Sputare in faccia agli hacker fa figo

Onlife lo “show”di #Repubblica sul “futuro” – sigh! –  ospita l’intervento di un tale, Leonard Kleinrock i cui meriti (si deduce dalla sua biografia di Wikipedia) sono sostanzialmente quelli di avere contribuito, assime a moltissimi altri, allo sviluppo di Arpanet, dice una serie di banalità come quella

del rischio di un “internet balcanizzato”, dove gli hacker “persone folli, possono fare grandi danni. In futuro potremmo assistere a una rete nella quale ogni Paese protegge il proprio recinto senza poter più parlare con altri Paesi. Sarebbe una vergogna, sconfesserebbe la vocazione iniziale di internet, che invece dovrebbe restare un presupposto inalienabile.

Non discuto il diritto di questo signore di giocare a fare il tecnogeopolitico e di raccontare che “ai suoi tempi” succedeva questo e quello.  Ma la frase sugli hacker è culturalmente ignobile.

Se oggi la rete è quella che è, a tutti i livelli e in tute le nazioni, lo si deve al movimento hacker. Che non sapeva di essere tale, ma che ciononostante ha messo in piedo, pagando di persona un prezzo personale, culturale e sociale, che nessuno sarebbe stato disposto a sopportare.

Gli hacker vi hanno – letteralmente – regalato la rete, signori scienziati”, manager, CEO, giornalisti, “guru digitali”, “esperti di webmarketing”, “social influences” ecc. ecc. E se proprio non volete riconoscere il valore culturale del movimento hacker, almeno abbiate il buon gusto di non parlarne a sproposito.

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