Le conseguenze dell’etichetta “Fake News” di Google per i professionisti dell’informazione

Google, scrive Repubblica.it, annuncia un sistema di etichettatura che consente di “qualificare” i contenuti come “verificati”. Si tratta, secondo l’articolo, di

uno strumento per fare ordine tra i tanti, troppi link che ogni giorno ci informano e ci confondono. Un esperimento che Repubblica ha abbracciato per sgomberare il campo dalle nuvole della ”misinformation”. Così, passo dopo passo, è possibile ”verificare” le quattro bugie sulla morte ”insabbiata” di Giulio Regeni in Egitto: è il fact checking alla base dell’inchiesta di Carlo Bonini e Giuliano Foschini che – assieme al Checkpoint di RepubblicaTv – è parte di un progetto più ampio illustrato oggi sul quotidiano con Super8.

Chissà se grazie a questo esperimento verranno cancellati (o almeno corretti) gli articoli che in queste ultime settimane ho analizzato e dei quali ho evidenziato imprecisioni, errori e – appunto – mancata verifica delle fonti. Sarebbe un interessante esercizio di autocritica da parte dei professionisti dell’informazione, ma penso che ben difficilmente qualcuno di costoro ammetterà in pubblico di avere  sbagliato. Mentre lo stesso “qualcuno” continuerà come prima a realizzare “news” con lo stesso, superficiale approccio.

Avete presente la storia della trave e della pagliuzza?

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