La legittimità dell’appropriazione culturale

Durante un recente viaggio in Giappone sono stato molto infastidito da una pubblicità esposta in metropolitana che mostrava il “vero cappucino” venduto da una catena americana (non era Starbucks).

Ho digerito male il fatto che dall’altra parte del mondo, qualcuno potesse così “pacificamente” appropriarsi di uno dei simboli della nostra cultura alimentare (certo, non è la prima volta, non sarà l’ultima, e ci sono casi molto più gravi).

Poi, in una zona di Tokyo (molto) fuori dalle rotte turistiche, ho trovato una pizzeria napoletana il cui cuoco è giapponese e che offre una Margherita filologicamente ineccepibile. La cosa mi ha fatto molto piacere proprio per il giusto equilibrio fra “rispetto” dell’origine e ovvia libertà nel cucinare ciò che si preferisce.

Due reazioni diverse di fronte a fatti solo apparentemente analoghi.

Questo articolo di The Japan Times offre una interessante analisi dell’argomento

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