GPL 3 Nuova licenza, vecchi problemi

Linux&C n. 60 – di Andrea Monti
Il 29 giugno 2007 è la data di nascita della GPL3, la licenza che governerà i software sviluppati dalla FSF e da tutti coloro che sceglieranno di “sposare” la visione del mondo di Richard Stallman. Il rilascio di GPL3 è stato preceduto da roventi polemiche (ricordiamo quella innescata dal messaggio di Linus Torvalds che annunciava di non applicare questa licenza al kernel di Linux) che non sembrano destinate a spegnersi. I critici della nuova GPL, infatti, sono convinti che sia troppo restrittiva e che la GPL v.2 sia migliore, mentre chi supporta la nuova arrivata ne esalta le capacità di proteggere le creazioni dei programmatori in modo più flessibile ed efficiente. Per capire quale dei due partiti abbia ragione è necessario, innanzi tutto, andare alle fonti e leggere comparativamente i due testi.

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Novell, Microsoft e FSF… chi ha ucciso il free software?

Linux&C n. 56 – di Andrea Monti

Questo articolo analizza le implicazioni dell’accordo fra Novell e Microsoft da una prospettiva diversa rispetto a quella attualmente dominante nella comunità del free software che vede nel “patto con il diavolo” una fonte di pericoli per la “causa” del free software in generale e per i singoli sviluppatori in particolare. Sicuramente – sgombriamo il campo da ambiguità – questo accordo “non è una bella cosa”, ma piuttosto che lamentarsi del latte versato, sarebbe utile capire come si è arrivati a rovesciare il bricco sul fuoco. In altri termini: siamo sicuri che quanto accaduto sia colpa (se di “colpa” di si può parlare) esclusiva di Novell e che la comunità del free software sia esente da responsabilità?

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Miti e leggende sui brevetti software – Parte II

Linux&C n. 55 Linux&C n. 54 di Cristian Miceli (trad. e adattamento di Andrea Monti – per gentile concessione di ICTLEX BRIEFS
Questo articolo analizza alcuni luoghi comuni sulla brevettabilità del software che si sono generate attorno alla proposta di direttiva 2002/0047/COD sulla brevettabilità delle Computer Implemented Invention (CII) alla luce del contrasto fra Parlamento europeo e Commissione europea, e in rapporto alle attività dell’Ufficio europeo dei brevetti (European Patent Office – EPO).

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Miti e leggende sui brevetti software – Parte I

Linux&C n. 54
di Cristian Miceli (trad. e adattamento di Andrea Monti – per gentile concessione di ICTLEX BRIEFS
Questo articolo analizza alcuni luoghi comuni sulla brevettabilità del software che si sono generate attorno alla proposta di direttiva 2002/0047/COD sulla brevettabilità delle Computer Implemented Invention (CII) alla luce del contrasto fra Parlamento europeo e Commissione europea, e in rapporto alle attività dell’Ufficio europeo dei brevetti (European Patent Office – EPO).

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Reagire ai pen-test non autorizzati

Linux&C n. 53 – per gentile concessione di ICTLEX BRIEFS

Il testo dell’articolo è pubblicato sul sito di ICTLEX BRIEFS.

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Censura di Stato. Oggi casinò e calcio, domani cos’altro?

Linux&C n. 51
Gli ultimi mesi della legislatura hanno registrato una iperproduttività normativa che si è tradotta nell’approvazione di leggi e provvedimenti nei settori più diversi tutti accomunati, però, dall’occuparsi dell’internet e della proprietà intellettuale in chiave estremamente repressiva.

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Quanto vale una GPL senza firma?

Linux&C n.49
Le licenze (GPL inclusa) non hanno valore se non sono firmate? Una sentenza del tribunale di Bolzano pone un problema serio che coinvolge il sistema di circolazione del software adottato sia in ambito libero, sia in ambito proprietario.

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YAOL (Yet Another Open License)?

Linux&C n. 48
Un problema serio derivante dall’adozione della GPL è la sua scarsa attitudine a produrre in tempi rapidi un ritorno economico per l’autore del software. I “sacri testi” dicono che liberando il software si innesca un mercato (altamente concorrenziale) per i servizi legati al software stesso. In questo modo il programmatore potrebbe guadagnare indirettamente dalla diffusione della sua creazione, compiendo, nello stesso tempo, un gesto di utilità sociale. Ma è anche vero che questa impostazione è figlia di un sistema economico-culturale come quello statunitense. Da quelle parti i “numeri” degli utenti potenziali, l’abitudine al concetto che il “servizio si paga”, e la deducibilità fiscale dei contributi privati erogati a favore di attività no-profit rendono certamente possibile praticare il modello del free software.

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Niente brevetti software nel Codice italiano della proprietà industriale

Linux&C n. 46

Mentre in Europa infuria la battaglia sulla brevettazione del software, l’Italia approva »t;quatta quatta«t; il “Codice della proprietà industriale” contenuto nel Decreto legislativo n. 30/2005 in vigore dal 19 marzo 2005. Si tratta di una “major release” che con 246 articoli sostituisce la precedente normativa su marchi e brevetti e che, fra le novità , contiene una disciplina specifica per i nomi a dominio e per le “informazioni riservate”.

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Negoziare un contratto di sviluppo software

Linux&C n.45

Negoziare un contratto di sviluppo software
di Andrea Monti

Le controversie che si verificano più di frequente nel settore dello sviluppo software riguardano l’incertezza nell’attribuzione dei diritti di proprietà intellettuale, il mancato rispetto dei termini di consegna del programma e la mancanza di accordo sulle funzionalità da implementare. La conseguenza di tutto questo è, nella migliore delle ipotesi, una riduzione del compenso pattuito o la perdita del cliente e, nella peggiore, una causa per inadempimento contrattuale e risarcimento danni. In questo articolo troverete una serie di suggerimenti per minimizzare i rischi di eventualità del genere.

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L’Europa, l’Italia e il brevetto sul software

Linux&C n.44

L’Europa, l’Italia e il brevetto sul software
di Andrea Monti

Il 21 e 22 dicembre scorsi la riunione del Consiglio dei ministri europei competenti in materia di caccia e pesca (si, avete letto bene, ministri competenti su caccia e pesca) avrebbe dovuto approvare la “posizione comune” che poi si sarebbe tradotta – praticamente senza più modifiche – nella direttiva comunitaria vera e propria e poi nelle singole normative nazionali di recepimento.
Ma come è possibile, ci si potrebbe chiedere, che una decisione di questa importanza sia presa da chi, con tutto il rispetto, si occupa di quote latte e specie in via di estinzione?
Possiamo solo provare a immaginare le motivazioni che hanno portato a questa scelta, ispirata chiaramente da quelle multinazionali extracomunitarie che moltiplicherebbero, così, di svariati ordini di grandezza i propri introiti. E possiamo ipotizzare che, nei corridoi dei “palazzi del potere” comunitari, aleggiassero intimazioni tipo: “Il software deve essere brevettabile e la direttiva deve passare in fretta: poche storie e non rompeteci l’anima con queste menate dell’open source.” Anche se non in questi termini, qualcosa di molto simile deve essere stato suggerito dai lobbisti nei “corridoi” quando si sono resi conto che i tentativi di far passare il provvedimento per le vie ordinarie erano tutti finiti male. E dunque, qualche esperto di ingegneria parlamentare al loro servizio ha scovato nelle pieghe delle procedure di approvazione delle direttive un escamotage o meglio una “sveltina” per far passare il tutto “sottobanco”: far approvare la posizione comune da un Consiglio dei ministri che non ha competenze in materia di proprietà intellettuale (o che, magari, è più “malleabile” di altri).

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Legge Urbani. Per non dimenticare

Linux&C n.42

Legge Urbani. Per non dimenticare
di Andrea Monti

Come tutte le azioni che provocano reazioni sproporzionate, anche quelle di contrasto alla famigerata e incivile “legge Urbani” si sono smorzate nel giro di qualche mese e si è persa memoria di tutta la spregiudicata propaganda (di destra e di sinistra) fatta dai politici sulla pelle delle persone (che, ancora una volta, sono state trattate da “delinquenti presunti” e delle imprese (che – specie quelle operanti nel settore dei contenuti – ora si trovano di fronte a nuovi balzelli e complicazioni). Nel numero scorso ho affrontato nel dettaglio i contenuti della nuova legge, mentre questo articolo fissa dei punti – del recente passato e del presente – che aiutano a non dimenticare nomi, cognomi e responsabilità politiche nella gestione di questa (in ogni senso) vergognosa vicenda.

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Netfilter vs Sitecom. Linee guida per proteggere gli “scippi” di codice

Linux&C n. 41

La causa promossa dai responsabili del progetto netfilter/iptable contro la Sitecom, accusata di avere utilizzato questo software in violazione della GPL incorporandolo in un router WLAN è sicuramente destinata a rimanere una pietra miliare nella storia del software libero.
Il fatto in sé non è particolarmente nuovo: il mondo è pieno di soggetti che, più o meno in buona fede, “dimenticano” la GPL quando riutilizzano software libero per scopi commerciali. Ma nel caso di netfilter, i responsabili del progetto hanno deciso di non subire in silenzio e, dopo avere diffidato (inutilmente) la Sitecom le hanno fatto causa chiedendo, innanzi tutto, l’emanazione di un provvedimento di urgenza che blocasse la distribuzione del prodotto incriminato.

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“Decreto Urbani” et similia. Tre mesi di papocchi dieci anni di delirio.

Linux & C n. 40

di Andrea Monti

Questo è un documento diffuso da ALCEI (e reperibile online all’indirizzo http://www.alcei.it/documenti/copyright/l04128analisi.htm) che analizza il contenuto della “legge Urbani” (ex “decreto Urbani) completando la documentazione pubblicata sul numero precedente. Rileggendo i due articoli uno dopo l’altro, ne esce fuori un quadro veramente desolante, nel quale il governo si arrende alle pressioni delle lobby e l’opposizione tradisce la fiducia riposta in lei dagli utenti. Fra l’incudine e il martello rimangono, invece, gli utenti la cui posizione sarà, con buona probabilità, ulteriormente aggravata dalla modifica alla neo approvata legge. Difficilmente, infatti, si farà marcia indietro e, anzi, verranno colmati gli spazi di tutela di interessi di settore (software, per esempio) rimasti fuori dal primo “giro di torchio”.

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Decreto Urbani: sul peer-to-peer ignoranza cieca e (in)giustizia sommaria

Linux & C n.39

di Andrea Monti

Il decreto-legge n.72/2004 (http://www.alcei.it/documenti/copyright/dlp2p0472.htm) voluto dal ministro dei beni culturali Giuliano Urbani è l’ultimo di una lunga serie di provvedimenti normativi destinati a incidere molto negativamente sul futuro dell’internet. Esso, infatti, protegge sfacciatamente una ristretta cerchia di imprese (quelle dell’audiovisivo) già ipertutelate da una legge, quella sul diritto d’autore, incivile e vessatoria. Nel contempo, criminalizzando senza distinzioni utenti e ISP, rende sempre più rischioso usare e offrire servizi internet.
Infine, come se tutto questo non bastasse, stravolge letteralmente i più elementari principi di garanzia nei procedimenti giudiziari.

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Il software libero a rischio di illegalità?

Linux&Co n.ro 37 – di Andrea Monti

La crociata contro la duplicazione abusiva scatenata dalle major dell’IT e dell’audiovisivo contro chi sviluppa applicazioni e servizi “fuori dal coro” – dai DVD player per Linux alla diffusione di informazioni sulle vulnerabilità dei sistemi – acquisisce nuovi adepti fra i produttori di hardware. Nello stesso tempo, nuove strategie di sviluppo del software “ispirate” dalle pubbliche autorità per esigenze di sicurezza e prevenzione dei reati, spingono alla creazione di software che limitano le possibilità di utilizzo da parte degli utenti.

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Il nuovo corso di Red Hat è veramente open source?

Linux&Co n. 36 di Andrea Monti

RedHat ha da poco annunciato una nuova strategia commerciale che – in sintesi – consiste nel tenere per sè lo sviluppo delle piattaforme dedicate al mondo business (RedHat Enterprise Linux – RHEL), lasciando alla comunità la gestione di un sistema operativo open source e “general purpose” chiamato “Progetto Fedora”[1].

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Brevettabilità del software. Le modifiche alla proposta di direttiva non cambiano in termini del problema

Linux&Co n. 35 – di Andrea Monti

L’approvazione del testo emendato[1] della proposta di direttiva sulla brevettabilità del software risalente allo scorso 24 settembre è stata possibile grazie a curiose trasversalità politiche[2] e ha suscitato reazioni abbastanza diverse. C’è chi – come Pietro Folena (appartenente, in Europa, al PSE, lo stesso raggruppamento politico della proponente McCarthy) – parla di “un risultato importante” e chi – Fiorello Cortiana – non si abbandona a facili entusiasmi promettendo di non abbassare la guardia.

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Sco vs IBM: Linux è fuori legge?

Linux&C n. 34 – di Andrea Monti

L’azione legale intentata da SCO Group (o, più correttamente, da Caldera che ha acquistato il glorioso marchio SCO) contro IBM lascia veramente molto perplessi. E sembra tanto un mezzo per risolvere tramite la via giudiziaria le difficoltà commerciali nelle quali versano, in generale, gli UNIX proprietari.

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EUCD. La fiera delle occasioni perdute

Linux & C n. 32 – di Andrea Monti

Da qualche tempo circolano in rete iniziative e petizioni per “fermare” la famigerata EUCD (European Union Copyright Directive). Ennesimo anello della catena normativa destinata a “legare” il diritto d’autore a un’interpretazione unilaterale, miope e lesiva dei diritti fondamentali della persona. Si tratta di iniziative che, per quanto ben animate e meritorie, sono purtroppo tardive e tecnicamente (dal punto di vista giuridico) poco efficaci.

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Fiduciary License Agreement. Una gabbia per imprigionare il free software?

Linux&Co n.ro 31

di Andrea Monti

Lo scorso 4 febbraio la Free Software Foundation Europe ha rilasciato il Fiduciary License Agreement (FLA)http://www.fsfeurope.org/projects/fla/FLA-1.0.en.pdf, un contratto grazie al quale viene trasferita all’associazione una consistente parte dei diritti d’autore originariamente proprietà di chi ha sviluppato il software con licenza GPL. Lo scopo dell’iniziativa (in teoria) è garantire una più efficace protezione innanzi tutto del software libero e poi dei diritti dei singoli programmatori. Che, secondo la FSF Europe, ben difficilmente potrebbero far valere da soli le proprie ragioni in caso di abusi compiuti da terzi che riutilizzano illecitamente un software GPL[1].

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Qualche ipotesi di lavoro per la commissione open source.

Linux&Co n.ro 29

di Andrea Monti

Dopo più di tre anni dalla presentazione al Forum per la società dell’informazione presso la Presidenza del consiglio del documento “E’ compito delle istituzioni liberarci dalla schiavitù elettronica” (http://www.alcei.it/news/cs990128.html) e all’indomani del discutibile ddl Cortiana, e delle altre sconnesse “uscite” dell’opposizione (http://www.interlex.it/attualit/folena.htm http://punto-informatico.it/p.asp?i=42140) è il momento del Governo di cimentarsi sul tema “open source e PA”.
La risposta alle ripetute istanze della società civile arriva sotto forma dell’istituzione di una commissione “per l’open source” (http://www.interlex.it/pa/commissione.htm) della quale, come è noto, si conosce il nome del solo presidente (peraltro, una scelta di valore: il prof. Angelo Raffaele Meo). Mentre non si conoscono l’identità degli altri componenti e il funzionamento della neoistituita struttura, il che – detto per inciso – non mi sembra nemmeno sbagliatissimo. Visto il tema delicato, open source e PA, è facile immaginare che i componenti di questa commissione saranno bersagliati dalle azioni dei lobbisti più agguerriti. Una volta tanto, dunque, un po’ di anonimato potrebbe non guastare.
Questa legittima esigenza, però, non dovrebbe far venire meno la trasparenza nell’operato degli esperti. Sarebbe veramente un caso di triste umorismo involontario vedere una commissione per l’open source che tiene “chiuse” le informazioni che la riguardano.
Boutade a parte, tuttavia, la considerazione non è banale perché riguarda il modello (che si potrebbe definire, appunto “aperto”) di partecipazione al processo di formazione delle leggi e dell’indirizzo politico che uno Stato dovrebbe o potrebbe darsi. Ovviamente non sto vagheggiando improbabili (e pericolose) forme di democrazia diretta ma, più semplicemente, ipotizzo uno scenario nel quale – su questioni molto tecniche – le Istituzioni possano accedere al notevole patrimonio di conoscenza disponibile (gratis) sul territorio acquisendo informazioni e punti di vista che diversamente non avrebbero avuto o avrebbero dovuto pagare a caro prezzo. E che non si tratti di speculazioni teoriche lo ha dimostrato la pregevole iniziativa dell’AIPA che all’epoca delle normazione sulla firma digitale aprì delle vere e proprie consultazioni pubbliche per raccogliere l’opinione della comunità degli esperti.
Bene, questa commissione per l’open source potrebbe rappresentare un vero e proprio “laboratorio” per approfondire un metodo di lavoro già timidamente applicato in passato. Il primo auspicio, dunque, è che la commissione non lavori con quell’approccio arrogantemente esclusivo che sta caratterizzando altre importanti riforme. Come il recepimento delle direttiva sul commercio elettronico e sul diritto d’autore (sui cui problemi vedi “Provider e responsabilità nella legge comunitaria 2001” – http://www.alcei.it/documenti/cs020619_it.htm).

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Quali leggi per l’open source

di Andrea Monti

Mi sembra una necessità fondamentale che la pubblica amministrazione utilizzi sistemi operativi, applicazioni e formati trasparenti, compatibili, senza aggravi di costi per i cittadini e nel rispetto della loro privacy.

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Dovresti fidarti del tuo venditore di software?

Linux&Co n.ro 30

di Andrea Monti

Trustworthy computing è lo slogan coniato dalla Microsoft per definire il “nuovo” approccio alla sicurezza che caratterizzerà le proprie future applicazioni. E che, per usare le parole di Umberto Paolucci, vice president della casa di Redmond, consiste nel raggiungere lo stesso livello di affidabilità del telefono o dell’elettricità tramite sistemi autogestibili, semplificazione nei processi di gestione e dando maggiore priorità alla sicurezza rispetto alla semplicità e all’introduzione di nuove funzioni [1] Superata la cortina fumogena delle “frasi a effetto”, però, è abbastanza evidente che la proposta è tutt’altro che nuova, innovativa, funzionale e coerente. Vediamo perché.

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Ripensare l’open source?

Linux&Co n.ro 24

di Andrea Monti

L’open source stenta a spiccare il salto di qualità di cui avrebbe bisogno per competere da pari a pari con gli altri protagonisti del settore ICT. Una delle ragioni di questo stallo è sicuramente l’assopimento culturale del progetto che si è addormentato oramai da qualche anno. Persino in importanti conferenze rivolte ad aziende e pubbliche amministrazioni si continua ancora oggi a parlare secondo quelli che sono diventati dei veri e propri dogmi. Che non possono essere messi in discussione senza essere accusati di eresia. Anche quando, come nel caso della proposta di legge sul software libero, ci sono fortissime perplessità sulla ragionevolezza di certe scelte. O anche nel caso, vedi la questione Mandrake/Staroffice, in cui si evidenziano precise scelte commerciali che sono in rotta di collisione con le “dichiarazioni di principio” che dovrebbero essere la “Carta costituzionale” del software libero.

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Uno strumento di lavoro: la lettera d’incarico

Linux&Co n.ro 23

di Andrea Monti

E’ un’esperienza comune a molti sviluppatori – specie ai free lance e a prescindere dall’uso di software libero – quella di essere contattati per eseguire un lavoro senza un minimo di formalizzazione dell’incarico. Il risultato è che si lavora praticamente “sulla parola”. Nulla di male quando le cose vanno come devono andare, ma in caso di contestazioni o problemi ecco che ci si trova a rimpiangere di non avere messo “nero su bianco” almeno gli elementi essenziali dell’incarico (con particolare riferimento ai diritti di proprietà intellettuale).
Dall’altro lato, le aziende si trovano spesso in imbarazzo ad operare con i software liberi perché non hanno ben chiaro il modo in cui gestire aspetti cruciali come la proprietà intellettuale o la responsabilità per l’esecuzione del lavoro.
E’ quindi necessario – prima di iniziare un qualsiasi lavoro – chiedere al cliente almeno di firmare una lettera di incarico come quella che leggete qui avanti. Ma attenzione, questa è solo una delle possibili modalità. Ovviamente non va presa e utilizzata così come è, visto che non è certo possibile prevedere quali possono essere le necessità del caso concreto. Certamente, però, rappresenta una buona traccia da seguire per dare un po’ di concretezza alla vostra attività.
Spero che vi sia utile.

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Bollino SIAE. Un regolamento “fatto su misura”

Linux&Co n.ro 19

di Andrea Monti

Tempi oscuri si preparano per l’Open Source italiano. Lo scorso 22 agosto è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il famigerato regolamento previsto dall’art.10 L.24800 (quello che rende obbligatorio il bollino anche per i supporti che contengono software) e il risultato lascia letteralmente esterreffatti. Raramente in un provvedimento normativa della Repubblica è stato dato di riscontrare un pastone così sfacciato di ignoranza tecnica, interessi di parte e indifferenza per le istanze provenienti dalla comunità degli operatori priva di “santi in paradiso”. Perchè i soliti noti hanno avuto modo e maniera di intervenire pesantemente in fase preparatoria Dalle prossime righe sarà anche evidente perchè il testo di questo regolamento sia stato “secretato” gelosamente” dalla Presidenza del consiglio, tanto da far dichiarare in un convegno pubblico organizzato dal LUG Roma all’Università La Sapienza: – all’on.Altea (il relatore della legge 248) che nemmeno a lui ne hanno dato una copia – al dott. Agoglia (relazioni esterne SIAE) di avere visto soltanto una bozza e di non avere idea di quello che sarebbe stato il testo definitivo Persino i tentativi di contatto con l’Autorità delle comunicazioni e con la Presidenza del consiglio non hanno avuto alcun esito, infrantisi malamente su un muro di gomma improvvisamente induritosi oltre ogni misura. Cominciamo con l’ignoranza tecnica. Nella gerarchia delle fonti del diritto il regolamento “sta sotto” la legge ordinaria. Questo significa che se la legge fissa dei principi, il regolamento li può solo attuare e non modificare. Questo in teoria, perchè in pratica le cose vanno molto diversamente. Come è universalmente noto, il nuovo art.181 bis della legge sul diritto d’autore stabilisce espressamente che Ai sensi dell’articolo 181 e agli effetti di cui agli articoli 171-bis e 171-ter,

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Scrivere una licenza open source

Linux&Co n.ro 17

na delle domande che ricevo più spesso riguarda il “come” scrivere una licenza open source valida all’interno dei nostri confini. Cosa non delle più semplici, anche solo considerando che nell’oceano del software libero c’è un mare di pesci simili ma anche molto diversi fra loro.

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Open Source,media e Istituzioni. Colpevoli silenzi, crassa ignoranza e arrogante presunzione

Linux&Co n.ro 16

di Andrea Monti

Nell’ultimo mese ho avuto la fortuna di partecipare a tre eventi che mi hanno consentito, da un lato, di conoscere esponenti storici del movimento Open Source internazionale come Bruce Perens e Roberto Di Cosmo e, dall’altro, di incontrare faccia a faccia – come presidente di ALCEI – il parlamentare che ha funto da relatore alla famigerata legge sul bollino, e il responsabile delle relazioni esterne della SIAE. Non tutti questi incontri hanno una relazione diretta con gli aspetti legali che normalmente tratto in queste pagine, ma per una volta spero mi perdonerete l’off topic. Che spero sia comunque interessante.

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Bollino SIAE. Aggiornamenti e sorprese

Linux&Co n.ro 15

di Andrea Monti

Punto Informatico pubblica all’URL http://www.punto-informatico.it/p.asp?i=35587 la risposta della SIAE ad una lettera dell’Associazione Software Libero che “chiedeva lumi” sulla nota vicenda dell’obbligatorietà del bollino anche per il freeware (argomento ampiamente trattato su queste pagine già all’indomani dell’entrata in vigore della riforma del diritto d’autore).

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Un responsabile Microsoft dice che Linux è una minaccia per l’innovazione

Linux&Co n.ro 14

di Andrea Monti

Non è una battuta, ma il titolo di un pezzo pubblicato il 14 febbraio 2001 su C-net che riporta a sua volta un “lancio” di Bloomberg, sulle dichiarazioni di Jim Allchin, chief operating system di Microsoft. 

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Ramen: sintomo di una malattia nella comunità open source

Linux&Co n.ro 13

Ramen è uno dei primi (forse il primo) worm che sfrutta esplicitamente le vulnerabilità di Linux, o meglio, di una sua distribuzione(http://www.cert.org/incident_notes/IN-2000-10.html).

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Open Source e Pubblica Amministrazione: un connubio difficile

Linux&Co n.ro 12

di Andrea Monti

Mentre persino i colossi dell’IT hanno pesantemente investito nel mondo del software libero, l’apparato amministrativo dello Stato è ancora alla fonda. Nonostante le molte buone ragioni che dovrebbero indurre la Pubblica Amministrazione italiana a dotarsi di sistemi Open Source, nella realtà dei fatti siamo lontani anni luce da un effettivo “cambio di rotta” che faccia puntare il Titanic amministrativo dello Stato verso porti più attrezzati, moderni e sicuri evitandogli la collisione con l’iceberg di turno.

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Chi ha rubato i sorgenti di Office, ma soprattutto, cosa mai se ne farà?

Linux&Co n.ro 11

di Andrea Monti

La notizia – se fosse vera e dimostrata – sarebbe veramente lo scoop dell’anno: nell’arco di tre mesi qualcuno sarebbe riuscito a “vedere” i sorgenti di Office e Windows grazie ad un “regalo” (un trojan horse) accolto fra le “mura di cinta” (la rete Microsoft) di una moderna Troia (la casa di Redmond). A questo punto, la domanda è: chi fa la “parte” di Ulisse e degli Achei?

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Bollino SIAE: un pesantissimo freno allo sviluppo della ICT

Lnux&Co n.ro 10

di Andrea Monti

Come oramai è universalmente noto (spero), una delle peggiori novità della nuova e vergognosa  legge sul “diritto d’autore” riguarda l’obbligo di apposizione del bollino SIAE su ogni supporto contenente programmi per elaboratore o multimediali nonchè su ogni supporto contenente suoni, voci o immagini in movimento, che reca la fissazione di opere o di parti di opere tra quelle indicate nell’articolo 1, primo comma, destinati ad essere posti comunque in commercio o ceduti in uso a qualunque titolo a fine di  lucro. (art.181 bis l.d.a.).

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La nuova legge sul diritto d’autore: nuovi freni per l’Open Source italiano

Linux&Co n.ro 9

di Andrea Monti

Approvata un attimo prima delle ferie parlamentari (il 26 luglio scorso) la nuova legge sul diritto d’autore (http://www.andreamonti.net/lex/s1496.htm) si presenta come una specie di patchwork, nel quale ciascuna lobby “ha messo del proprio”.
Così, l’industria dell’audiovisivo ha ottenuto maggiore protezione per i servizi ad accesso condizionato (pay-TV, in italiano) mentre quella del software ha raggiunto lo scopo di sostituire lo “scopo di lucro” con quello di “profitto” nell’art.171 bis (quello che punisce la duplicazione abusiva di software) annullando di fatto la preziosa opera interpretativa della giurisprudenza di molti tribunali (vedi la recentissima sentenza del tribunale di Torino ), che avevano trovato il modo di punire chi effettivamente “trafficava” in warez, evitando guai a chi commetteva al più un illecito civile. 
C’è anche da rilevare – magra consolazione – che la legge, contro la volontà delle software house, ha imposto anche per i programmi l’obbligo di apposizione del bollino SIAE sui supporti destinati alla commercializzazione, anche se non si è iscritti alla Società Italiana degli Autori ed Editori, imponendo anche ai grandi produttori oneri burocratici e maggiori costi (sicuramente “trasferiti” sul prezzo pagato dall’utente finale). Il tutto con la scusa di avere uno strumento veloce e sicuro per distinguere l’originale dalla copia.

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Duplicazione abusiva di software. Un’altra assoluzione da Torino

Linux&C n.7

di Andrea Monti

Dopo la sentenza delle (ex) Preture di Cagliari del 1996, e Bologna del 22 febbraio  1998 e del Tribunale di Taranto degli inizi di quest anno, giunge da Torino l’ennesima assoluzione in materia di duplicazione abusiva di software con una decisione depositata il 5 maggio 2000.

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Nessuna traccia dell’Open Source nel progetto italiano per la società dell’informazione

Linux&C n.8

di Andrea Monti

Buona ultima (il Rapporto Bangeman risale al 1995, mentre i progetti statunitensi addirittura all’anno prima) anche l’Italia è arrivata ad avere un piano d’azione per lo sviluppo della società dell’informazione. Un ambizioso progetto annunciato il 22 giugno scorso che, almeno nelle intenzioni dovrebbe emancipare il nostro paese dalla condizione di sottosviluppo tecnologico nella quale versa da tempi immemorabili.

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Il CFP 2000 fra Privacy e Open Source

Linux&C n.6

di Andrea Monti

Fin dal 1991 il Computer Freedom and Privacy (http://www.cfp.org) ha rappresentato il punto d’incontro annuale della electronic community americana, costituendo il tentativo di “mettere attorno ad un tavolo” forze dell’ordine e comunità hacker per discutere e spiegare i reciproci punti di vista.

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Andare a GPL

Linux&C n.5

Molto spesso – quasi sempre – quando si parla di sistemi Open Source l’attenzione si concentra subito sulle enormi possibilità aperte dal poter maneggiare sorgenti, saltando a piè pari l’innovazione culturale che ha reso possibile Linux, il suo passato e il nostro futuro: la GPL (http://www.opensource.it/openpress/gnu_gen_pub_lic.html). Il prerequisito per il successo di un progetto Open Source, infatti, è riuscire ad essere certi che tutti i partecipanti, ovunque nel mondo, si conformino ad un “codice di comportamento” comune. Proprio questa percezione spinse RMS a scrivere la Gnu General Public License che altro non è se non un vero e proprio atto che impone a chiunque voglia godere dei vantaggi connessi alla libera modificabilità e riproducibilità dei sorgenti, di rilasciare il proprio software sottoponendolo alla stessa regolamentazione. Se volete, la GPL è una cosa a metà fra una “catena di S. Antonio” e una vendita multilivello.

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