“Colpa dell’algoritmo” e “Riflessi migliori con la musica”. Da Repubblica.it: rimbalzo acritico di notizie

Sono consapevole di essere diventato monotono nell’evidenziare imprecisioni e superficialità dei professionisti dell’informazione, ma non passa giorno senza che venga pubblicato qualche articolo metodologicamente scorretto o vettore di informazioni confuse, meritevole di un approfondimento.

Ancora una volta, è il turno di Repubblica.it che titola un pezzo a firma di Enrico Vitaliano “Per avere riflessi migliori basta suonare uno strumento“. La notizia è che secondo uno studio canadese, suonare uno strumento musicale migliora lo sviluppo deii riflessi.

In realtà già questa affermazione è falsa perchè leggendo lo studio originale si scopre in primo luogo che non sono state raggiunte conclusioni di qualche tipo

These results suggest 1 for the first time

e in secondo luogo che i “risultati” (se possiamo chiamarli così) sono privi di valore assoluto in quanto limitati alla riduzione di

  simple non-musical auditory, tactile, and multisensory reaction times.

Infine, considerato che il numero dei partecipanti è stato di 16 musicisti e 19 non musicisti è chiaro a (quasi) tutti che questo studio no ha alcun valore: del resto, come detto, gli stessi autori usano il termine “suggest” e non qualcosa come “demonstrates” or “shows”.

Nel merito, poi, la notizia non è gran cosa. Intuitivamente si capisce – perlomeno lo capisce chi suona uno strumento musicale – che la gestione dei riflessi è fondamentale per eseguire correttamente un pezzo. Soltanto la perfetta coordinazione fra occhio (lettura dello spartito), dita (pressione dei tasti o movimento dell’archetto) e orecchio (ascolto del risultato e correzione in caso di errori) consente di produrre una sequenza di note. In più, va considerato che automatizzare l’esecuzione di un gesto implica decine di migliaia di ripetizioni intense (tante volte) e frequenti (tanto spesso) nel corso del tempo. E’ chiaro quindi che, visti i ritmi di studio di un musicista classico, “maneggiare” lo strumento tante ore al giorno per lunghi anni consente di sviluppare ottimi riflessi nell’utilizzo delle dita.

Ma, attenzione, ottimi riflessi nell’esecuzione di un gesto non significa ottimi riflessi in tutti i gesti: il riflesso, infatti, consiste nella capacità di attivare rapidamente una serie di muscoli per compiere un gesto specifico. Ciò significa che se “automatizzo” – per esempio – lo “slipping” su un gancio, non necessariamente avrò un riflesso veloce – diciamo – su un “affondo” di sciabola. Avere riflessi senza applicarli a un movimento coordinato equivale a ad avere delle convulsioni.

p.s. Avrei voluto analizzare anche l’articolo con il quale si incolpa un algoritmo degli errori nella gestione delle tariffe dei biglietti di Trenitalia, ma il post si sarebbe allungato troppo. Ne scriverò domani.

 

  1. Enfasi aggiunta

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