La ricostruzione dell’attentato di Orly fatta da Anais Ginori su Repubblica.it offre alcuni interessanti spunti di riflessione sia in termini giornalistici, sia in termini di sostanza.
L’articolo è stato scritto con scarsa attenzione o frettolosamente, come dimostra il fatto che, parlando del contenuto dello zaino indossato dall’attentatore, in un punto si dice che
All’interno sono stati trovati anche 350 euro, un accendino, un pacchetto di sigarette e un Corano
ma poi, all’interno dello zaino, qualche riga più tardi compare una tanica di benzina e la somma aumenta fino a 750 euro
Dentro, ci troveranno una tanica di benzina, un Corano, 750 euro in contanti, un pacchetto di sigarette e un accendino.
Sconfortante il tributo versato alla parità di genere, che si è tradotto nell’uso di un orribile “soldata” invece di un più accettabile “soldatessa” o, più semplicemente, “militare” (se proprio la giornalista avesse voluto percorrere questa strada).
Sul merito della questione, invece, l’articolo rimane a un livello estremamente superficiale.
Per esempio, la giornalista non si è chiesta come sia stato possibile disarmare un militare che opera non in zona di guerra – dove le condizioni sono talmente dure e imprevedibili da far mettere in conto l’eventualità – ma nell’ambito di una “normale” missione di controllo del territorio.
Se Ginori si fosse fatta questa domanda, avrebbe scoperto un articolo dell’edizione francese di Huffington Post firmato da Roman Herreros che fornisce indicazioni utili anche per la situazione italiana. Leggendo il pezzo di Herreros, che intervista un militare, si scopre che alla missione Sentinelle (una sorta di Operazione strade sicure) partecipano soldati con un addestramento base. Dice, infatti, l’intervistato:
Concrètement, tu n’enlèves pas son Famas à un para”. 1
e poi, parlando della natura dell’operazione Sentinelle, lo stesso soldato
… rappelle au HuffPost que Sentinelle est une mission PROTERRE. “C’est à dire que peuvent y participer tous ceux qui ont reçu la formation ‘de base’ de soldat. Et pas tous sont préparés ou ont une expérience de combats en zone urbaine”, note-t-il. 2
I dati che l’articolo di Ginori avrebbe dovuto evidenziare, dunque, sono almeno due:
- nemmeno la Francia ha un numero di militari sufficientemente addestrati per controllare le proprie infrastrutture critiche,
- l’impiego di militari poco addestrati è pericoloso, perché consente a un attentatore – come nel caso di Orly – di procurarsi le armi necessarie ai suoi scopi direttamente sul posto. Evitando così di allertare in anticipo le strutture di intelligence con comportamenti tipo cercare determinate armi sul mercato nero.
Se, poi, Ginori avesse voluto ampliare la riflessione estendendola anche ad aspetti di politica economica e della difesa europea, avrebbe scoperto che il FAMAS è stato pensionato a favore dello Heckler&Koch HK416, il fucile d’assalto tedesco che ha superato il Beretta ARX160 nel concorso per la selezione della nuova arma d’assalto per l’esercito francese.
Sintetizzando, dunque, con un minimo di approfondimento Ginori avrebbe potuto:
- descrivere sinteticamente l’evento (il suo articolo contiene nulla più di quanto si trova in altri pezzi che si occupano dell’attentato),
- evidenziare le criticità delle scelte politiche francesi in materia di controllo del territorio e trarne indicazioni da fornire ai politici italiani,
- fornire un quadro più ampio sui risvolti politici dell’evoluzione dell’industria della difesa.
Sarebbe stato veramente così difficile?
- In realtà non puoi togliere il suo FAMAS a un Paracadutista ↩
- ricorda a Huffington Post che Sentinelle è un’operazione PROTERRE. Vuol dire che ci possono partecipare tutti quelli che hanno ricevuto l’addestramento base. E non tutti sono preparati oppure hanno un’esperienza al combattimento in zone urbane, fa notare ↩
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