di Andrea Monti – PC Professionale n. 108
Dopo la Pretura di Cagliari e quella di Bologna, è toccato alla magistratura tarantina pronunciare un’altra sentenza di assoluzione in un caso di presunta duplicazione non autorizzata di software.
Lo scorso 20 gennaio si è infatti concluso un processo “simbolo” della telematica italiana, quello a Giovanni Pugliese, esponente di primo piano dell’associazione di volontariato Peacelink (http://www.peacelink.it), che nel “lontano” 1994 (durante l’Italian Crackdown) subì il sequestro del BBS, ritenuto una “centrale di spaccio” di software duplicato abusivamente. In realtà non era così e la sentenza lo ha riconosciuto pienamente.
Questa vicenda suscitò molto scalpore, dando origine persino ad interrogazioni parlamentari relative al modo in cui furono condotte le indagini specie a fronte del fatto che – come poi hanno dimostrato le perizie – venne rinvenuto un solo programma privo di regolare licenza, che peraltro non era stato ceduto a terzi.
L’assoluzione è stata motivata affermando – ai sensi dell’art. 530 primo comma che “il fatto non costituisce reato”.
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