Il remake di Suspiria e’ terrificante o, per i non amanti del genere, fa semplicemente schifo.
Non e’ il primo ne’ l’ultimo film a generare paura “genuina”, e tantissimi altri, di vario valore artisitico, si “intrattengono” a vario livello di dettagli ed efferatezza su atti di violenza, istigazione all’odio e a commetere reati, apologia del “male” ecc. ecc.
Ma siccome “sono soltanto film” possono tranquillamente circolare, basta che siano accompagnati dal visto dell censura (pardon, oggi si chiama “nulla osta film, e lo rilascia il MIBAC).
Nessuno accusa il registra, il produttore, il distributore e il gestore del cinema di propagandare materiale magari lecito ma “dannoso” per i minori. E se accade, e’ solo pubblicita’ gratuita.
Ma quando le stesse cose spuntano su qualche sito internet, scatta subito la reazione scandalizzata: “e’ inaccettabile che circoli robaccia del genere” e dunque si invocano leggi contro i provider e censura generalizzata.
Ma da questo ipocrita “doppio binario” si puo’ trarre una proposta concreta per decidere cosa sia contenuto dannoso online: se puo’ andare sugli schermi cinematografici, allora puo’ circolare online.
Perche’ no?
Possibly Related Posts:
- La rottura tra Stati e big tech non è mai stata così forte
- Le accuse mosse a Pavel Durov mettono in discussione la permanenza in Europa di Big Tech
- Cosa significa l’arresto di Pavel Durov per social media e produttori di smart device
- Il senso di Apple per la privacy
- Così Big Tech ha imparato a monetizzare la nostra fuga dalla realtà