Governare l’online. All’italiana

PuntoCom

di Andrea Monti

I cambiamenti nell’internet governance italiana verificatisi nel 2002 sono, essenzialmente, caratterizzati dalla “assenza” delle Autorità indipendenti e, viceversa, dal massiccio ingresso del Governo nella gestione della Local Internet Community (vedi la questione Naming/Registration Authority punto.com 20.12.2002) e nell’adozione di provvedimenti di “occupazione del territorio”.

In altri termini, è stato avviato – più o meno consapevolmente – un procedimento di “istituzionalizzazione” dell’Internet italiana.
Sul versante giudiziario diverse decisioni (di segno a volte contraddittorio) hanno cominciato a definire i confini delle responsabilità per chi opera online. Anche se molto ancora c’è da fare sull’argomento.

Parlamento.
Non ha dato segni di vita sul punto. Praticamente nulla si registra, a parte alcune uscite estemporanee di qualche parlamentare sull’open source e sul diritto d’autore, oltre alle solite invocazioni di repressione della privacy in nome di non meglio identificati “interessi superiori”. Segna ancora il passo il sistema giuridico della firma digitale che non è stato ancora modificato per risolvere i problemi sulla perdita di valore legale del documento alla scadenza del certificato digitale. Rendendo – di fatto – non utilizzabile questo sistema.

Autorità indipendenti
Sostanzialmente latitanti – sul versante Internet – Antitrust, Autorità per le comunicazioni e Garante per i dati personali. Le prime due sono state molto più attive nel settore della telefonia che in quello dati. Il che ha costretto gli Isp a continue battaglie giudiziarie per cercare di tenere in equilibrio il mercato. Il Garante per i dati personali, invece, non è andato oltre l’enunciazione di dichiarazioni di principio e alcuni interventi sporadici su spam, e-mail e profilazione online. Ma non ha varato misure importanti e previste da tempo come l’autoregolamentazione dei servizi internet.

Governo e sicurezza
La sicurezza informatica è una delle priorità del 2002. Viene istituito il Comitato nazionale per la sicurezza che, fra le varie attribuzioni, si occupa anche dell’internet. In probabile risposta al dibattito politico iniziato (prima) all’estero e poi in Italia, è istituita una commissione temporanea per l’open source nella pubblica amministrazione.
Il Ministero delle comunicazioni – mentre continua la collaborazione con il “sacerdote antipedofili” Di Noto (le cui posizioni sono già state oggetto di forti critiche), “mette mano” alla disastrosa situazione del sistema di registrazione dei domini .it. E annuncia, per il 2003, la creazione di una fondazione che sostituirà (finalmente) Naming e Registration Authority dimostratisi incapaci di fare fronte alle nuove esigenze del Domain Name System italiano.
Avviati inoltre i lavori per il recepimento delle direttive comunitarie in materia di e-commerce e diritto d’autore. Con il testo del decreto – come spesso purtroppo accade – rigorosamente “secretato” salve alcune “eccezioni”.

Vicende giudiziarie.
Sostanziale sconfessione delle apocalissi invocate da chi voleva la rete invasa da pervertiti, terroristi e altre amenità. Le indagini giudiziarie sui cosiddetti “pedofili online” – spesso sbandierate sui mezzi di comunicazione – riguardano sistematicamente, molto spesso, onanisti, curiosi, adolescenti e persone poi dimostratesi innocenti. Mentre, a distanza di anni dalla notizia della scoperta del “giro di pedofili”processi come quello di Torre Annunziata non sono stati ancora aperti.
Di terroristi, al momento, non c’è traccia come non c’è evidenza significativa di procedimenti penali per accessi abusivi.
Il 2002 è stato anche l’anno di due sentenze penali in materia di diffamazione online (probabilmente le prime nel nostro Paese).
A seguito dell’attentato alle Twin Towers l’Italia – come altri Paesi – ha attivato sistemi di intercettazione preventiva anche per quanto riguarda il traffico internet ma non è chiaro, in pratica, con quali garanzie per i cittadini.
I tribunali penali di Latina e Milano, applicando la nuova legge sull’editoria, equiparano un sito internet a un prodotto editoriale e pertanto gli estendono la protezione costituzionale del divieto di sequestro e censura. In controtendenza, la Procura di Roma sequestra un sito che ospita annunci “personali” come quelli pubblicati da noti quotidiani (che invece continuano senza problemi). Nonostante la depenalizzazione di alcuni illeciti legati alla clonazione di smartcard pay-tv, continuano le indagini su fatti che non sono previsti dalla legge come reato.

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