Cybersicurezza, dominio cibernetico, information warfare… chiamate come vi pare l’uso bellico delle tecnologie dell’informazione, ma il fatto rimane: la tranquillizante assenza di cadaveri e scene di distruzione del “ciberspazio” consente di compiere atti di guerra verso Paesi sovrani senza doversi preoccupare di qui rompiscatole dei giornalisti che documentano massacri e “errori di traiettoria”, o della “propaganda nemica” che mostra le atrocità del conflitto.
Considerato che cio’ che conta è l’evento e non lo strumento utilizzato per causarlo, e se è vera la notizia di Repubblica, gli USA hanno compiuto un atto ostile verso l’Iran.
Poco importa che abbiano usato computer invece di missili balistici, un atto di guerra è un atto di guerra.
Con tutte le conseguenze del caso, anche per gli (ignari) alleati.
Possibly Related Posts:
- Ripubblicazione di foto e contenuti: il problema non è il consenso ma la violazione della dignità
- Perché è sbagliato (e pericoloso) imporre il copyright sull’essere umano
- Suicidi e intelligenza artificiale: ChatGPT può essere ritenuta responsabile?
- Jean Pormanove e la morte in diretta: quando la libertà diventa spettacolo estremo
- I pericoli dell’autosorveglianza: il caso De Martino e la vulnerabilità della “casa digitale”