di Andrea Monti – PC Professionale n. 155
Questo il parere dell’Antitrust, anche se gli attuali sistemi di protezione impediscono il formarsi di un mercato aperto e competitivo, ecludendo gli utenti da certi contenuti.
Il 20 novembre 2003, con lettera protocollata al numero 32453/03, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (http://www.agcm.it) ha ufficialmente dichiarato che al momento non sussisterebbero elementi di fatto e diritto per affermare che il sistema di regionalizzazione dei Dvd (quello per cui, ad esempio, un disco acquistato in Usa non viene letto dai player europei) lede la concorrenza e pregiudica i diritti dei consumatori, in particolare di quelli che usano Linux. Il retroscena.
Nel gennaio del 2002 una segnalazione inviata all’Autorità evidenziava la paradossale situazione degli utenti, ma anche dei commercianti di Dvd, che non possono (o possono con difficoltà) acquistare o commercializzare dei prodotti di importazione di questo tipo pur volendo pagare tutte le royalty agli aventi diritto. Questo perché i sistemi di regionalizzazione imposti dai produttori di hardware e contenuti costringono l’utente che voglia fruire di un disco “regionalizzato” altrove, ad acquistare un altro lettore compatibile oppure a modificare l’hardware o il software del player, perdendo la garanzia e, almeno formalmente, commettendo un illecito anche penale (elusione delle misure tecnologiche di protezione dell’opera).
Le politiche di produzione dei Dvd, diceva la segnalazione, producono effetti distorsivi della libera concorrenza. Esse pregiudicano sia i diritti delle imprese che operano nel settore della commercializzazione dei suddetti supporti, che non possono reperire film più recenti o a prezzi più vantaggiosi; sia i diritti dei consumatori che sono totalmente esclusi dalla fruizione dei prodotti di un certo mercato, e che subiscono l’aggravio di maggiori prezzi senza poter effettuare copie di riserva di quanto da loro legittimamente acquistato, ai sensi dell’art. 64 ter L. 633/41. Questo, nonostante la giurisprudenza abbia da tempo sancito questo diritto anche per le opere audiovisive.
Inoltre, continuava la segnalazione, lo stato di fatto esclude gli utenti dall’accesso a contenuti culturalmente importanti ma non economicamente “utili” da esportare e discrimina gli utenti dei sistemi liberi come Linux, considerato che la DVD Copy Control Association (DCCA) – titolare dei diritti sulla tecnologia di protezione Content Scrambling System (CSS) – ha licenziato questa tecnologia solo ai produttori di software in ambiente Windows e Macintosh. A queste argomentazioni l’Antitrust risponde che “lo standard in questione (il CSS, n.d.r.) non pare avere un effetto significativo sul territorio italiano ai sensi della L. 287/90.
Infatti, in ragione dell’incidenza delle normative internazionali in tema di diritto d’autore e del limitato rilievo delle vendite di Dvd “regionalizzati in lingua originale su Internet, l’impatto di tali pratiche sul territorio nazionale appare comunque modesto”. Così facendo, però, l’Autorità inverte la causa con l’effetto e – implicitamente – contraddice se stessa.
È (forse) vero che il mercato on line di Dvd stranieri non è rilevante e che quindi non ci sono riflessi negativi sulla libera concorrenza, ma ciò accade proprio in virtù dei sistemi di protezione che deprimono qualsiasi possibilità di sviluppo e impediscono il formarsi di un mercato aperto e competitivo. “Per quanto attiene all’eventuale profilo discriminatorio nei confronti dei sistemi operativi Linux e open source”, continua la lettera, “non è emersa alcuna evidenza di specifici rifiuti a contrarre da parte dei produttori di Dvd. Allo stato, peraltro, risultano commercializzati software di lettura dei Dvd per sistemi operativi diversi da Windows e Macintosh”. Ma anche in questo caso la risposta evade la domanda.
I software liberi sono spesso regolati da licenze Gpl o, comunque, libere, che prevedono diritto di accesso, modifica e ridistribuzione del materiale protetto. Se il licenziatario del CSS ritiene di utilizzare solo un approccio proprietario è chiaro che ben difficilmente ci potrà essere un Dvd player per Linux. Del resto, il processo a Jon Lech Johansen, il programmatore norvegese accusato di avere trovato il modo di realizzare un Dvd player che non sia “bloccato” dalla regionalizzazione, dimostra che il problema è attuale e tutt’altro che irrilevante. In sintesi, quindi, l’Antritrust ha “deciso di non decidere” comunicando, però, che “la fattispecie è in esame presso la Commissione europea”. Forse, c’è un giudice a Bruxelles.
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