Verso un “giro di vite” contro la libertà della Rete

Interlex n.145

di Andrea Monti

L’indecente orgia mediatica sui “giri” di soggetti coinvolti nella diffusione di materiale osceno, che ha sfruttato le vittime di crimini atroci per volgari scopi di personalismi e di audience, ha fornito l’occasione ai “soliti noti” per tornare ad invocare pene esemplari, torture e linciaggi, che mettono chi li propone allo stesso livello di chi commette queste azioni infami. Oltre a chiedere a gran voce maggiori controlli e censure, in questo favoriti dalla viltà dei politici che si sbracciano davanti alle telecamere giurando e spergiurando che faranno di tutto per individuare i “varchi non presidiati” della rete, per non perdere una manciata di voti.

Del clamore ipocrita suscitato da un problema – quello dei terribili abusi nei confronti dei minori – tanto grave quanto trascurato (sono almeno trent’anni che gli snuff movie girano per tutto il mondo senza che praticamente nessuno se ne sia fatto carico) e delle conseguenze per tutta la collettività si occupa l’articolo di Giancarlo Livraghi. Ma non bisogna sottovalutare le reazioni del Parlamento e delle compagnie di telecomunicazioni, che sull’onda della “caccia alle streghe” stanno progettando un pesantissimo “giro di vite” contro l’esercizio dei diritti civili e la libertà di pensiero, oltre a criminalizzare irresponsabilmente una tecnologia – l’internet – che ci si ostina a considerare come “strumento del diavolo”.

E’ recentissima la notizia secondo la quale qualche parlamentare ha proposto di autorizzare le forze dell’ordine a creare e “bombardare” di virus informatici i siti pedofili all’estero allo scopo di distruggerli.
Inserire una scriminante analoga all’uso legittimo delle armi nel codice penale – perché di questo si tratta – per consentire alle forze dell’ordine di compiere atti di sabotaggio a danno di provider stranieri (in molti casi non responsabili per i contenuti veicolati dai loro server) è semplicemente un’idea cretina oltre che giuridicamente inaccettabile e tecnicamente priva di senso. Che legittimerebbe – nei fatti – una vera e propria “guerra santa” di Stato, così giustificando azioni terroristiche a danno di altri paesi (amici o alleati). Ma forse i concetti di “sovranità”, di “nazione” e di “inviolabilità dei confini” non rientrano nel bagaglio di queste persone.

Non è estranea a questo approccio (attaccare sistemi e reti per annichilire i “mostri”) l’isterica campagna di Telefono Arcobaleno, già stigmatizzata su queste pagine (vedi Hacker contro pedofili: crociata o istigazione a delinquere?). Campagna nella quale si dichiarava di reclutare sedicenti hacker (absit iniuria verbis) per sconfiggere il Male. Stranamente, in questo caso nessuna Procura della Repubblica ha mai pensato di aprire un procedimento penale per istigazione (e associazione) a delinquere, o accesso abusivo a sistemi telematici a carico di queste persone.

Nonostante tutto, riusciamo ancora a scandalizzarci – RAI NEWS24 del 4 ottobre 2000 – del fatto che in Cina il governo abbia (da tempo) varato un programma di controllo su ampia scala sul modo in cui aziende e cittadini utilizzano la rete, per scongiurare la diffusione di opinioni eterodosse.

Come dire, la censura è una brutta cosa, ma solo a casa altrui.

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