Bufale online. Dai professionisti dell’informazione un altro articolo metodologicamente scorretto

L’analisi empirica sul “rigore” dei media professionali riguarda oggi un articolo pubblicato da Repubblica.it, firmato da Rosita Rijtano e intitolato Troppe truffe online, così gli italiani perdono fiducia nella Rete
A differenza di quello sul caso emissioni FCA che ha richiesto un commento più articolato, questo articolo è molto più semplice da valutare.

Vengono riportati i risultati di uno studio qualititativo basato su 2.500 persone che conclude(rebbe) che è in aumento la percentuale degli italiani sfiduciati e impauriti dall’e-commerce. Anche senza essere esperti in statistica, è facile rendersi conto che le opinioni – e sottolineo le opinioni – di 2.500 persone rispetto ai milioni e milioni di transazione di e-commerce che vanno a buon fine sono semplicemente irrilevanti. In sintesi, dunque, le conclusioni dell’articolo sono prive di fondamento scientifico.

Se vogliamo entrare piu’ nel tecnico, allora possiamo rilevare come il campione utilizzato (peraltro, non da ricercatori universitari, ma da un’agenzia di pubblicità)  non sia statisticamente neutro e che i risultati sono stati ottenuti – come si legge nell’articolo – dal “monitoraggio” di Facebook, blog, forum e community. In altri termini: invece di predisporre un questionario per interviste dirette strutturato secondo rigorosi criteri, questa ricerca si è limitata a consultare un po’ di contenuti online e ad organizzarli secondo un personalissimo criterio. Se la vogliamo dire in modo ancora diverso, questi risultati, parziali e non significativi, sono il frutto delle opinioni e convinzioni personali di chi ha eseguito lo studio, infarinati di un po’ di matematica.

Non è grave che un’agenzia di comunicazione si voglia fare pubblicità con un sistema del genere, ma è sicuramente preoccupante che un giornalista professionista non abbia la capacità di individuare fallacie ed errori concettuali quando scrive un articolo.

 

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