
E’ la solita, ultraventennale, semplificazione sull’arogomento, già vecchia agli albori della rete, e ampiamente superata dal concetto di “anonimato protetto” teorizzato anche da Stefano Rodotà – non certo in odore di “tirannia” – e che è il compromesso accettabile fra tutela della privacy e responsabilità giuridica.
E’ sicuramente sbagliato chiedere la carta di identità perchè ci sono sistemi più efficienti per riconoscere un soggetto – come lo SPID – per esempio, ma il principio rimane: e non lo stabilisce il politico di turno, ma l’art. 27 comma I della Costituzione: la responsabilità penale è personale.
Dopodichè, anche Luna condivide la richiesta avanzata dalla senatrice Segre di “TSO per gli hater”. Non usano espressamente la parola “trattamento sanitario obbligatorio” nè il suo acronimo, ma ricorrono a un termine ancora più violento: “curare”. Continue reading “Segre, Luna e la differenza fra “curare” e “punire””
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