COVID-19: contact-tracing e università

In tutta la vicenda del contact-tracing c’è una cosa che non capisco: per quale motivo, invece di rivolgersi al settore privato, il governo non ha chiesto alla nostra università di progettare e realizzare il software e l’infrastruttura necessaria?

I politecnici avrebbero poutto progettare e realizzare, i docenti di cybersecurity avrebbero garantito la sicurezza. Giurisprudenza avrebbe contribuito alla protezione dei dati e alla gestione della proprietà intellettuale. Il CINECA o il CNR avrebbero potuto mettere a disposizione l’infrastruttura. Il mondo della medicina avrebbe potuto indicare le necessaità terapeutiche. Insomma, avremmo avuto tutto, subito e a costo zero.

E già che ci penso, perchè questo modello non diventa lo standard per il soddisfacimento delle necessità informatiche della pubblica amministrazione, invece di renderla sottomessa – come sta accadendo di questi tempi – a prodotti proprietari e, per di più, gestiti da aziende extracomunitarie che sottraggono risorse economiche all’Italia?

L’università può diventare la fabbrica degli strumentti per la pubblica amministrazione e traghettarla, finalmente verso una modernità che in altri luoghi è già stata raggiunta da tempo.

So che è un sogno, ma almeno questa libertà che non sia messa in quarantena.

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