Il raid dell’Antitrust italiana su Google News

Interlex n. 393 del 4 settembre 2009 – di Andrea Monti
L’accusa di abuso di posizione dominante formulata dalla FIEG nei confronti di Google – come ho sinteticamente dichiarato in un’intervista rilasciata all’ANSA – sembra proprio reggersi su gambe malferme.

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La conservazione del DNA

di Andrea Monti – Nova-Ilsole24Oredel 27 agosto 2009

“Authentication of forensic DNA samples” è un articolo pubblicato sull’ultimo numero di Forensic Science International: Genetics” da un gruppo di ricercatori israeliani. Gli autori dichiarano di avere trovato un metodo per creare dei campioni artificiali di DNA (e il sistema per distinguerli da quelli “originali”) e auspicano che la loro metodologia diventi un componente standard delle attività di investigazione per “mantenere l’alta credibilità della DNA evidence nel sistema giudiziario”.

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L’enigma del profilo

di Andrea Monti – Nova IlSole24Ore del 16 luglio 2009

Un provvedimento del Garante dei dati personali dello scorso 11 luglio impone ai compagnie telefoniche e internet provider di comunicare all’Autorità entro il 30 settembre 2009 l’elenco dei trattamenti dei dati di traffico aggregati (come i volumi e le direttrici di traffico) eseguiti sugli utenti con finalità di profilazione commerciale.

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Colpevoli o solvibili?

di Andrea Monti – Nova IlSole24Ore del 16 luglio 2009

Il disegno di legge anticrisi contiene, fra le tante, anche una norma (l’art. 15 comma I lettera c) che rende le aziende penalmente responsabili per l’uso di software P2P da parte dei dipendenti e in generale per le violazioni del diritto d’autore commesse sul luogo di lavoro. Tecnicamente, il ddl raggiunge questo risultato aggiungendo i reati in materia di copyright a quelli che secondo il decreto legislativo 231/01 estendono la responsabilità penale anche all’impresa, se questa non prova di avere fatto tutto il possibile per evitare il fatto.

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L’identikit del cliente comunicato al Garante

di Andrea Monti – IlSole24Ore del 11 luglio 2009

Un provvedimento del Garante dei dati personali del 25 giugno 2009 – in corso di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale – impone ai fornitori di telefonia e agli internet provider di comunicare preventivamente all’Autorità l’esistenza di dati aggregati dell’utente. Si tratta, per esempio, di durata e frequenza dei collegamenti, volume di traffico generato) trattati per finalità di profilazione.

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Italia a rischio di sanzioni

di Andrea Monti – Nova Ilsole24ore del 28 maggio 2009

Il 25 maggio 2009 il Garante dei dati personali ha comunicato i risultati dell’indagine sulla banca dati del DNA creata dal Raggruppamento Investigativo Speciale dei Carabinieri e ha evidenziato problemi, in particolar modo sull’accesso alle informazioni; tanto che al RIS è stato ordinato di adottare misure di sicurezza per tracciare con certezza l’identità di chi usa il database . Il provvedimento del Garante ricalca l’impostazione del disegno di legge che il Senato sta per approvare e che istituisce anche in Italia la banca dati nazionale del DNA. E questo DDL dimostra le stesse debolezze culturali che sono costate all’Inghilterra una recente condanna emessa dalla Corte europea dei diritti umani per avere il Regno Unito conservato nel proprio database del DNA anche i profili di persone riconosciute innocenti. Inoltre, ratificando la scelta del RIS (e del DDL) di conservare anche i campioni biologici delle persone coinvolte invece dei soli profili, il Garante ha posto le basi per la più massiccia e invasiva violazione di Stato della privacy dei cittadini. I metodi attuali di profilazione basati sui marker SNP, infatti, possiedono una risoluzione sufficientemente profonda per identificare una persona senza dover ripetere a posteriori l’estrazione del profilo dai tessuti. Decidere di conservare ugualmente i campioni biologici, contro questo dato scientifico, significa accettare la possibilità concreta che analisi di ben altro tipo vengano compiute sul codice genetico di chi abita la biobanca, e che dunque il vaso di Pandora possa, un giorno nemmeno troppo remoto, essere scoperchiato.

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Non serve un giornalista per gestire un blog

di Andrea Monti – PC Professionale n. 218 maggio 2009

Una sentenza della Corte di cassazione fa chiarezza sul regime giuridico della pubblicazione online. Solo i siti di informazione professionale devono essere registrati in tribunale e devono avere un direttore responsabile.

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Difficile espandere il modello Sarkozy

di Andrea Monti – Nova Ilsole24ore del 21 maggio 2009

L’approvazione della cosiddetta Legge Sarkozy, in contrasto con le indicazioni del Parlamento europeo che ha bocciato il “Pacchetto Telecom” proprio su questioni legate alla tutela dei diritti d’autore ha evidenziato un vero e proprio strappo che non è più soltanto politico, ma anche e soprattutto sociale.

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Bio-informazioni garantite

di Andrea Monti – Nova IlSole24Ore del 14 maggio 2009
Il 6 maggio 2009 il National Center for Biotechnology Information statunitense ha pubblicato le sequenze genetiche dei virus dell’influenza suina. A stretto giro, le informazioni sono state pubblicate su BioHealthBase e su altri sistemi online per la ricerca di sequenze relative ad agenti patogeni. A partire da queste sequenze di influenza, i ricercatori possono analizzarle e – per esempio – compararle con quelle di altri ceppi influenzali. La rapida e libera disponibilità di queste informazioni è di grande utilità sia per i ricercatori medici, sia per chi deve assumere decisioni politiche ed economiche. Ed è evidente la centralità che riveste, in questo ambito, la convergenza fra ricerca biologica, bioinformatica, tecnologia dei database ed efficienza della rete di accesso. Senza la possibilità di acquisire, elaborare e ridistribuire le (bio)informazioni, infatti, sarebbe stato più lento e difficile – nel caso dell’influenza suina – individuare la natura della minaccia e valutarne la effettiva portata, rischiando di agevolare l’innesco di ondate di isteria collettiva con le conseguenze che è facile immaginare.
Ancora una volta, l’internet e le tecnologie dell’informazione hanno giocato un ruolo fondamentale in questa partita, aiutate proprio da quel principio di neutralità che è sempre più spesso messo in discussione sui tavoli regolamentari e normativi. L’impiego di informazioni basate su standard condivisi e non proprietari consente infatti di massimizzare la loro diffusione e aumentare considerevolmente la quantità di ricercatori che possono dedicarsi alle attività di analisi. Ma il concetto di neutralità riguarda anche le (bio)informazioni in quanto tali. A poco servirebbe una rete aperta e “neutra” se le informazioni critiche destinate alla circolazione sono a disposizione di pochi soggetti, che controllano i diritti di proprietà intellettuale su formati digitali e applicazioni per la loro gestione. Purtroppo anche l’informazione biologica, una volta digitalizzata, ricade nelle logiche sempre più anguste del copyright, dando vita a un vero e proprio paradosso, che consentirebbe di imporre il diritto d’autore sui dati genetici. Una prospettiva sicuramente da evitare.

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L’autore resta l’unico proprietario

di Andrea Monti – IlSole24Ore 14 maggio 2009

Un ripensamento delle norme sulla protezione del diritto d’autore – specie per via dei nuovi scenari disegnati dall’evoluzione tecnologica e dalla moltiplicazione delle possibilità di fruizione dell’opera creativa – deve basarsi su principi giuridici stabiliti in ambito europeo e italiano. Il primo – non solo in ordine di esposizione – è che l’autore è l’unico “proprietario” dell’opera che crea (art. 6 L.633/41). Non si può quindi obbligare un artista a gestire i propri diritti esclusivamente tramite le royalty collecting agency (come la SIAE, per quanto riguarda l’Italia), o attribuire a queste ultime funzioni di controllo che si estendono anche nei confronti di chi non richiede i loro servizi. Il secondo, è che il fruitore (legale) di un’opera ha dei diritti che non gli possono essere sottratti, come quello alla copia di riserva (art. 64 ter L.633/41) o – pur con qualche discutibile limitazione – alla copia privata (art. 71 sexies L. 633/41). Il terzo, è che la protezione degli interessi dei titolari dei diritti di sfruttamento economico delle opere ha un limite nel rispetto dei diritti fondamentali. Da un lato, dunque, il diritto d’autore non può costituire un freno al diritto di cronaca e a quello di manifestazione del pensiero. Dall’altro, non può essere interpretato o applicato in modo da alterare le dinamiche di mercato nella prestazione di servizi di distribuzione dei contenuti da parte di soggetti diversi dai titolari dei diritti. La conseguenza di questi presupposti, in termini di tutele e sanzioni per la diffusione e la commercializzazione non autorizzata di opere protette, è innanzi tutto l’impossibilità di considerare il fornitore di servizi di accesso alla rete pubblica di comunicazioni, come automaticamente (co)responsabile per le azioni illecite commesse dagli utenti, o come destinatario di obblighi di controllo preventivi e generalizzati (dir. 31/00/CE – artt. 14 e seguenti D.lgs. 70/2003). La scelta, infine, di attribuire alla magistratura ordinaria il compito di decidere sugli illeciti civili e penali (artt. 171 e segg. L.633/41), esclude la possibilità di attribuire competenze analoghe o alternative a organismi istituzionali di altro tipo.

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Autori in rete all’europea

di Andrea Monti – Nova Ilsole24ore del 7 maggio 2009

L’approvazione in sede comunitaria del cosiddetto “pacchetto telecom” è una pietra miliare nell’evoluzione di un comparto industriale tanto critico quanto criticato. L’insieme di misure  esaminate dal Parlamento europeo disegna lo scenario regolamentare nel quale gli attori del mercato – e gli utenti – dovranno recitare la propria parte, rappresentando interessi troppo spesso presentati come contrapposti. Anima il dibattito sui contenuti del pacchetto la possibile ondata repressiva dei diritti individuali provocata dalla pressione delle lobby del copyright e che si è tradotta, a livello di singole nazioni, in proposte più o meno concrete la più nota delle quali è sicuramente quella francese. Il dato comune di queste iniziative locali è il coinvolgimento forzato dell’operatore di accesso nella catena di responsabilità per le violazioni del diritto d’autore commesse dagli utenti, e l’imposizione di una ghigliottina digitale per recidere il collegamento internet di chi viene accusato di non rispettare le norme. Ed è proprio su questa impostazione culturale che si registrano i contrasti più netti. Non solo la European Digital Rights Initiative, ma anche altre NGO internazionali attive sui diritti civili hanno espresso forti preoccupazioni per la deriva a-giudiziaria contenuta nel pacchetto telecom, e che mira a sottrarre indagini e sanzioni relative al copyright online al controllo della magistratura. Benchè alcuni parlamentari  abbiano dimostrato sensibilità sul tema, meno interesse ha suscitato il tema della devoluzione ad apposite autorità “amministrative” del contenzioso relativo al diritto d’autore in rete. Al di là delle questioni su singole norme, tuttavia, il nodo del pacchetto telecom è che oltre a generiche affermazioni di principio non si accorge di un elemento fondante per lo sviluppo della società dell’informazione. La tutela dei diritti degli utenti dagli eccessi di rigore voluti dall’altra parte, non è “solo” una questione di civiltà giuridica, ma un requisito fondamentale per lo sviluppo del mercato. I grandi casi di successo della storia economica della rete hanno un denominatore comune: il coinvolgimento degli utenti nella creazione della catena del valore. Ostinarsi a non comprendere questa elementare dinamica economica nell’emanare norme e regolamenti, significa trasformare la rete in grandi tubi pieni di nulla.

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Liberare l’e-commerce con un disegno di legge

di Andrea Monti – PC Professionale n. 217 aprile 2009
Una “rivoluzione dolce” che renderà più semplice per le aziende stipulare contratti online, anche senza firma digitale

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La neutralità del motore. Il caso Pirate Bay può frenare l’innovazione

di Andrea Monti – Nova IlSole24Ore del 23 aprile 2009
La sentenza (di primo grado) che ha condannato i gestori di The Pirate Bay per avere agevolato lo scambio non autorizzato di materiale protetto da diritto d’autore non fa che ribadire, in termini di principio, l’ovvio: chi è complice di un reato, deve essere punito.

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Meglio ripensare il sistema di tutele

di Andrea Monti – IlSole24Ore del 18 aprile 2009

La condanna pronunciata dal tribunale di Stoccolma a carico dei creatori di “The pirate bay” e del suo finanziatore – che è solo una sentenza di primo grado – considera gli imputati corresponsabili delle violazioni della legge sul diritto d’autore. Avrebbero infatti con consapevolezza agevolato gli utenti del loro servizio a trovare materiale protetto da copyright, illecitamente duplicato e condiviso. Le motivazioni della decisione non sono ancora note, ma è ragionevole pensare che il tribunale abbia deciso di condannare i gestori di pirate bay ispirandosi alla violazione del principio di neutralità che salva il fornitore di servizi internet se non interferisce nelle azioni degli utenti, principio già stabilito dall’Unione Europea (con la direttiva 31/00/CE) e recepito in Italia (con il d.lgs 70/2003). Il tribunale svedese sembra quindi avere applicato una regola ampiamente condivisa in ambito europeo e internazionale.

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Illeciti d’autore. Proprietà intellettuale su internet: perché è difficile la tutela alla francese

di Andrea Monti – Nova Ilsole24ore n. 168

La legge Olivennes (dal nome del suo ispiratore), la cui approvazione definitiva da parte del Parlamento francese sembra oramai solo una formalità, stabilisce per la prima volta il principio che – in materia di diritto d’autore – la sanzione degli illeciti non è più un’esclusiva del potere giudiziario. L’utente sospettato di violare la proprietà intellettuale altrui, infatti, dopo essere stato avvertito “bonariamente” per due volte, subirà il distacco della linea per l’accesso alla rete. Il tutto, sotto il controllo di una autorità specificamente costituita ( HADOPI – Haute Autorité pour la diffusion des ouvres et la protection des droits sur Internet) che svolge a tutti gli effetti una funzione analoga a quella di un tribunale.

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Google Books e lo sviluppo dell’industria culturale

di Andrea Monti – PC Professionale n. 216 marzo 2009
L’accordo su Google Books apre nuove opportunità per l’e-commerce e dimostra l’inadeguatezza della normativa italiana

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Doppia firma addio!

di Andrea Monti – Nòva – Ilsole24ore

Il 5 marzo scorso, il senatore Enrico Musso ha presentato un disegno di legge che promette di agevolare fortemente lo sviluppo dell’e-commerce. Il ddl Musso – composto di un solo articolo – modifica la parte del Codice civile che si occupa delle condizioni generali di contratto (art.1341 Cc), e affianca alla tradizionale sottoscrizione (anche digitale) delle condizioni generali di contratto, una diversa modalità di accettazione basata sull’utilizzo di processi tecnologici che garantiscono lo stesso risultato della “doppia firma”.

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La network neutrality e la responsabilità dei provider

di Andrea Monti – PC Professionale n. 215 febbraio 2009
La fine della network neutrality apre la strada per la responsabilizzazione (quasi) oggettiva degli ISP. Chi si ingerisce nelle azioni degli utenti potrebbe rispondere legalmente per non avere impedito la commissione di un illecito.

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I Robin Hood della Rete

Un’intervista rilasciata a Radio 3 scienza nella puntata del 23 febbraio 2009 sul rapporto fra file-sharing e diritto d’autore, insieme a Luca Neri, autore del libro “La baia dei Pirati”.

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Echelon, l’isola che ascoltava il mondo

di Jacopo Guerrero – Wired Italia n.1-2009

Il luogo è un paradiso. L’isola è magma. Basalto e quarzo. La bocca di vulcano si apre al centro dell’Atlantico, tra Africa e Sudamerica.

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Le contraddizioni che coinvolgono l’accesso alla rete

di Andrea Monti – Nova – Ilsole24ore del 19 febbraio 2009
L’art. 50 bis del DDL 733 (Disposizioni in materia di sicurezza pubblica) crea una illegittima sovrapposizione fra poteri dello Stato, quando
stabilisce che l’autorità giudiziaria può comunicare al Ministero dell’interno l’esistenza di gravi elementi di reità per apologia di reato
e istigazione a delinquere, attribuendo a quest’ultimo il potere di ordinare agli operatori di accesso l’interruzione dell’attività indicata.
Così facendo, la norma conferisce all’Esecutivo un potere, quello di adottare provvedimenti per impedire la prosecuzione del reato, che la magistratura già detiene, grazie all’istituto del sequestro preventivo (art. 321 del codice di procedura penale).
Si potrebbe quindi verificare la pendenza di due procedimenti per lo stesso fatto: il primo – penale – di competenza della Procura della Repubblica e il secondo – amministrativo – gestito dal Ministero. Il risultato concreto di questa discutibile impostazione giuridica è l’ampliamento dei poteri di polizia, privati del controllo del pubblico ministero. In pratica, tutto questo si traduce in una “sentenza” di condanna preventiva e senza processo per reati in cui non è sempre agevole stabilire se ci si trovi di fronte a una manifestazione del pensiero tutelata dalla Costituzione o, invece, a fatti di rilevanza penale.
Inoltre, se approvato nella formulazione attuale, l’emendamento rappresenterebbe un altro discutibile passo verso il coinvolgimento diretto degli operatori di accesso alla rete pubblica in attività che dovrebbero essere giurisdizione esclusiva della magistratura.
Attualmente le attività tecniche di intercettazione e di intervento sulla rete pubblica di comunicazioni a fini di indagini e i relativi costi per lo Stato, sono regolati in uno specifico provvedimento:il cosiddetto “listino” delle prestazioni obbligatorie. Curiosamente, invece, le attività di filtraggio sono state escluse dal “listino” e addirittura è pesantemente sanzionata la loro mancata tempestiva adozione.
Non vanno trascurate, infine, le ricadute negative per la tutela dei diritti civili e per la libertà di impresa. Il “filtraggio” dell’accesso
imposto dalla norma, infatti, costringe di fatto l’operatore ad esaminare ogni singolo pacchetto di informazione generato dall’utente, per capire se sia legittimo o meno.
La violazione concreta e immediata della segretezza delle comunicazioni (di quelle estranee all’indagine) è del tutto palese. Non vanno poi trascurati i significativi squilibri introdotti da questa riforma nel mercato dei servizi di accesso. Maggiori costi anche indiretti possono costringere le aziende meno strutturate ad abbandonare il mercato, e in generale rendono quelle che rimangono meno competitive rispetto alla concorrenza straniera.

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La prefazione al libro Le Tigri di Telecom Italia

Questa è la prefazione che ho scritto per il libro Le Tigri di Telecom Italia di Andrea Pompili, che racconta la storia dell’ascesa e della caduta della più importante struttura di sicurezza informatica in Italia. Continue reading “La prefazione al libro Le Tigri di Telecom Italia”

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Data retention e DNA. La Corte europea dei diritti umani blocca il database genetico inglese

di Andrea Monti – PC Professionale n. 214 gennaio 2009
Una importante decisione della Corte europea stabilisce che non si possono conservare i campioni genetici e i relativi profili digitali a tempo indeterminato, se una persona non viene condannata.

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Il dilemma della responsabilità su internet

di Andrea Monti – Nova Ilsole24ore La moltiplicazione degli illeciti commessi tramite servizi internet da utenti della rete sta provocando un pericoloso e inaccettabile spostamento dei criteri di attribuzione della responsabilità, a carico del fornitore di servizi di comunicazione elettronica (dall’accesso, alle piattaforme di e-commerce, a quelle di content delivery).

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Le prime decisioni su casi di phishing limitano il diritto al risarcimento delle banche

di Andrea Monti – PC Professionale n. 213 dicembre 2008 
Due provvedimenti del tribunale penale di Milano cominciano a mettere ordine in un fenomeno criminale complesso e ancora lontano dall’essere sconfitto. Nessun danno all’immagine e nessun risarcimento per gli investimenti in comunicazione e prevenzione può essere chiesto a chi ricicla i proventi del phishing.

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Il DNA garantista dell’Europa

di Andrea Monti – Nòva Ilsole24Ore – Buone notizie per circa cinquecentomila cittadini inglesi dei 4, 5 milioni schedati nel database del DNA del governo di Sua Maestà, che grazie alla sentenza pronunciata dalla Corte europea dei diritti umani lo scorso 4 dicembre possono chiedere che i loro dati genetici siano cancellati dal più grande archivio di dati genetici ad uso delle forze di polizia.
I due ricorrenti, uno assolto dall’accusa di rapina, e l’altro accusato di molestie verso la moglie, ma non processato dopo che i coniugi si erano riconciliati, avevano inutilmente richiesto al governo inglese di cancellare i propri dati genetici e le impronte digitali dagli archivi di polizia. E solo con la rivolgendosi alla Corte europea sono riusciti a ottenere una pronuncia che riconosceva il loro diritto all’oblio. Nello stesso tempo la decisione stabilisce che la conservazione a tempo indeterminato di dati genetici è una violazione dell’art. 8 della Convenzione di Roma che protegge il diritto alla privacy.Le impronte digitali, i profili informatici del DNA e i campioni, ritiene la Corte, sono dati personali e godono della protezione offerta dalle direttive europee di settore (a partire dalla 95/46). Da qui, la violazione della Convenzione sui diritti umani.
La decisione unanime dei diciassette giudici si è basata sul fatto che, pur riconoscendo l’importanza dei metodi scientifici come strumento di prevenzione del crimine, non è ammissibile un loro utilizzo indiscriminato, come quello che ne fa la normativa inglese sulla conservazione dei dati genetici. Una volta “finiti” nel National DNA Database, infatti, è praticamente impossibile uscirne, specie in quei casi che la polizia decide di non perseguire per le ragioni più diverse (in Inghilterra non c’è, come in Italia, l’obbligatorietà dell’azione penale). Dunque, anche i dati di soggetti che tecnicamente non sono colpevoli perché manca il processo, ma nemmeno dichiarati innocenti (per la stessa ragione) sono costretti a gravitare in una sorta di limbo informatico. Almeno fino a oggi, visto che la decisione della Corte di Strasburgo scrive un capitolo tutto nuovo nel rapporto fra potere dello Stato e diritto alla privacy, ed è destinata ad avere importanti conseguenze anche in Italia.
Benché, infatti, sia discutibile che i campioni genetici in sè costituiscano dati personali (ciò vale, piuttosto, per i risultati delle analisi eseguite sui campioni, e dunque per i profili genetici), rimane il fatto che di questa sentenza si dovrà tenere conto nell’emanazione delle norme sul prelievo coatto dei campioni genetici (attualmente in discussione al Senato, con il numero AS995) e sulla costituzione della banca dati nazionale del DNA, annunciata già nella precedente legislatura e ora nell’agenda del governo in carica. Costruire e gestire una infrastruttura tecnologica per la conservazione fisica di tessuti biologici, collegata a un archivio informatico che conserva i risultati delle analisi e li mette a disposizione della magistratura e delle forze di polizia, infatti, è una grande opportunità industriale per il settore biotech italiano. E sarebbe incredibile, a cose fatte, dover smontare il giocattolo per non avere preso in considerazione un orientamento come quello espresso dalla Corte europea.

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Sono legali le aste al ribasso?

PC Professionale n. 213 – dicembre 2008
La domanda è solo apparentemente “ingenua” perchè questo tipo di servizi è pubblicizzato in modo alquanto ambiguo e non si capisce se sia una lotteria, un gioco di abilità o qualche altra cosa. La risposta è fondamentale, perchè a seconda della qualificazione giuridica delle aste al ribasso si potrebbe configurare la violazione della normativa sui giochi e sulle scommesse (con relative sanzioni penali) oppure, ad esempio, il mancato rispetto della normativa sul commercio elettronico e sulla tutela del consumatore.

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Blog a rischio di chiusura?

di Andrea Monti – PC Professionale n. 212 novembre 2008
Una sentenza del tribunale di Modica condanna un blogger per stampa clandestina e riapre la polemica sull’obbligo di registrazione dei siti web, a seguito della riforma della legge sull’editoria. Solo i giornalisti possono gestire siti internet?

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Server peer-to-peer: la legge italiana vale anche per i server (e i cittadini) che vivono all’estero

di Andrea Monti – PC Professionale n. 211 ottobre 2008

Il primo agosto 2008, un discusso decreto del giudice per le indagini preliminari di Bergamo ha disposto il sequestro preventivo di piratebay.org un server svedese che funziona da motore di ricerca per file torrent ordinando agli ISP italiani di filtrare a livello DNS le richieste di collegamento degli utenti.

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Firma digitale. Un’intervista per RadioRAI

Ho rilasciato un’intervista a BIT, la rubrica tecnologica di Radio 1, sullo “stato” della firma digitale in Italia. E’ possibile ascoltarla sul sito della trasmissione.

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Responsabilità degli ISP. Dal tribunale di Parigi una decisione controversa

di Andrea Monti – PC Professionale n. 210 – settembre 2008
Il tribunale di Parigi condanna E-bay per la messa in vendita di materiale contraffatto: non si applica il principio di non responsabilità dell’ISP, nel caso dei servizi che intervengono nelle transazioni degli utenti.

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Dati delle telefonate in chiaro, un provvedimento discutibile

di Andrea Monti – Interlex n. 378 del 16 luglio 2008
Con il provvedimento del 13 marzo 2008 (pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 3 aprile 2008) il Garante per la protezione dei dati personali ha stabilito che a partire dal 1 luglio 2008 gli operatori telefonici possono fornire ai clienti i numeri completi delle comunicazioni effettuate dalle proprie utenze, ma a due condizioni.

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Dati delle telefonate in chiaro. Dal Garante dei dati personali un provvedimento discutibile.

Dal 1 luglio 2008 gli utenti dei servizi di comunicazione elettronica potranno ricevere il traffico in uscita senza le ultime tre cifre oscurate. Ma il provvedimento del Garante contiene ambiguità che ne rendono complessa l’applicazione concreta.

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Sicurezza informatica. Una storia lunga e difficile

La Sicurezza Informatica è solitamente presentata come un insieme di strategie, tecniche e modelli di management per la protezione delle informazioni gestite dai sistemi informativi. Questa prospettiva – se pur condivisibile – riduce il mondo della Sicurezza Informatica a un’attività di prevenzione o a un lavoro di ripristino e recupero di sistemi e informazioni compromesse da un qualsiasi tipo di accesso illegale. La
sicurezza informatica, però, non è solo questo.

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Napster e i suoi fratelli

di Nicola Battista – djbatman@olografix.org

I was in the pub last night, and a guy asked me for a light for his cigarette. I suddenly realised that there was a demand here and money to be made, and so I agreed to light his cigarette for 10 pence, but I didn’t actually give him a light, I sold him a license to burn his cigarette. My fire-license restricted him from giving the light to anybody else, after all, that fire was my property. He was drunk, and dismissing me as a loony, but accepted my fire (and by implication the licence which governed its use) anyway. Of course in a matter of minutes I noticed a friend of his asking him for a light and to my outrage he gave his cigarette to his friend and pirated my fire! I was furious, I started to make my way over to that side of the bar but to my added horror his friend then started to light other people’s cigarettes left, right, and centre! Before long that whole side of the bar was enjoying MY fire without paying me anything. Enraged I went from person to person grabbing their cigarettes from their hands, throwing them to the ground, and stamping on them.

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Internet governance, miti e realtà

Intervista su 2024, il programma di Radio24 condotto da Enrico Pagliarini, sulla governance della rete. E’ possibile ascoltare la trasmissione seguendo questo link.

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Il potere del Potere

di Andrea Monti – Nova – Ilsole24ore del 8 maggio 2008 –
“Avevo elaborato un complesso sistema di riferimenti incrociati, il che significava che chiunque cercasse di identificare un agente tramite l’accesso ai nostri archivi si sarebbe dovuto procurare l’accesso a tre (o cinque, a seconda del livello di sicurezza) diverse parti di informazioni, ciascuna delle quali richiedeva una specifica autorizzazione di accesso… con i computer, questi diversi livelli di accesso erano, invece, garantiti da privilegi di accesso e parole chiave. Ogni volta, gli esperti hanno cercato di convincermi che un sistema informatico era invulnerabile. Le spiegazioni mi sembravano convincenti fino a quando, qualche settimana dopo, i giornali pubblicavano la notizia di qualche dodicenne che, dalla propria camera da letto, si era introdotto in qualche sistema informatico militare. Non mi sono mai fidato dei computer.”

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La decisione è ineccepibile, ma la legge è insufficiente

di Andrea Monti – Interlex n. 374 – 7 maggio 2008
Con questo articolo non intendo ritornare sugli specifici profili di illiceità del trattamento dei dati fiscali da parte dell’Agenzia delle entrate, di cui mi sono occupato in un altro articolo, quanto piuttosto svolgere alcune riflessioni sulle carenze strutturali della normativa sul trattamento dei dati personali e sull’autodeterminazione informativa (DLGV 196/03) e sulla tutela della privacy (art. 615 bis del codice penale) evidenziate da questa spiacevole vicenda.

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Vuoto normativo? La legge che vieta è già in vigore

di Andrea Monti – IlSole24Ore del 3 maggio 2008
La diffusione sul sito internet dell’Agenzia delle entrate delle denunce dei redditi dei cittadini italiani – benché prevista dalla legge – è stata eseguita con modalità che violano palesemente il D.lgs. 196/03 meglio conosciuto come Codice dei dati personali. Ciò che è in discussione, dunque, è il “come” questi dati siano stati messi in circolazione e non “se” l’amministrazione avesse il potere di renderli pubblici.

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Come cambia la legge sui reati informatici

di Andrea Monti – PC Professionale n. 205

Modificata, dopo quattordici anni, la legge sui reati informatici. La computer forensics entra ufficialmente nel codice di procedura penale e le imprese diventano responsabili per i computer crime commessi dai dirigenti a vantaggio dell’azienda. Continue reading “Come cambia la legge sui reati informatici”

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Modificare Iphone e playstation si può? Si, no, forse.

di Andrea Monti – PC Professionale n. 200 novembre 2007
Una recente sentenza della Cassazione avrebbe potuto facilmente chiarire la situazione sulle modifiche, ma l’occasione è andata perduta.

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Il crash di Skype: quali conseguenze per gli utenti?

di Andrea Monti – PC Professionale n. 199
Il blackout del servizio di telefonia via Internet pone il problema della responsabilità dei produttori di software di fronte a servizi di comunicazioni globali Continue reading “Il crash di Skype: quali conseguenze per gli utenti?”

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GPL 3 Nuova licenza, vecchi problemi

Linux&C n. 60 – di Andrea Monti
Il 29 giugno 2007 è la data di nascita della GPL3, la licenza che governerà i software sviluppati dalla FSF e da tutti coloro che sceglieranno di “sposare” la visione del mondo di Richard Stallman. Il rilascio di GPL3 è stato preceduto da roventi polemiche (ricordiamo quella innescata dal messaggio di Linus Torvalds che annunciava di non applicare questa licenza al kernel di Linux) che non sembrano destinate a spegnersi. I critici della nuova GPL, infatti, sono convinti che sia troppo restrittiva e che la GPL v.2 sia migliore, mentre chi supporta la nuova arrivata ne esalta le capacità di proteggere le creazioni dei programmatori in modo più flessibile ed efficiente. Per capire quale dei due partiti abbia ragione è necessario, innanzi tutto, andare alle fonti e leggere comparativamente i due testi.

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Novell, Microsoft e FSF… chi ha ucciso il free software?

Linux&C n. 56 – di Andrea Monti

Questo articolo analizza le implicazioni dell’accordo fra Novell e Microsoft da una prospettiva diversa rispetto a quella attualmente dominante nella comunità del free software che vede nel “patto con il diavolo” una fonte di pericoli per la “causa” del free software in generale e per i singoli sviluppatori in particolare. Sicuramente – sgombriamo il campo da ambiguità – questo accordo “non è una bella cosa”, ma piuttosto che lamentarsi del latte versato, sarebbe utile capire come si è arrivati a rovesciare il bricco sul fuoco. In altri termini: siamo sicuri che quanto accaduto sia colpa (se di “colpa” di si può parlare) esclusiva di Novell e che la comunità del free software sia esente da responsabilità?

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Diritto di recesso: vale anche per i servizi internet?

di Andrea Monti – PC Professionale n. 195
Secondo la legge Bersani l’utente ha il diritto di recedere liberamente anche da servizi come il Voip. Ma l’oscurità della legge non ne aiuta l’applicazione. Continue reading “Diritto di recesso: vale anche per i servizi internet?”

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Il tribunale di Roma sul P2P: niente privacy per gli utenti della rete

di Andrea Monti – PC Professionale n. 194
Un’ordinanza ingiunge a Telecom Italia di rivelare l’identità di 3.000 utenti responsabili di fare P2P. Continue reading “Il tribunale di Roma sul P2P: niente privacy per gli utenti della rete”

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La Corte di Cassazione e l’originalità del software

di Andrea Monti – PC Professionale n. 193

Il presupposto della tutela giuridica del software è sicuramente l’unicità del codice sorgente, anche se poi i programmi svolgono le stesse funzioni.
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Il datore di lavoro può avere accesso alla mailbox aziendale personale

di Andrea Monti – PC Professionale n. 191

Una sentenza del tribunale di Torino chiarisce le modalità che consentono all’impresa di accedere senza violare la legge ai contenuti dei PC messi a disposizione dei dipendenti.
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Chi comunica la propria password aziendale ad altri è licenziabile

di Andrea Monti – PC Professionale n. 189

Una sentenza della Corte di Cassazione fissa un importante principio, valido però solo in certi casi.
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Miti e leggende sui brevetti software – Parte II

Linux&C n. 55 Linux&C n. 54 di Cristian Miceli (trad. e adattamento di Andrea Monti – per gentile concessione di ICTLEX BRIEFS
Questo articolo analizza alcuni luoghi comuni sulla brevettabilità del software che si sono generate attorno alla proposta di direttiva 2002/0047/COD sulla brevettabilità delle Computer Implemented Invention (CII) alla luce del contrasto fra Parlamento europeo e Commissione europea, e in rapporto alle attività dell’Ufficio europeo dei brevetti (European Patent Office – EPO).

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