Google, scrive Repubblica.it, annuncia un sistema di etichettatura che consente di “qualificare” i contenuti come “verificati”. Si tratta, secondo l’articolo, di
uno strumento per fare ordine tra i tanti, troppi link che ogni giorno ci informano e ci confondono. Un esperimento che Repubblica ha abbracciato per sgomberare il campo dalle nuvole della ”misinformation”. Così, passo dopo passo, è possibile ”verificare” le quattro bugie sulla morte ”insabbiata” di Giulio Regeni in Egitto: è il fact checking alla base dell’inchiesta di Carlo Bonini e Giuliano Foschini che – assieme al Checkpoint di RepubblicaTv – è parte di un progetto più ampio illustrato oggi sul quotidiano con Super8.
Chissà se grazie a questo esperimento verranno cancellati (o almeno corretti) gli articoli che in queste ultime settimane ho analizzato e dei quali ho evidenziato imprecisioni, errori e – appunto – mancata verifica delle fonti. Sarebbe un interessante esercizio di autocritica da parte dei professionisti dell’informazione, ma penso che ben difficilmente qualcuno di costoro ammetterà in pubblico di avere sbagliato. Mentre lo stesso “qualcuno” continuerà come prima a realizzare “news” con lo stesso, superficiale approccio.
Avete presente la storia della trave e della pagliuzza?
Possibly Related Posts:
- La rottura tra Stati e big tech non è mai stata così forte
- Le accuse mosse a Pavel Durov mettono in discussione la permanenza in Europa di Big Tech
- Cosa significa l’arresto di Pavel Durov per social media e produttori di smart device
- Il senso di Apple per la privacy
- I governi possono “suggerire” la censura ai social network?