Caso Stasi e test DNA su oggetti abbandonati. Quarto Grado e il Garante dei dati personali dicono una cosa (quantomeno) imprecisa

Un’altra puntata nel mondo dell’informazione professionale e delle informazioni mal trasmesse, gestite dallo stesso mondo che se la prende con i “dilettanti dell’informazione. Questa volta, lo spunto di riflessione è fornito da una puntata della trasmissione Quarto Grado che si è occupata del tentativo della difesa di Alberto Stasi di far riaprire le indagini sull’omicidio di Chiara Poggi per il quale Stasi è stato condannato.

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Ambiguità semantiche, finalità dei trattamenti e limiti operativi della digital evidence

La previsione normativa che limita all’identificazione dei potenziali autori di delitti la finalità dell’uso della Banca dati nazionale del DNA stabilisce, nella sua laconicità, un limite estremamente chiaro che impedisce, in assenza di uno specifico atto normativo, di estendere le analisi che si possono compiere sui reperti/campioni biologici e l’utilizzo dei profili estratti anche ad ambiti ulteriori come la ricerca scientifica o le analisi familiari. Nello stesso tempo, tuttavia, la scelta politica di conservare i campioni/reperti insieme ai profili genetici (invece di limitare al conservazione ai soli secondi) apre scenari preoccupanti in rapporto al bilanciamento fra l’interesse pubblico all’individuazione dei colpevoli e la tutela dei diritti costituzionalmente garantiti alla persona di Andrea Monti – in in Banca dati del DNA e accertamento penale (a cura di L. Luparia – L. Marafioti), 2010 Giuffre? Continue readingAmbiguità semantiche, finalità dei trattamenti e limiti operativi della digital evidence

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