COVID-19: l’atecnicità delle parole e il regno del caos

Fra le tante critiche al parlamento, al goverrno e agli enti locali credo che l’utilizzo sciatto delle parole sia la più importante e la più trascurata.

“Attività sportiva” non vuol dire “fare allenamento”, “attività motoria” non significa “fare quattro passi”, “congiunti” non si estende alle coppie di fatto, “licenza aperta” (in relazione allo “app”osito software di contact-tracing) non vuol dire niente… sono solo alcuni esempi di come a nozioni giuridicamente precise sono stati preferiti dei termini che “suonano meglio” e di come concetti consolidati nel diritto o in settori industriali sono stati utilizzati avendo in mente un significato diverso. Il risultato di questa sciatteria si è tradotto intanto nella proliferazione di “FAQ” e d interviste con le quali i governi (nazionale e regionali) hanno “spiegato” cosa si può e cosa non si può fare, sostituendosi in un colpo solo al Parlamento (cui spetta l’interpretazione autentica di una norma) e alla magistratura, che controlla il modo in cui la norma è stata applicata dal governo e rispettata dai cittadini.

Peccato che le “FAQ” non hanno nessun valore e serv a poco agitarle davanti a un’operante che vuole contestare la violazione di una delle tante “ordinanze emergenziali” o addirittura di norme penali come fosse una croce d’argento imperlata di aglio sperando di respingere il vampiro.

Da più parte, anche da colleghi, mi sono sentito dare del pedante e dell’azzeccagarbugli perchè “non si può andare troppo per il sottile” e dire che “se il governo dice che posso, allora posso, e voglio vedere quale giudice mi condanna”. Come se applicare i fondamenti dell’interpretazione alla lettura delle norme fosse un orpello inutile di fronte alla “sostanza dei fatti”.

Questa attitudine, specie perchè diffusa anche fra professionisti del diritto, è estremamente pericolosa perchè indebolisce il ruolo della legge come strumento di regolazione sociale e rispetto delle regole del gioco.

Mai come in tempi di emergenza abbiamo bisogno della Legge per evitare che “salti il banco”. Quello che non ci serve sono norme pensate male e scritte peggio che servono solo ad aumentare paura, incertezza e dubbio.

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