Il corto circuito del diritto è il black-out della democrazia

Si moltiplicano (l’Abruzzo è solo l’ultimo in ordine di tempo) i casi di presidenti di Regione e sindaci che emettono ordinanze di contrasto all’emergenza COVID-19 limitando i diritti costituzionali dei cittadini, imponendo sanzioni amministrative e impiegando la polizia municipale come forza di sicurezza pur “nel rispetto della normativa”.

Sono provvedimenti illegittimi perchè solo una legge dello Stato, anche e sopratutto e in emergenza, può comprimerli. Governo e Parlamento non possono lasciar passare impunemente questo strappo costituzionale. Così facendo, legittimerebbero il concetto che in tempo di emergenza “comanda chi fa”, e poi – a bocce ferme – si discuterà. Continue reading “Il corto circuito del diritto è il black-out della democrazia”

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Chi decide cosa dice la legge, veramente?

Il GDPR non si applica agli ambiti della pubblica sicurezza e della sicurezza nazionale. Eppure le istituzioni europee – e tanti “esperti” – continuano a dire il contrario creando ostacoli burocratici all’adozione di misure urgenti, come il tracciamento degli spostamenti dei contagiati e la ricostruzione dei contatti.

I decreti della Presidenza del Consiglio vietano di uscire “per fare una passeggiata”, ma i giornali, in coro, scrivono il contrario. Continue reading “Chi decide cosa dice la legge, veramente?”

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COVID-19, “autocertificazione”, “autodichiarazione” e sanzioni penali

L’ “autocertificazione” o “autodichiarazione” che giustifica l’abbandono del proprio domicilio come atto da esibire in caso di controllo di polizia è uno dei crucci maggiori per i cittadini e per le aziende i cui dipendenti devono girare per interventi di manutenzione, consegne o per tutto ciò che richiede le correnti necessità produttive.

Benché,  per evitare di aggravare la già difficile condizione degli operatori di polizia che eseguono i controlli, sia opportuno esibire la documentazione richiesta, va tuttavia detto che  si tratta di un atto di discutibile valore giuridico e di scarsa utilità ai fini della prova di illeciti penali. Continue reading “COVID-19, “autocertificazione”, “autodichiarazione” e sanzioni penali”

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COVID-19 e sanzioni penali

Le sanzioni penali applicabili per violazione diretta o indiretta di norme legate all’emergenza COVID-19 afferiscono essenzialmente a tre ambiti:

  • mancato rispetto delle prescrizioni di cui ai DPCM 8, 9 e 11 marzo 2020,
  • violazione delle norme a tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro (D.lgs. 81/08),
  • violazione delle norme sul divieto di controllo a distanza dei dipendenti nel caso di telelavoro.

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COVID-19, “smartworking” e GDPR

Lavorare da remoto (che non ha niente di “smart”, detto tra parentesi) è una scelta conveniente dal punto di vista dell’azienda (che può tagliare costi organizzativi e rischi anche penali), un po’ meno da quello del dipendente che, in nome di una apparente “libertà” si trova, poco a poco, in un imbarbarito isolamento, simile agli arresti domiciliari, che ne accentua il ruolo di ingranaggio anonimo di un meccanismo più grande di lui. Continue reading “COVID-19, “smartworking” e GDPR”

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Problemi interpretativi della circolare ministeriale COVID-19

La Circolare N. 15350/ 117(2)/U f f I I I-Prot.Civ del Ministero degl interni affronta, in via interpretativa, il problema della possibilità di allontanarsi da casa per fare attività motoria e sportiva, stabilendo che: Continue reading “Problemi interpretativi della circolare ministeriale COVID-19”

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Forze armate e COVID-19

L’uso delle forze armate a supporto delle necessità di ordine e sicurezza pubblica è un passaggio inevitabile nella gestione di crisi nazionali.  Dunque, anche se non è (ancora) stato dichiarato dal Ministro degl interni lo stato di pericolo pubblico ai sensi dell’art. 214 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, a Novara è iniziato l’inserimento di reparti militari nell’apparato operativo di prevenzione-repressione. Continue reading “Forze armate e COVID-19”

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Il COVID-19 e l’enigma della passeggiata

Se la norma che consente di uscire di casa solo per esigenze di lavoro, stato di necessità o ragioni di salute si fosse limitata a queste prescrizioni, sarebbe stata abbastanza facile da applicare. Invece, la contemporanea e non coordinata possibilità di mantenere aperti determinati esercizi commerciali (poi limitati quanto a tipologia di attività) e i luoghi di culto ha indotto molti a pensare che fosse possibile uscire “a prescindere” se diretti verso uno di questi luoghi. Non è così perchè la permanenza di almeno uno dei tre requisiti previsti dal primo DPCM (quello 8 marzo 2020, richiamato dal successivo del 9 marzo 2020) è e rimane obbligatoria.

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La crescita del contagio del Corona Virus non è esponenziale

Ieri sera, il ministro della salute, Speranza, ha dichiarato al TG4 che la diffusione del Corona virus è “esponenziale. In realtà non è così perchè “esponenziale” significa una cosa molto precisa, che non corrisponde ai dati resi pubblici dalla Protezione Civile. Inoltre, parlare di “crescita esponenziale” senza indicare l’esponente e specificare se è intero o frazionario, non consente a chi ascolta di capire qual è la reale “ripidità” della curva alla quale ci si riferisce. Infine, al più si può parlare di andamento esponenziale in rapporto a un tratto della curva, non certo rispetto alla curva in sè. A differenza di una funzione matematica, infatti, i dati sul contagio sono condizionati da variabili… che variano (quanti tamponi ho fatto ieri, quanti ne faccio oggi e quanti ne farò domani, su quale popolazione eseguo le analisi ecc. ecc.). In altri termini, l’andamento delle curve del contagio (al netto di tutte le questioni sulla composizione del campione) ha una (limitata) capacità descrittiva del passato, ma difficilmente può fornire indicazioni sul futuro.

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Virus, statistiques et jeux vidéo

Also available in English Disponibile anche in Italiano
Il me semble que la façon dont les statistiques du virus Corona sont utilisés dans cette phase d’hystérie mondiale n’aide pas à comprendre le scénario.

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Virus, statistiche e videogames

Also available in English – Virus, Statistics and Videogames

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L’intelligenza artificiale e l’importanza del “neutro”

Un articolo di Simone Cosimi su Repubblica.it ripropone il vecchio ritornello de “il computer è piu’ forte di un umano a giocare a scacchi” nella variante “Go” (che è un gioco cinese, ma che il giornalista qualifica con i termini giapponesi a proposito di un giocatore coreano, pur essendo la “dama cinese” nota e giocata da secoli in Giappone e Corea).

Rigore semantico a parte, che un computer – o meglio, un software, possa essere più “forte” di un essere umano – non è una notizia. Lo sanno tutti quellli che, giocando a scacchi, si sono allenati con i tanti programmi, alcuni veramente eccellenti, disponibili per il grande pubblico. Come non è una notizia il fatto che i software siano così evoluti da mettere in difficoltà anche dei professionisti o addirittura dei campioni. Continue reading “L’intelligenza artificiale e l’importanza del “neutro””

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L’autodifesa del Leviatano funziona sempre allo stesso modo, a prescindere dal colore della livrea

L’ordine pubblico – cioè l’insieme delle condizioni che garantiscono la sopravvivenza del Potere – si gestisce solo in un modo: rimettendo i buoi nelle stalle. O, meglio, impedendo che i buoi possano comunicare fra loro e organizzare uno stampede grazie all’aiuto di “pastori privati”.

Facile scagliarsi contro Apple e Facebook quando “adempiono” alle richieste di governi “che violano i diritti umani”. Ma ora che gli stessi metodi – blocco da parte del gestore di una piattaforma della disponibilità di software utilizzati dagli attivisti – sono stati utilizzati dalla civilissima Spagna, qualcuno sanzionerà Microsoft per avere preso le parti di un governo legittimo contro i comportamenti dei “facinorosi protestatori”? Continue reading “L’autodifesa del Leviatano funziona sempre allo stesso modo, a prescindere dal colore della livrea”

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La privacy del pollice

Questo articolo de Il Fatto Quotidiano  è illustrato da una foto che ritrae un poliziotto della squadra mobile di Roma e un arrestato la cui immagine è sfocata. Non, come si potrebbe pensare senza vederla, sul viso che pure ha un’espressione ammiccante verso il fotografo, ma sulla mano che è atteggiata nella posa (il pollice alzato) universalmente diventata sinonimo di “mi piace”.

 

L’espressione del soggetto arrestato è inquietante perchè non è diversa da quella di una star che attraversa il red carpet di un festival cinematografico o di un campione sportivo che celebra una vittoria. E rinforza la percezione sbagliata – ulteriormente distorta da serie televisive – come Narcos e Gomorra – che ci sia un’estetica del male in nome della quale, commettendo gesti atroci, si può diventare famosi. Continue reading “La privacy del pollice”

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Gli utenti della rete non possono continuare a volere la botte piena e la moglie ubriaca

Un articolo di Riccardo Luna su Repubblica.it torna sul tema anonimato in rete, sostenenendo una tesi culturalmente e giuridicamente non condivisibile. Quella per la quale “abbiamo troppo poco anonimato” perche’ i primi 500 siti del mondo usano il “browser fingerprinting”.

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Segre, Luna e la differenza fra “curare” e “punire”

Riccardo Luna su Repubblica si associa al coro dei critici della proposta di imporre la carta di identità per accedere a piattaorme di social networking bollandola come “sensa senso” e invocando l’anonimato per proteggersi dai “regimi oppressivi”.

E’ la solita, ultraventennale, semplificazione sull’arogomento, già vecchia agli albori della rete, e  ampiamente superata dal concetto di “anonimato protetto” teorizzato anche da Stefano Rodotà – non certo in odore di “tirannia” – e che è il compromesso accettabile fra tutela della privacy e responsabilità giuridica.

E’ sicuramente sbagliato chiedere la carta di identità perchè ci sono sistemi più efficienti per riconoscere un soggetto – come lo SPID – per esempio, ma il principio rimane: e non lo stabilisce il politico di turno, ma l’art. 27 comma I della Costituzione: la responsabilità penale è personale.

Dopodichè, anche  Luna condivide la richiesta avanzata dalla senatrice Segre di “TSO per gli hater”. Non usano espressamente la parola “trattamento sanitario obbligatorio” nè il suo acronimo, ma ricorrono a un termine ancora più violento: “curare”. Continue reading “Segre, Luna e la differenza fra “curare” e “punire””

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No, chi sostiene idee diverse, per quanto rivoltanti, non va “curato” ma combattuto con idee sane

Titola Repubblica.it : “Minacce social a Liliana Segre, indaga la procura di Milano. La senatrice: “Gli odiatori vanno curati”

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Chiara Ferragni e Fedez: la tutela della loro reputazione non “cede” davanti ai social network

Secondo Repubblica.it, Il pubblico ministero di Roma ha chiesto l’archiviazione della querela presentata da Chiara Ferragni e Fedez per l’asserita diffamazione commessa da Daniela Martani su Facebook

con la motivazione che sui social si scrive “fuori da qualsiasi controllo”, anche utilizzando “termini scurrili”. Il reato di diffamazione non si configurerebbe, quindi, perché il contesto dei social in genere “priva dell’autorevolezza tipica delle testate giornalistiche o di altre fonti accreditate tutti gli scritti postati su internet.

Se quanto riporta il quotidiano romano è vero, il ragionamento del pubblico ministero non convince. Continue reading “Chiara Ferragni e Fedez: la tutela della loro reputazione non “cede” davanti ai social network”

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Skinner, la pubblicità e l’algoritmo

Questo articolo di Wired.it  perpetua il presupposto (sbagliato) sul quale si basa la profezia millenaristica autoavverante dei nostri tempi: un “algoritmo” capace di qualsiasi cosa, governerà ogni fase dell’azione umana compreso l’orientamento delle nostre scelte di consumo.

Per sostenere questa tesi – priva di riscontri oggettivi e documentati,ma alimentata dal “lo dicono tutti quindi è vero” – il giornalista di Wired intervista un paio di operatori del settore e da lì parte per generalizzare una conclusione che, allo stato, è vera per chi ci crede. Continue reading “Skinner, la pubblicità e l’algoritmo”

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E’ ora di smettere di “vendere” solo la metà del GDPR

 

Questo articolo diAlessandro Longo su Repubblica.it perpetua una visione parziale e “preventiva” del #GDPR ispirata alla vecchia direttiva 95/46 piuttosto che alla nuova regolamentazione e sostiene una posizione che si traduce nella limitazione della libertà di ricerca.

Nello specifico, un conto è lanciare allarmi generici – anche condivisibili, nel merito – un altro conto è ritenere l’incompatibilità di una certa iniziativa con il GDPR senza avere elementi precisi e concreti su cosa sia stato effettivamente fatto. Dunque, è astrattamente possibile ipotizzare che una ricerca come quella di Megaface possa violare il GDPR, ma per dirlo ci vogliono le prove.

Il GDPR consente di fare ciò che si vuole, purchè si sia in grado di dimostrare il razionale della scelta e la sua conformità normativa. Dunque, se ci sono sospetti sul comportamento di un certo titolare, che si facciano le verifiche piuttosto che pubblicare lamentazioni. Continue reading “E’ ora di smettere di “vendere” solo la metà del GDPR”

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La laurea per influencer e i portatori sani di stupidità

Sarebbe facile fare battute facili o gridare allo scandalo. Piu’ difficile, invece, capire perchè siamo arrivati ad una scelta del genere – una laurea da “influencer” a giurisprudenza – e comunicata in questo modo.

Che il fenomeno degli “influencer” vada studiato – specie da chi si occupa di teoria e pratica della manipolazione del consenso – è certamente un fatto. E ben venga un corso universitario che avvia a questo percorso di conoscenza. Ho qualche dubbio, invece, sull’utilità di un corso per “influenzatori professionali”, il cui ruolo potrebbe piuttosto trasformarsi in quello di portatori sani di stupidità. Ma siccome non sono per nulla capace di fare previsioni corrette, questo corso sarà sicuramente un successo. Continue reading “La laurea per influencer e i portatori sani di stupidità”

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Un esempio concreto del perchè il GDPR non funziona e non può funzionare

Dunque, l’upgrade al nuovo sistema operativo di Apple , osx catalina provoca potenziale perdita di dati nella gestione dell’email. Nulla di strano, dal momento che tutti i sistemi operativi, al primo lancio, hanno semre qualche problema.

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Apple e l’ordine pubblico degli Stati sovrani

Apple rimuove dall’Appstore un software usato dai manifestanti di per tracciare la posizione delle forze di polizia. Il motivo è spiegato da Tim Cook in persona che con un memo indirizzato ai dipendenti li informa che:

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L’evanescenza delle “guidelines” e il DPR

Ieri, in un workshop organizzato dal Garante dei dati personali nell’ambito del progetto SME Data, molti partecipanti che rappresentavano associazioni di categoria insistevano per poter avere “linee guida” per ottenere la “conformità normativa”, cioè farsi dire dall’Autorità come rispettare la legge.

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Sputare in faccia agli hacker fa figo

Onlife lo “show”di #Repubblica sul “futuro” – sigh! –  ospita l’intervento di un tale, Leonard Kleinrock i cui meriti (si deduce dalla sua biografia di Wikipedia) sono sostanzialmente quelli di avere contribuito, assime a moltissimi altri, allo sviluppo di Arpanet, dice una serie di banalità come quella

del rischio di un “internet balcanizzato”, dove gli hacker “persone folli, possono fare grandi danni. In futuro potremmo assistere a una rete nella quale ogni Paese protegge il proprio recinto senza poter più parlare con altri Paesi. Sarebbe una vergogna, sconfesserebbe la vocazione iniziale di internet, che invece dovrebbe restare un presupposto inalienabile.

Non discuto il diritto di questo signore di giocare a fare il tecnogeopolitico e di raccontare che “ai suoi tempi” succedeva questo e quello.  Ma la frase sugli hacker è culturalmente ignobile. Continue reading “Sputare in faccia agli hacker fa figo”

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Il cambiamento climatico e i danni della complessità

Un post sulla scarsa qualità dell’informazione sulla questione climate change e sul fanatismo disinformato degli ennesimi “salvatori del mondo” mi ha suggerito una riflessione ulteriore sulla impossibilità di praticare il messaggio di Luigi Einaudi: “conoscere per deliberare.”

Il cambiamento climatico è un argomento estremamente complesso e per dire di capirci qualcosa non basta qualche slogan ripetuto fino allo sfinimento o un bailamme di striscioni, cori e minacce. Breve: quanti, fra i “protestanti” e i politici daltonici che vedono tutto in #228B22 sanno veramente di cosa stanno parlando? Continue reading “Il cambiamento climatico e i danni della complessità”

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L’informazione poco professionale sul cambiamento climatico

La puntata del 28 settembre di Otto e mezzo, la trasmissione di approfondimentto trasmessa da LA7 e dedicata al tema del momento, la “crisi ambientale”, è l’archetipo di ciò che accade quando un tema è troppo complesso per essere compreso dai “comuni mortali” e di come le convizioni individuali e gli interessi personali – ma anche quelli  politici – rendano sostanzialmente impossibile assumere una decisione ragionata.

Non ci sono elmenti per sostenere che il fenomeno Thumberg sia stato costruito a tavolino da questo o quel gruppo di poteri occulti che popolano gli incubi di paranoici e complottisti. O che, al contrario, i “poteri forti” si siano coalizzati per impedire che le masse “in missione per conto di Dio” possano salvare il pianeta. Continue reading “L’informazione poco professionale sul cambiamento climatico”

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La Corte di giustizia europea, il GDPR e la giurisdizione

Con la sentenza relativa al caso C-507/17, la Corte di giustizia europea ha rilevato che

… dalla normativa non emerge che il legislatore dell’Unione abbia proceduto a tale bilanciamento per quanto riguarda la portata di una deindicizzazione al di fuori dell’Unione, né che abbia scelto di attribuire ai diritti dei singoli una portata che vada oltre il territorio degli Stati membri.

Non risulta neppure che esso abbia inteso imporre a un operatore, come Google, un obbligo di deindicizzazione riguardante anche le versioni nazionali del suo motore di ricerca che non corrispondono agli Stati membri. Il diritto dell’Unione non prevede, per giunta, strumenti e meccanismi di cooperazione per quanto riguarda la portata di unadeindicizzazione al di fuori dell’Unione.

La Corte conclude quindi che, allo stato attuale, non sussiste, per il gestore di un motore di ricerca che accoglie una richiesta di deindicizzazione presentata dall’interessato, eventualmente a seguito di un’ingiunzione di un’autorità di controllo o di un’autorità giudiziaria di uno Stato membro, un obbligo, derivante dal diritto dell’Unione, di effettuare tale deindicizzazione su tutte le versioni del suo motore.

La Corte, dunque, riafferma la prevalenza dell’istituto della giurisdizione come limite geografico all’esercizio della potestà statuale e – correttamente – fa riferimento ai confini degli Stati membri e non dell’Unione Europea in quanto tale. Continue reading “La Corte di giustizia europea, il GDPR e la giurisdizione”

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La Corte di giustizia UE altera il principio di responsabilità individuale

Con una discutibile decisione, relativa alla causa C-136/17, il cui merito atteneva alle funzioni di de-listing di contenuti dai motori di ricerca, la Corte di giustizia europea dichiara che

il gestore di tale motore di ricerca in quanto soggetto che determina le finalità e gli strumenti di detta attività deve garantire, nell’ambito delle sue responsabilità, delle sue competenze e delle sue possibilità, che detta attività soddisfi le prescrizioni del diritto dell’Unione, affinché le garanzie previste da quest’ultimopossano spiegare pienamente i loro effetti e possa essere realizzata una tutela efficace e completa delle persone interessate, in particolare del loro diritto al rispetto della loro vita privata.

ma non ha speso una sola parola sul ruolo e sui i doveri di chi originariamente ha pubblicato l’informazione. Continue reading “La Corte di giustizia UE altera il principio di responsabilità individuale”

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Rousseau e Peisinóe*, ovvero: il canto mortale della democrazia diretta

Se, come scrive Il Fatto Quotidiano, “Rousseau” consente veramente l’esercizio della democrazia diretta è uno strumentto pericoloso e anticostituzionale.

Se consente la manipolazione del voto tramite la formulazione delle domande poste in forma “chiusa”, “suggestiva” o tramite l’arsenale retorico ben noto da secoli per “ipnotizzare” l’uditorio, è peggio ancora.

Se viene usato “a corrente alternata” in funzione dell’opportunità politica del momento, diventa uno strumento finto. Continue reading “Rousseau e Peisinóe*, ovvero: il canto mortale della democrazia diretta”

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231, prevenzione e dissuasione, controlli IT e GDPR

In un post sul rapporto fra organismo di vigilanza 231 e GDPR ho accennato al modo di intendere il concetto di “prevenzione” dei reati presupposto, evidenziando come sia più opportuno parlare di “dissuasione”. La differenza è sottile ma importante perchè definisce gli obiettivi da raggiungere nelle scelte organizzative e in particolare di quelle in ambito IT. Continue reading “231, prevenzione e dissuasione, controlli IT e GDPR”

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OdV231 e trattamento dei dati personali

Giusto per partire dalla notte dei tempi, vediamo prima di tutto cos’è e come funziona un modello organizzativo 231.

Il d.lgs. 231/01 in poche parole

Il d.lgs. 231/01 stabilisce che per non essere imputata per reati di vario tipo (cosiddetti “reati-presupposto”), un’ente debba dotarsi di un modello organizzativo che, se è fatto e applicato bene, consente di dimostrare che l’illecito commesso dal dipendente apicale “soddisfaceva” l’interesse privato di quest’ultimo e non quello dell’azienda.

A questo proposito si parla comunemente di “prevenzione” (anche perchè questo dice il testo normativo) quando nei fatti sarebbe più opportuno parlare di “dissuasione”. Dal punto di vista dell’ente infatti, ciò che interessa è non subire le conseguenze del fatto reato del dipendente, e dunque l’obiettivo di un modello organizzativo dovrebbe essere quello di fare in modo che se qualcuno vuole fare qualcosa di male, ciò accada al di fuori del perimentro (anche metaforico) di controllo dell’ente stesso. Continue reading “OdV231 e trattamento dei dati personali”

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Protecting Personal Information. Una recensione su ZD – Zeitschrift für Datenschutz

Questa è la traduzione italiana della  recensione di Protecting Personal Information pubblicata dalla rivista giuridica tedesca ZD – Zeitschrift für Datenschutz

Andrea Monti/Raymond Wacks, Protecting Personal Information, Oxford (Hart Publishing) 2019, ISBN 978-1-5099-2485-1, € 60,88

Chiunque voglia trattare i concetti di “protezione dei dati” e “privacy” su entrambe le sponde dell’Atlantico sulla base delle fonti dovrebbe leggere l’astuta analisi di Andrea Monti e Raymond Wacks. Monti è professore a contratto presso l’Università di Chieti/Italia e avvocato italiano, Wacks è professore emerito presso l’Università di Hong Kong – un insolito team di autori. Entrambi sono professionisti affermati in questo campo e si occupano dell’argomento da molti anni. Continue reading “Protecting Personal Information. Una recensione su ZD – Zeitschrift für Datenschutz”

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Dieci cose prodotte dal GDPR

… ma si accettano suggerimenti per allungare la lista:

1 – Entropia a livelli da far impallidire quella dell’Universo. Lo sciame di cavallette spregiudicate che ha aggredito il mondo delle imprese e delle amministrazioni, composto da soggetti i cui CV (quando sono disponibili, e quando sono veri) parlano da soli, ha prodotto carta, carta, carta e tanti “pauerpoint”.

2 – “Professionisti Professionali”. DPO “un tanto al chilo”, consulenti che “bisogna proteggersi dalla SQL injection” di fronte a un programma in COBOL che gira su UNIX, Modelli organizzativi a mille Euro l’anno, compresa “assistenza”. Continue reading “Dieci cose prodotte dal GDPR”

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Dopo la giustizia, i social network privatizzano l’ordine pubblico e la politica?

Secondo La Repubblica, Facebook e Twitter hanno chiuso degli account riferibili a persone collegate al governo cinese e utilizzati come anti propaganda sulle manifestazioni di Hong Kong. La decisione è arrivata a seguito di non meglio specificate “indagini”, all’esito delle quali le due aziende hanno ritenuto – di fatto – di intervenire direttamente e a gamba tesa in una questione di politica interna di uno Stato sovrano, stabilendo un pericoloso precedente. Continue reading “Dopo la giustizia, i social network privatizzano l’ordine pubblico e la politica?”

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Chi non ha nulla da nascondere…

Questo è un estratto da Codici nascosti, un ebook che ho scritto per aggiornare l’ormai datato Segreti, spie, codici cifrati, pubblicato nel 2000.

5. Chi non ha nulla da nascondere …

… non ha nulla da temere sembra dicesse Hitler esprimendo un concetto recentemente sdoganato in Italia da necessità politiche contingenti in materia di intercettazioni. Ma, sosteneva ben prima di lui il cardinale Richielieu: datemi sei righe vergate dal più probo fra gli uomini, e ci troverò abbastanza per mandarlo alla forca. Continue reading “Chi non ha nulla da nascondere…”

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Le Sezioni Unite equiparano discutibilmente dati personali e tutela della riservatezza e limitano il diritto al Storia

Con la sentenza n. 22 luglio 2019, n.19681 le Sezioni Unite della Corte di cassazione si sono pronunciate sul rapporto fra diritto di cronaca e “diritto all’oblio” riqualificando il tema della decisione piuttosto come “diritto alla Storia” e non “ad essere informati” e decidendo che il “diritto alla Storia” gode di una tutela attenuata rispetto alla riservatezza individuale.

E’ una sentenza che suscita molta perplessità per la  visione “ideologica” della riservatezza della quale è portatrice. Se infatti, da un lato, è certamente positivo il fatto che la Corte abbia riconosciuto l’impossibilità di avere una regola generale e che, pertanto, spetta al giudicante effettuare caso per caso la valutazione sul bilanciamento degli interessi contrapposti, dall’altro ci sono alcuni passaggi della decisione che lasciano perplessi. Continue reading “Le Sezioni Unite equiparano discutibilmente dati personali e tutela della riservatezza e limitano il diritto al Storia”

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Valutare la robustezza di una difesa perimetrale

Questo video mostra il diverso potere penetrante di calibri di vario tipo e fornisce un suggerimento utile a chi si occupa (o dichiara di occuparsi) di sicurezza IT: quando si progetta una difesa perimetrale ci si dovrebbe preoccupare del potere di penetrazione dell’attacco.

Continue reading “Valutare la robustezza di una difesa perimetrale”

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La responsabilità dei Garanti dei dati personali per le “promesse di sanzione”

Non capisco questa moda di alcuni  garanti dei dati personali stranieri di “annunciare le sanzioni” invece di applicarle e poi diffondere la notizia.

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L’ipocrisia del “coccolare il cliente” o l’interessato

Un altro luogo comune oramai ubiquo è quello per il quale il “cliente – o, per quanto riguarda il GDPR, l’interessato – va coccolato”. Il risultato è che la narrativa della comunicazione d’impresa gronda di tanto zucchero e miele da provocare una crisi iperglicemica alla sola vista di un manifesto o di uno film pubblicitario. Alla prova dei fatti, però, l’utente si trova di fronte a una pianta carnivora: bellissima all’esterno – per attirare le vittime – e micidiale all’interno.

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Il caso Zeiss. Parlare con “il popolo della rete” è una strategia di marketing ancora efficace?

Il caso Zeiss è l’occasione per analizzare uno dei luoghi comuni più radicati nel mondo del digital marketing: quello secondo il quale una strategia di comunicazione efficace deve “ascoltare le reazioni del “popolo della rete”.

In teoria, il concetto non è sbagliato: tenere sotto controllo il “sentiment” degli utenti è un modo per capire – e gestire – il gradimento di un prodotto o di un servizio. Nella pratica, tuttavia, questo si traduce nel dover inseguire le reazioni di chiunque urla abbastanza da farsi sentire, anche se non ha mai acquistato – e mai acquisterà – un determinato prodotto. C’è dunque da chiedersi se abbia (ancora) senso investire tempo, risorse e soldi nell’interazione con una massa indifferenziata di soggetti, piuttosto che concentrarsi sulla cura del cliente. Continue reading “Il caso Zeiss. Parlare con “il popolo della rete” è una strategia di marketing ancora efficace?”

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Il caso Netflix-NeonGenesis Evangelion – Diritto morale d’autore e limiti all’adattamento dei dialoghi

Il caso, apparentemente marginale, della rimozione da Netflix Italia del malriuscito adattamento dei dei dialoghi di NeonGenesis Evangelion pone, in realtà, un serio problema di diritto morale d’autore: quello della mutilazione dell’opera.

Il fatto: Netflix commissiona la riscrittura dei dialoghi della versione italiana di una famosissima serie di animazione giapponese: NeonGenesis Evangelion. Il dialoghista – questa è la figura professionale che svolge questo compito – produce un risultato così scadente – nella percezione degli spettatori – che Netflix sospende la pubblicazione della serie in attesa di riparare al danno. Continue reading “Il caso Netflix-NeonGenesis Evangelion – Diritto morale d’autore e limiti all’adattamento dei dialoghi”

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De (GDPR) minimis non curat praetor ovvero: non tutte le violazioni del GDPR sono sanzionabili

Sulla base del fatto che violazioni minori non sono coperte dalla legislazione sulla protezione dei dati,  la decisione 4 U 760/19 dell’Oberlandesgericht di Dresda ha respinto un’azione risarcitoria in materia di protezione dei dati intentata contro una piattaforma di condivisione di contenuti, accusata dall’attore di aver provocato “angoscia” consentendo la pubblicazione di un video.

Questa applicazione contemporanea nell’ambito GDPR del vecchio adagio del diritto romano “de minimis non curat praetor” è molto importante, in quanto ha un forte “potere di arresto” contro la miriade di pretese basate su presunte “sofferenze insopportabili” e “lesioni della reputazione” che in realtà risolvono in nessun danno.

Inoltre, il principio di diritto espresso in questa decisione mette in discussione la possibilità, per un’Autorità garante dei dati personali, di sanzionare un titolare del trattamento se la violazione del GDPR non causa alcun danno effettivo. Continue reading “De (GDPR) minimis non curat praetor ovvero: non tutte le violazioni del GDPR sono sanzionabili”

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La pericolosa finzione del “dominio cibernetico” e la tragica realtà della III guerra mondiale

Cybersicurezza, dominio cibernetico, information warfare… chiamate come vi pare l’uso bellico delle tecnologie dell’informazione, ma il fatto rimane: la tranquillizante assenza di cadaveri e scene di distruzione del “ciberspazio” consente di compiere atti di guerra verso Paesi sovrani senza doversi preoccupare di qui rompiscatole dei giornalisti che documentano massacri e “errori di traiettoria”, o della “propaganda nemica” che mostra le atrocità del conflitto. Continue reading “La pericolosa finzione del “dominio cibernetico” e la tragica realtà della III guerra mondiale”

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Le parole sono importanti

Le parole sono importanti, e non si tratta solo di Filosofia.

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Perchè non possiamo più comprare prodotti made by USA (e perchè l’Europa dovrebbe resuscitare l’Olivetti)

Il contrasto fra USA e Huawei ha conseguenze che vanno ben oltre la querelle sino-americana.

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Prevenzione e repressione dei reati informatici contro la UE: il problema è chiaro, la soluzione un po’ meno

Il 17 maggio 2019 il Consiglio dell’Unione Europea ha stabilito un “quadro” – così si legge nella traduzione italiana del comunicato – che

consente all’UE di imporre misure restrittive mirate volte a scoraggiare e contrastare gli attacchi informatici che costituiscono una minaccia esternaper l’UE o i suoi Stati membri, compresi gli attacchi informatici nei confronti di Stati terzi o organizzazioni internazionali qualora le misure restrittive siano ritenute necessarie per conseguire gli obiettivi della politica estera e di sicurezza comune (PESC).

In pratica, questo si traduce in una serie di sanzioni – incluso il divieto di ingresso nella UE – da applicare a chi attacca da altri Paesi le risorse informatiche localizzate nell’Unione. Continue reading “Prevenzione e repressione dei reati informatici contro la UE: il problema è chiaro, la soluzione un po’ meno”

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Tassonomia dell’hypocritical correct

Piccolo elenco delle ipocrisie che circolano a vario livello spacciate come “difesa dei diritti umani”:

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Apple, il riconoscimento facciale e il diritto di difesa (extra: qualche spunto sul GDPR)

La notizia sta prendendo slancio: Osumane Bah, studente accusato di furti ripetuti in Apple store situati in diverse città degli Stati Uniti, ha intentato una causa contro l’azienda di Cupertino per ottenere un risarcimento di un miliardo di dollari per essere stato erroneamente identificato da Apple come l’autore di questi crimini. La prova decisiva che porta al suo coinvolgimento nelle indagini, questa è la base dell’azione di Bah, è che è stato erroneamente identificato da un sistema di riconoscimento facciale gestito da Apple o da una società di sicurezza assunta per fare questo lavoro. Continue reading “Apple, il riconoscimento facciale e il diritto di difesa (extra: qualche spunto sul GDPR)”

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Fotografare operatori di polizia durante gli interventi

La possibilità di fotografare persone in luoghi pubblici è uno degli argomenti più caratterizzati dalle opinioni personali piuttosto che da una precisa conoscenza di normativa e giurisprudenza. Dunque, si leggono opinioni (anche autorevoli) secondo le quali sarebbe vietato in senso assoluto fotografare o videoriprendere in luoghi pubblici perchè sarebbe “contro la privacy”. Continue reading “Fotografare operatori di polizia durante gli interventi”

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