Il comunicato stampa 84/2017 emesso dalla Corte di giustizia europea sul trasferimento dei PNR fra UE e Canada contiene una importante (quanto sottovalutata) dichiarazione:
il trasferimento dei dati PNR dall’Unione al Canada nonché le norme dell’accordo previsto sulla conservazione dei dati, il loro uso e il loro eventuale trasferimento ulteriore ad autorità pubbliche canadesi, europee o estere comportano un’ingerenza nel diritto fondamentale al rispetto della vita privata. Parimenti, l’accordo previsto comporta un’ingerenza nel diritto fondamentale alla protezione dei dati di carattere personale.
Questo inciso della Corte chiarisce ciò che già la direttiva sulla protezione dei dati personali e il GDPR hanno detto: la privacy è un diritto diverso da quello alla protezione dei dati personali.
Non si tratta soltanto di semantica giuridica. Riaffermando la differenza fra questi due istituti giuridici, la Corte ha avvisato (seppure involontariamente) tutte le parti coinvolte nell’applicazione di questa normativa, comprese la autorità garanti: intepretare la direttiva sulla protezione dei dati personali e il GDPR come “leggi sulla privacy” conduce a interpretazioni sbagliate della ratio normativa, con il rischio di sostenere costi inutili per la conformità a norme non rilevanti, e sanzioni ingiuste che costringeranno le aziende a spendere tempo e risorse per difendersi in tribunale.
Possibly Related Posts:
- Caso Raoul Bova: più che la privacy c’entra il codice penale
- Il vero fallimento dell’Ue nell’accordo sui dazi è aver accettato che i diritti sono negoziabili
- Usa. L’intelligenza artificiale secondo Trump: potenza, biosecurity e zero regoleUsa
- Caso kisscam Coldplay: perché non c’è privacy negli spazi aperti
- Digital Omnibus: la Commissione UE pronta a riscrivere le regole su AI, dati e cybersecurity