Affrontare la pandemia non è fare la guerra

Questo è un estratto da COVID-19 and Public Policy in the Digital Age. Spiega perché la “metafora della guerra” è un messaggio sbagliato da trasmettere al pubblico.

L’ universale incitamento a “fare la guerra” può essere appropriato nel contesto della propaganda geopolitica sulla “seconda guerra fredda” tra Stati Uniti e Cina, ma, come viene spiegato più avanti, è meno consigliabile quando si affronta una pandemia.

La retorica (medici e operatori sanitari descritti come ‘eroi’), sfruttata dai politici e dai media è parte integrante di questa metafora militarista, in particolare negli Stati Uniti:

[L’agonismo] – assumere una posizione bellicosa anche in contesti che non sono  di guerra – pervade i nostri dibattiti pubblici e privati, portandoci ad affrontare le discussioni e gli altri con uno spirito conflittuale. La risultante “cultura avversariale” rende più difficile risolvere i problemi ed è corrosiva per lo spirito umano… Creando un’atmosfera di animosità, rende gli individui più propensi a mettersi l’uno contro l’altro, così che tutti si sentono più vulnerabili e più isolati. Ed è per questo che la cultura avversariale è distruttiva per il bene comune. 1

Il richiamo all’idea dell’essere in guerra ha contribuito a fomentare panico e all’egoismo che si è manifestato nella corsa ad accaparrarsi cibo nei supermercati di tutto il mondo.

Il ruolo di questa metafora nella formazione dell’opinione pubblica e delle politiche pubbliche relative al Coronavirus non può essere sottovalutato. La metafora è “una struttura pervasiva, irriducibile e immaginativa della comprensione umana che influenza la natura del significato e limita le nostre inferenze razionali”. L’intrinseca ambiguità delle metafore che ha portato Hobbes – metaforicamente – a chiamarle ignes fatui è proprio ciò che le rende preziose nella psicoterapia per guarire, nella pubblicità per convincere, e, in politica, per ingannare. Ma, come già detto, non stiamo facendo una guerra contro il virus.

Gli effetti psicologici della guerra sui civili includono disordine da stress post-traumatico, depressione, ansia e altre forme di disagio emotivo. 12  Le misure di contenimento del COVID-19 hanno causato problemi simili; ma in tempo di guerra, è relativamente facile giustificare la necessità di denunciare le spie, e accettare che il contrasto a nemici occulti richiede misure eccezionali. L’esigenza di rifornire i soldati in prima linea facilita l’accettazione da parte dei civili della scarsità dei beni. In condizioni estremamente dure, quando la prima regola è “sopravvivere”, la solidarietà sociale è lasciata indietro. D’altra parte, anche nel caso di un’invasione o di un’occupazione nemica le persone mantengono almeno una blanda consapevolezza dei propri diritti quando contestano gli abusi del nemico.

Affrontare una minaccia invisibile, schiacciante e non umana non è un attacco diretto contro un paese o una nazione. Non c’è nessuno contro cui essere uniti, nessun posto dove nascondersi, e nessun modo per reagire:

[Quando sei in lotta con una delle sfide di Madre Natura, come un virus o un cambiamento climatico, l’obiettivo non è sconfiggerla. Nessuno può farlo. Lei è solo chimica, biologia e fisica. L’obiettivo è adattarsi. 2

È quindi evidente che le metafore militariste

non sono particolarmente adatte a dire alla gente cosa non fare. “Le metafore di guerra invitano alla mobilitazione, all’azione, a fare qualcosa”, mi ha detto Veronika Koller, linguista dell’Università di Lancaster in Inghilterra. In questa pandemia, i governi stanno chiedendo alla gente di fare il contrario: rinunciare alla normale routine ed evitare di uscire. In parole povere, di non fare nulla. Le metafore di guerra tendono anche ad essere, beh, metaforiche. Mancano di precisione e chiarezza, che sono entrambe disperatamente a corto in questo momento. 3

Se l’obiettivo di un governo è indebolire il senso di democrazia dei cittadini, il terrorismo piuttosto che la guerra sarebbe stata una metafora più appropriata per caratterizzare l’atteggiamento dei governi e dei media nei confronti della COVID-19: un nemico invisibile e letale, capace di attaccare in qualsiasi momento e ovunque, contro il quale solo le autorità possono salvare il paese.

  1. Tannen 2013
  2. Friedman 2020
  3. Serhan 2020

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