L’informatica non era Jobs e non sarà la Apple

di Andrea Monti – Interlex n. 445
Non c’è stata nessuna originalità rivoluzionaria: la storia tecnologica della Apple è fatta di espansione dell’incompatibilità, confezionata in oggetti di design e abilmente commercializzati come oggetti di culto.

Anche se fortemente identificata con la figura del suo fondatore, la Apple – come tutte le aziende di successo – è una macchina da guerra gestita nei punti chiave da persone dotate di grande competenza. E d’altra parte nessuno può realisticamente pensare che il futuro di un’impresa dipenda dalla vita di una sola persona. Infatti da tempo, come si legge fra le righe dei vari comunicati stampa, il responsabile delle operazioni quotidiane dell’azienda era proprio quel Tim Cook che ora siede al posto di comando.

Dunque, a prescindere dagli indubbi meriti di Jobs, vale la pena capire più in generale quale sia stato il contributo della cultura Apple allo sviluppo dell’informatica e partiamo da alcuni dati di fatto.

Benché grandemente capitalizzata la Apple è tuttora non comparabile ai giganti dell’informatica, come IBM, e la penetrazione dei suoi desktop e portatili, specie in ambito professionale, non è preponderante.

Come diceva Henry Ford, si ha innovazione quando qualcosa rimane a lungo nel tempo. Quindi, in questi termini, la vera innovazione dell’informatica è stata Unix e tutti i suoi eredi da BSD a Linux, che ora fanno funzionare non solo server e desktop, ma anche i dispositivi portatili e non più disparati: firewall tablet, telefoni e via discorrendo. Nonché lo stesso Mac OSX.

Volendo semplificare, le capacità tecnologiche di Apple si sono espresse nella ottimizzazione di applicazioni per un hardware rigorosamente predefinito e certamente ben ingegnerizzato. Ma Apple non ha creato il kernel di OSX (che è Unix-BSD), non ha inventato mouse e icone (frutto delle ricerche della Xerox) e nemmeno i touch screen, che erano sul mercato da molto tempo. Quello, invece, di cui Apple è certamente responsabile è la “destandardizzazione” del funzionamento di reti e computer.

Basta pensare da ultimo al sistema airplayer, che costringe l’utente a comperare periferiche dotate di questo protocollo non standard per ascoltare musica, quando il DLNA funziona benissimo su qualsiasi piattaforma. Prima ancora, se non ci fosse stato XBMC, gli utenti Apple sarebbero stati costretti a usare iTunes e la AppleTV per inviare i loro video sul televisore. E facendo ancora un passo indietro nella storia recente, la scelta di tagliare fuori flash da tablet e smartphone è chiaramente una mossa commerciale e non tecnica.

Breve: la storia tecnologica della Apple è fatta di espansione dell’incompatibilità confezionata in oggetti di design e abilmente commercializzati come oggetti di culto. Se, dunque, la Apple ha avuto un ruolo nello sviluppo delle tecnologie dell’informazione, non è stato certo quello creare innovazione e originalità rivoluzionarie.

Quello che ha veramente rivoluzionato l’informatica, al contrario, è stata la scelta compiuta quarant’anni fa di rendere aperti il protocollo IP e quello http, oppure quella di regalare al mondo vari tipi di UNIX “liberi” (la famiglia BSD, ma anche Linux) con le conseguenze che tutti adesso stiamo toccando con mano. Dunque chi ha veramente innovato sono stati gli hacker del MIT e i loro successori, fino a quelli che non troppo tempo fa hanno reso possibile l’internet italiana (vedi Spaghetti Hacker).

In questo senso anche la Apple è certamente frutto, almeno in parte, della anarchia spinta fino alla violazione della legge, che caratterizza certi aspetti dell’antropologia hacker. Infatti non va dimenticato che agli inizi della storia i due cofondatori della Apple, Jobs e Wotzniack, costruivano e vendevano blue box (uno strumento usato per frodare le compagnie telefoniche). Si legge su Wikipedia:

Some of the more famous pranksters were Steve Wozniak and Steve Jobs, founders of Apple Computer. On one occasion Wozniak dialed Vatican City and identified himself as Henry Kissinger (imitating Kissinger’s German accent) and asked to speak to the Pope (who was sleeping at the time).

Se merito c’è stato, è stato quello di aver creato un recinto all’interno del quale utenti si sono volontariamente chiusi, pensando di essere migliori degli altri, ma in realtà isolandosi da resto del mondo. Ma anche in questo, difficilmente si può riconoscere un primato a Steve Jobs.

L’America, prima di lui, ha prodotto grandissimi venditori come Barnum, e dopo di lui, molti altri ne seguiranno.

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