L’ipocrisia di chi si scandalizza dei contenuti “dannosi”, ma solo se sono online

Il remake di Suspiria e’ terrificante o, per i non amanti del genere, fa semplicemente schifo.

Non e’ il primo ne’ l’ultimo film a generare paura “genuina”, e tantissimi altri, di vario valore artisitico, si “intrattengono” a vario livello di dettagli ed efferatezza su atti di violenza, istigazione all’odio e a commetere reati, apologia del “male” ecc. ecc.

Ma siccome “sono soltanto film” possono tranquillamente circolare, basta che siano accompagnati dal visto dell censura (pardon, oggi si chiama “nulla osta film, e lo rilascia il MIBAC).

Nessuno accusa il registra, il produttore, il distributore e il gestore del cinema di propagandare materiale magari lecito ma “dannoso” per i minori. E se accade, e’ solo pubblicita’ gratuita.

Ma quando le stesse cose spuntano su qualche sito internet, scatta subito la reazione scandalizzata: “e’ inaccettabile che circoli robaccia del genere” e dunque si invocano leggi contro i provider e censura generalizzata.

Ma da questo ipocrita “doppio binario” si puo’ trarre una proposta concreta per decidere cosa sia contenuto dannoso online: se puo’ andare sugli schermi cinematografici, allora puo’ circolare online.

Perche’ no?

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