Un articolo de Il Fatto Quotidiano a firma di Marta Maggiore, denuncia mali e pericoli dell’uso di software proprietario nella pubblica amministrazione.
La notizia è vecchia perché il tema è in discussione da almeno diciotto anni, da quando nel 1999 ALCEI pubblicò il documento “E’ compito delle istituzioni liberarci dalla schiavitù elettronica“, nel disinteresse di politici, istituzioni e “opinionisti”.
L’articolo del Fatto Quotidiano dimostra quanto l’arretratezza culturale del sistema informazione abbia contribuito a rallentare l’evoluzione tecnologica dell’Italia. Se nel 1999, quando si cominciò a parlare di software libero nella pubblica amministrazione, i mezzi di informazione avessero condotto una campagna a sostegno di questa opzione tecnologica e culturale, oggi il nostro Paese sarebbe totalmente diverso: tecnologicamente indipendente, informaticamente evoluto e protagonista nel settore dei servizi ICT.
E’ vero, la storia non si fa con i “se” e con i “ma”, per cui tocca rassegnarsi a prendere atto della situazione attuale, e del fatto che nessuno dei “giornalisti d’assalto” chiederà il conto di questa condizione ai tanti “potenti” che si sono alternati al comando di AIPA, CNIPA, DigitPA, AGID e via discorrendo.
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