Sarebbe facile fare battute facili o gridare allo scandalo. Piu’ difficile, invece, capire perchè siamo arrivati ad una scelta del genere – una laurea da “influencer” a giurisprudenza – e comunicata in questo modo.
Che il fenomeno degli “influencer” vada studiato – specie da chi si occupa di teoria e pratica della manipolazione del consenso – è certamente un fatto. E ben venga un corso universitario che avvia a questo percorso di conoscenza. Ho qualche dubbio, invece, sull’utilità di un corso per “influenzatori professionali”, il cui ruolo potrebbe piuttosto trasformarsi in quello di portatori sani di stupidità. Ma siccome non sono per nulla capace di fare previsioni corrette, questo corso sarà sicuramente un successo. Continue reading “La laurea per influencer e i portatori sani di stupidità”
Possibly Related Posts:
- Jean Pormanove e la morte in diretta: quando la libertà diventa spettacolo estremo
- I pericoli dell’autosorveglianza: il caso De Martino e la vulnerabilità della “casa digitale”
- Dal lutto al business: AI, chatbot, dati personali e la promessa dell’immortalità
- GPT-OSS com’è il modello “open-weight” (che non vuol dire affatto open source) di OpenAI
- Agcom: le Content Delivery Network (CDN) dovranno avere l’ok del Mimit? Cosa cambia per le Telco