Tassonomia dell’hypocritical correct

Piccolo elenco delle ipocrisie che circolano a vario livello spacciate come “difesa dei diritti umani”:

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Apple, il riconoscimento facciale e il diritto di difesa (extra: qualche spunto sul GDPR)

La notizia sta prendendo slancio: Osumane Bah, studente accusato di furti ripetuti in Apple store situati in diverse città degli Stati Uniti, ha intentato una causa contro l’azienda di Cupertino per ottenere un risarcimento di un miliardo di dollari per essere stato erroneamente identificato da Apple come l’autore di questi crimini. La prova decisiva che porta al suo coinvolgimento nelle indagini, questa è la base dell’azione di Bah, è che è stato erroneamente identificato da un sistema di riconoscimento facciale gestito da Apple o da una società di sicurezza assunta per fare questo lavoro. Continue reading “Apple, il riconoscimento facciale e il diritto di difesa (extra: qualche spunto sul GDPR)”

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Fotografare operatori di polizia durante gli interventi

La possibilità di fotografare persone in luoghi pubblici è uno degli argomenti più caratterizzati dalle opinioni personali piuttosto che da una precisa conoscenza di normativa e giurisprudenza. Dunque, si leggono opinioni (anche autorevoli) secondo le quali sarebbe vietato in senso assoluto fotografare o videoriprendere in luoghi pubblici perchè sarebbe “contro la privacy”. Continue reading “Fotografare operatori di polizia durante gli interventi”

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Libri che ho scritto o tradotto

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Dai Garanti tedeschi istruzioni inutili su GDPR e ricerca medico-scientifica

Il Datenschutzkonference, l’organismo che raggruppa i garanti dei dati personali tedeschi ha pubblicato un documento sul raporto fra il Considerando 33 del GDPR e la sua applicazione alla ricerca scientifica. E come spesso accade quando ci si confronta con questo tema, i risultati sono inutili, incoerenti e inapplicabili.  Un’analisi più dettagliata consentirà di capire la ragione di un giudizio così netto su questo documento.

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That’s None of Your Business, ovvero: la privacy secondo Apple

That’s none of your business, “non sono fatti tuoi” questa è la concezione piuttosto rozza che Apple ha scelto per una campagna pubblicitaria dell’iPhone. Il video è tutto impostato sul concetto di “statemi alla larga” e ritrae segni di divieto d’accesso, distruggidocumenti e – alla fine – un lucchetto che si trasforma nella mela morsicata, marchio dell’azienda.

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There ain’t no such thing as a Russiagate

All’epoca dei fatti Linkedin e i media generalisti furono inondati da commenti su quella che era solo un’ipotesi (il coinvolgimento della Russia nel condizionare il risultato delle elezioni americane), con la pletora di implicazioni su eserciti di troll comandati a bacchetta – pardon, a tastiera – per manipolare le coscienze ecc. ecc. Tutto finto, ma i danni provocati da quella notizia sono piu’ che reali.

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Il marketing spregiudicato e irresponsabile della “privacy”

Sui media statunitensi ogni tanto escono articoli – puntualmente ripresi in modo più o meno pedissequo da quelli italiani – sullo “scandalo” dettato dai tentativi delle forze di polizia di ottenere accesso agli iPhone, senza spiegare il perchè a un legittimo potere dello Stato che opera all’interno della legge dovrebbe essere impedito di ottenere le informazioni contenute in uno smartphone.

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La sentenza di condanna sul caso Stamina non risolve il problema di fondo: non è un giudice che puo’ distinguere la scienza dalla superstizione

Un anno e mezzo di reclusione e venticinquemila Euro di multa, questa la pena richiesta dal Procuratore generale di Torino per quattro medici nel processo di appello del caso Stamina. Non conoscendo gli atti del processo non posso dire se sia una richiesta fondata o esagerata (per eccesso o difetto). Fatto sta che se venisse confermata sarà certamente sospesa o scontata in modo diverso dalla reclusione. Ma non è questo il punto.

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Piattaforme digitali, liberta’ fondamentali e rischi per la democrazia costituzionale

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Una sentenza della Cassazione sulla diffusione di dati sensibili da parte della PA

Con una difesa tecnicamente  non robustissima, la Provincia di Foggia aveva impugnato un provvedimento  emanato dal Garante per i dati personali che aveva sanzionato l’ente per avere diffuso dati relativi allo stato di salute di un dipendente, ritenendo di essere autorizzati ex lege in nome della trasparenza amministrativa.

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La titolarità del trattamento nel caso Rousseau

In questa dichiarazione il vicepresidente del Consiglio parla di Rousseau come di un software del Movimento5Stelle (dice “un software che non abbiamo più”).  Al di la, dunque, dell’apparenza formale, se ne dedurrebbe che non l’Associazione Rousseau ma il Movimento5Stelle sia il “proprietario” della piattaforma – che peraltro è una personalizzazione di MovableType, se non ricordo male – e dunque pure titolare del trattamento.

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Tutela della vita privata, protezione dei dati personali e privacy. Ambiguità semantiche e problemi definitori

Questo articolo analizza il rapporto fra tutela della vita privata, protezione dei dati personali e diritto alla privacy per evidenziare i problemi interpretativi derivanti da una non chiara definizione dei concetti e degli istituti giuridici coinvolti. Evidenzia come non sia possibile considerare come sinonimi il diritto alla protezione dei dati personali e quello alla tutela della privacy e come il diritto al rispetto della vita privata e familiare abbia un contenuto molto più ampio di quello che, normalmente, si ricomprende genericamente nella nozione di privacy. Analizza le conseguenze derivanti dal ridurre la nozione di privacy alla sue caratteristiche funzionali di segretezza, anonimato e diritto alla solitudine. Propone la positivizzazione del concetto di privacy come diritto al controllo sulle proprie informazioni personali, in modo da fornire un’autonomia altrimenti inesistente a questo diritto fondamentale – di Andrea Monti[1]  Diritto di internet n. 1/19 Continue reading “Tutela della vita privata, protezione dei dati personali e privacy. Ambiguità semantiche e problemi definitori”

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Ancora su Rousseau e la sanzione del Garante dei dati personali

Il commento che ho pubblicato alla sanzione irrogata dal Garante dei dati personali all’Associazione Rousseau impone qualche ulteriore approfondimento rispetto al tema dei limiti ai poteri delle autorità indipendenti e – nel caso di specie – a quelli del Garante dei dati personali.

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Su Rousseau il Garante ha sbagliato prospettiva (e forse competenza)

Il Garante dei dati personali ha sanzionato l’Associazione Rousseau, che detiene i diritti sull’omonima piattaforma utilizzata dal Movimento5Stelle per gestire con “democrazia diretta” la vita politica del Movimento stesso. La sanzione ha riguardato non un fatto concreto, ma la ipotizzata – secondo il Garante – manipolabilità del voto espresso tramite questo strumento per via del “superpotere” riservato agli amministratori di sistema e alla mancata adozione di altri adempimenti di sicurezza. Il problema (serio) di Rousseau, tuttavia, non è quello di cui si è preoccupato il Garante dei dati personali ma quello della tutela dell’indipendenza e della libertà del Parlamento, e dunque di ordine pubblico (materia sottratta alle competenze del Garante).

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Repubblica.it e la (cattiva) divulgazione scientifica (oggi si parla di genetica)

Da Repubblica.it, a firma di Elena Dusi

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