Il software libero a rischio di illegalità?

Linux&Co n.ro 37 – di Andrea Monti

La crociata contro la duplicazione abusiva scatenata dalle major dell’IT e dell’audiovisivo contro chi sviluppa applicazioni e servizi “fuori dal coro” – dai DVD player per Linux alla diffusione di informazioni sulle vulnerabilità dei sistemi – acquisisce nuovi adepti fra i produttori di hardware. Nello stesso tempo, nuove strategie di sviluppo del software “ispirate” dalle pubbliche autorità per esigenze di sicurezza e prevenzione dei reati, spingono alla creazione di software che limitano le possibilità di utilizzo da parte degli utenti.

Confermano questa tendenza due recenti notizie.  La prima è “l’arruolamento” di HP nell’esercito dei “difensori del copyright”.  Formalizzato l’otto gennaio 2004 al Consumer Electronic Show di Las Vegas con l’annuncio[i] dell’inserimento generalizzato di sistemi di Digital Right Management (DRM) in ogni prodotto al fine di limitare le possibilità di duplicazione. 

La seconda risale al giorno prima, quando un messaggio[ii] pubblicato nel forum Adobe degli utenti di Photoshop, denunciava che la casa produttrice del noto software, su richiesta delle autorità bancarie, lo ha dotato di una funzionalità non dichiarata in grado di impedire la digitalizzazione delle banconote americane, suscitando polemiche a non finire.

Se la questione rimanesse limitata al (nemmeno poi tanto) ristretto ambito degli acquirenti di un programma professionale o di qualche masterizzatore, avrebbe un’importanza tutto sommato relativa.  Ma in realtà la posta in gioco è molto più alta, sia per la pericolosità intrinseca di questa tendenza, sia per il suo impatto sulla diffusione del software libero. 

E’ evidente, infatti, che sarebbe privo di senso incorporare sistemi di protezione nel hardware se poi questi vengono disattivati con un sistema libero.  La conseguenza è che per garantire un effettiva tutela tramite i sistemi DRM le periferiche in questione e – perché no – gli stessi computer, devono rifiutarsi di funzionare con applicazioni che non li implementano (i DRM). 

Sono dunque a rischio BSD, Linux e quant’altro, o, meglio, con quelle distribuzioni che non si presteranno a inserire massicce dosi di componenti proprietarie all’interno dei loro pacchetti per evitare, tramite l’accesso ai sorgenti, la disattivazione delle protezioni (che è già illecita per il settore audiovisivo e presto potrebbe diventarlo anche per il software).

Se questa strategia dovesse prendere piede e coinvolgere altri grandi produttori, renderebbe molto difficile il funzionamento del software libero provocando la sensibile riduzione della disponibilità di hardware sul quale farlo girare.

Come se non bastasse – e veniamo alla questione Photoshop – si sta estendendo anche ad ambiti diversi da quello originari il concetto comunque inaccettabile di limitazione dei diritti dell’utente per tutelare “interessi superiori”. 

Ancora una volta, ad aprire la strada al pregiudizio per gli utenti, fu la asserita necessità di tutelare il diritto d’autore.  E dunque con questa scusa vennero inventati i blocchi ai DVD e ai giochi per consolle. Poi è stata ottenuta l’imposizione di un aumento del prezzo dei supporti vergini (a prescindere dalla loro destinazione) per “pagare i danni” derivanti dalla copia privata.   Poi ancora – e il raggio di azione comincia a estendersi – sono state introdotte le “chiavi di attivazione” a distanza per controllare il numero delle installazioni di software e, ora, vengono imposte le limitazioni funzionali delle applicazioni.

Passato, grazie a un parziale modo di vedere il diritto d’autore, il concetto che si può far pagare a tutti il comportamento scorretto dei pochi, la mossa successiva è stato applicare il ragionamento anche allo sviluppo di software.  E dunque, si è detto, siccome alcuni usano Photoshop per fabbricare monete false, allora impediamo a tutti – indiscriminatamente – di usare il programma per digitalizzare banconote.

Tutto questo è frutto di una malintesa, inaccettabile e purtroppo molto di moda “filosofia della prevenzione” che, nei fatti, trasforma ciascuno di noi in un potenziale delinquente e quindi richiede che le nostre azioni vengano preventivamente limitate e, dunque, controllate.  Non è difficile immaginare dove si potrebbe arrivare con questi presupposti.  I word processor possono essere utilizzati per scrivere volantini e rivendicazioni, e questo non deve essere consentito.  I programmi per la posta elettronica consentono ai criminali di scambiarsi informazioni, e dunque ne deve essere preventivamente controllato l’impiego. Per fare tutto questo è necessario impedire la modificabilità indiscriminata del software e, per converso,  limitare o vietare la diffusione di modalità di sviluppo che non consentono l’applicazione di queste forme di controllo.  Un altro rintocco di campana a morto per il software libero.

 

Ma nello stesso periodo in cui la “lunga marcia del copyright”  stava accelerando il passo, ha dovuto subire due importanti battute di arresto.

La prima risale al ventidue dicembre 2003, quando la Corte d’appello norvegese di Borgarting[iii] ha nuovamente assolto DVD Jon, il programmatore accusato di avere scritto, o comunque collaborato a realizzare, il famigerato DeCSS.  Il sistema che, consentendo di leggere DVD a prescindere dalla codifca regionale incorporata, avrebbe violato i diritti di proprietà intellettuale sul CSS.  Cioè il sistema che, appunto, limita la visione dei DVD su base geografica consentendo alle major di differenziare i prezzi su base nazionale e di selezionare, al posto degli spettatori, quali film devono essere visti dal pubblico americano e quali da quello europeo. 

La seconda è stata imposta il trenta dicembre 2003, dal Tribunale del riesame di Bolzano con un’ordinanza[iv]  che, stabilendo la liceità delle modifiche alla Playstation, fonda un precedente importante a favore della ricerca indipendente e della tutela dei diritti degli utenti[v].

Entrambi i provvedimenti, pur emanati a migliaia di chilometri di distanza e indipendentemente l’uno dall’altro, esprimono dei principi di diritto molto simili.  In particolare è stato evidenziato da entrambe le corti che sia lo sviluppo del DeCSS, sia la modifica delle Playstation non sono atti finalizzati a violare la legge ma servono a consentirne il rispetto.  Mettendo i legittimi titolari dei supporti in condizione godimento di specifici diritti stabiliti dalla legge, come il diritto alla copia di riserva (art. 64 ter legge sul diritto d’autore), il diritto di utilizzare il contenuto del supporto in ogni piattaforma tecnologica, il diritto a pagare il minor prezzo per lo stesso prodotto.

Sicuramente si è trattato di colpi molto duri inferti a una visione settaria del diritto d’autore e agli altri interessi che con il diritto d’autore hanno poco o niente a che vedere.  Fatto sta che ora più che ma il software libero necessita di essere sostenuto anche a livello istituzionale.  Per evitare che le logiche di un certo modello commerciale basato sull’asservimento dell’utenza impedisca lo sviluppo di imprese indipendenti e il rispetto dei diritti degli utenti.



[i] Il comunicato stampa si intitola HP Announces Digital Entertainment Strategy with New Products and Partnerships Across Music, TV and Movies ed è reperibile all’indirizzo: http://www.hp.com/hpinfo/newsroom/press/2004/040108a.html

Il punto in dicussione si intitola  Protecting intellectual property e dice:

As part of its overall digital entertainment strategy, HP is taking a strong stance on protecting the intellectual property of artists and creators of content. Starting today, HP is stepping up its commitment to building, acquiring or licensing the best content protection technologies for HP devices that will set secure copyrights without sacrificing great consumer experiences – and will strive to build every one of its consumer devices to respect digital rights.

For example, HP will build support for a technology called Broadcast Flag into its TVs, media hubs and Media Center PCs in products rolled out after June. The Broadcast Flag signals that the content must be protected and cannot be shared indiscriminately over the Internet. The technology does not prevent consumers from making multiple copies of digital content and sharing it within a home network or storing it on physical media such as DVDs.

[ii] Questo è il testo del messaggio, pubblicato su http://www.adobeforums.com/cgi-bin/webx?13@215.1oTzbbQUVVh.0@.2ccf3d27,  caso mai dovessero esserci difficoltà nel ritrovarlo…

No Wonder Photoshop CS Seems Slow – It’s Analyzing Images For Content!

Brian NoSpam – 10:02am Jan 7, 2004 Pacific

We received a TIFF image from a customer, of a $20 bill. The image does  *not* violate any laws regarding reproduction of currency (it’s not even  close to actual-size, and it’s not a "flat" portrayal – it’s wavy, as if  it’s fluttering in the wind. Nor is it real-color.

However, Photoshop CS refuses to open the image, and provides an error  message regarding the (il)legality of currency reproduction and an "information" button that takes you to the web. (Photoshop 7, of course, has no such qualms).

What the hell is this? In my book this is completely unacceptable – Photoshop is an image editor, not a censor, government policy enforcer or anything else.

Adobe, you’ve got some explaining to do.

Brian

La notizia è stata ripresa da Slashdot http://slashdot.org/article.pl?sid=04/01/08/0111228&mode=thread&tid=152&ti e confermata da un articolo del Washington Post http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/articles/A4578-2004Jan9.htmld=185

[iii] Il testo della sentenza (in inglese) è disponibile su http://www.ictlex.net/internal.php?sez=giuris&IdT=6&IdTG=25&IdG=136&lang=1

[iv] L’Ordinanza Tribunale del riesame di Bolzano del 31/12/03, è reperibile su: http://www.ictlex.net/internal.php?sez=giuris&IdT=6&IdTG=6&IdG=135&lang=1

[v] Oltre a dare un segnale del tutto opposto a quello emesso dieci giorni prima, il venti novembre 2003, con lettera protocollata al numero 32453/03 (http://www.alcei.it/documenti/dvdantirisp.html) dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (http://www.agcm.it).  Nel rispondere ufficialmente alla segnalazione inviata un anno prima da ALCEI (http://www.alcei.it/documenti/dvdantitrust.html) che denunciava l’ingiustizia del sistema di regionalizzazione di DVD e videogiochi, l’Autorità dichiarava – contrariamente a quanto ha ritenuto il tribunale di Bolzano – che al momento non sussiterebbero elementi di fatto e diritto per affermare che questi sistemi ledono la concorrenza e pregiudicano i diritti dei consumatori, in particolare di quelli che usano Linux.

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