A promuovere la causa, un’associazione animalista che pretendeva il riconoscimento dell’esistenza di un atto creativo dell’animale.
Questo tentativo e’ l’ennesima variazione (estremizzata) sul tema del “dirittismo”, cioe’ della separazione fra “diritto”, “dovere” e “responsabilità”.
In tanto possiamo vantare dei diritti, in quanto possiamo assumerci la responsabilità nell’adempimento (o inadempimento) di un dovere.
Senza responsabilità – e dovere – non si ha, passatemi il gioco di parole, diritto ai diritti. E dunque, con buona pace della PETA, il buon macaco di “diritti” non può averne.
Il tema non riguarda solo il macaco fotografo ma – come accade nel caso degli illeciti compiuti anche online da minori – anche la deresponsabilizzazione dei genitori (e’ colpa di internet) fomentata da politicanti e “opinionisti”. Che trovano piu’ semplice scaricare fantomatiche colpe su “algoritmi”, “intelligenza artificiale” e via discorrendo, piuttosto che applicare, semplicemente, l’articolo 27 della Costituzione: la responsabilità penale è personale…
Possibly Related Posts:
- Un’app che mappa la polizia anti-immigrazione è stata tolta dagli store. Una nuova forma di censura?
- Il blocco russo di Facetime non è censura, ma strategia
- In Australia è entrata in vigore la legge che vieta i social ai minori: ecco cosa prevede
- Perché abbiamo accettato che il software possa fallire (e perché non possiamo più permettercelo)
- Un attacco a un fornitore di OpenAI ha rivelato (di nuovo) l’estrema fragilità della rete Internet
