COVID-19: il problema non è calmierare i prezzi delle mascherine, ma dei beni primari

Come già ai tempi dell’ingresso dell’Euro, dove in modo spregiudicato i prezzi vennero “adeguati” al tasso di cambio 1 Euro-mille Lire, in tempi di COVID-19 i prezzi dei beni primari si stanno alzando oltre la soglia del tollerabile.

Ovviamente non è in discussione il diritto degli imprenditori di fare profitto e adeguare i prezzi a fronte delle difficoltà che stanno incontrando ma, richiamando l’immortale Totò, “ogni limite ha la sua pazienza”.

E’ la replica di un comportamento predatorio che si approfitta dello stato di bisogno e che è ancora più inaccettabile in una condizione di sostanziale impoverimento delle fasce più deboli della società. Ed è la replica del disinteresse delle istituzioni, che si concentrano sul calmierare il prezzo delle mascherine piuttosto che adottare il pugno di ferro contro chi specula – letteralmente – sulla fame delle persone.

E’ urgente interrompere questi comportamenti perchè di fronte alla durissima crisi economica che ci aspetta, la disponibilità a subire passivamente delle volgari speculazioni potrebbe terminare, innescando reazioni imprevedibili in termi di ordine pubblico e scatenando una nuova rivolta del pane.

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